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Mickey 17: Ripartire dagli scarti

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Mickey 17 è un clone sfortunato, sfruttato e impacciato. Ma è proprio questa sua ennesima ristampa a essere la più umana.

Edge of Tomorrow è un film che apprezzo molto, per quanto non sia proprio sto grande successo in termini di critica. Ho sempre trovato interessante il concetto della morte e del relativo ritorno, la possibilità di utilizzare le esperienze letali come “arma” per andare avanti. È una grande metafora del fallimento come scalino per il successo realizzata con connotazione fantascientifica e, nel bene o nel male, Tom Cruise alla fine ti lascia un messaggio di crescita personale e si becca anche l’amore come ciliegina sulla torta, diventando un eroe fatto e finito.

Mickey 17 prende questo concetto della morte e della rinascita e lo mette in un riciclatore retro sci-fi per creare la storia di una persona designata come elemento sacrificabile (letteramente "Expendable" nel film) che non fa altro che morire per diversi scopi. Una volta trapassato però, Mickey ritorna in una nuova versione stampata da una macchina che ne mantiene i ricordi. Inutile dirvi che un'operazione del genere fa sì che la persona scelta per questo ruolo, il caro Mickey di Pattinson in questo caso, finisca in una spirale deumanizzante su più livelli, esterni e interni.

Bong Joon-Ho punta tutto sul punto di vista di Mickey, tanto da renderlo la voce narrante per la maggior parte del tempo. Il mondo che ne esce fuori dalle sue discrezioni è una versione futuristica delle nostre magagne più concrete e attuali, specie dello scenario americano, dove lo Spazio diventa una frontiera per far crescere, prosperare e marcire tutte quelle che cose che fanno schifo della nostra razza. L'ironia dell'operazione su cui si regge Mickey 17 è proprio che lui, l'umano meno umano e composto da letteralmente feci, sia l'unico ad aver conservato l'umanità più lampante e a fare da collante per tutti gli altri personaggi che in un modo o nell'altro l'hanno soppressa per dovere o necessità. Attira anche chi ha più umanità di noi, come una razza aliena che è la classica rappresentazione del popolo che finisce per essere oggetto del nostro colonialismo (gettonatissimo con Trump).

L'elemento parodistico e caricaturale dell'occidente conosciuto si scontra con i grotteschi trattamenti per Mickey che diventa il marciume manifesto di ciò che si nasconde dietro la patina d'oro del politico al comando della spedizione verso il pianeta di Niflheim. Interpretato da un Mark Ruffalo che non ha avuto carenza d'ispirazioni per la parte, questa figura ha tutto ciò che contraddistingue i grandi leader dell'America più estremista : l'amore per le telecamere, la propria voce e l'inadeguatezza celata dalla pomposità. Proprio per i contrasti tra il suo regno e il piccolo microcosmo di Mickey si può dire che la pellicola abbia una vena umoristica marcata, fa sbellicare dalle risate pur parlando di una sofferenza esistenziale e collettiva.

Ciò che fa ridere è il cozzare di numerose storture che portano quasi tutti i protagonisti a voler lasciare la terra. Ad esempio, andarsene via da chi vuole riscuotere un debito o fuggire da un elettorato che non ha capito la grandezza della razza pura oppure riuscire a testare in santa pace i limiti della scienza, senza pensare a sciocchezze come l'etica. Alla fin fine però tali contraddizioni si ripercuotono sul nostro Mickey 17, che per coincidenze del destino finisce per coesistere con il suo successo Mickey 18, l'esatto opposto del carattere della diciassettesima ristampa e versione manifesta della sua rabbia contro ciò che lo circonda e i principali fautori delle sue disgrazie.

In questo continuo tira e molla, con situazioni al limite dell'assurdo e della decenza, Mickey 17 è un grande racconto sul darsi una possibilità nell'ora più buia. La fantascienza diventa un contorno limitato e chiuso, un mezzo per trovare i pretesti e mettere insieme tutta una serie di persone che non dovrebbero stare vicine. Pattinson interpreta un Mickey  (anzi, due) eccezionale, in grado di fare da catalizzatore e distruttore allo stesso tempo, diventando un po' il campione umano nella sua semplice imperfezione e goffaggine.

 

 

È un film che senza dubbio parla un po' a tutti noi e a nessuno che non voglia prestargli orecchio, per quanto sia poi il soggetto che denuncia. Non è forse a forza di non prestare orecchi che siamo arrivati al punto di oggi? Non è evitando di ascoltare le voci dei “Sacrificabili” che in un modo o nell'altro ci stiamo dirigendo proprio sul pianeta Niflheim immaginato da Ruffalo? Se Trump ha dichiarato di voler mettere la bandiera su Marte, posso solo che sperare che ci sia un Mickey a ricordarci l'umanità nella sua futura spedizione.

 

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