Last Man - Dall'ultimo numero all'intera serie
In occasione dell'uscita del numero 9 di Last Man, cogliamo l'occasione di una recensione per parlarvi di tutta la serie.
State cercando un meraviglioso fumetto con ambientazione fantasy medievale? Avete solo voglia di un po’ di tavole dove si menano mazzate come se non ci fosse un domani? Vi piacciono le megametropoli futuristiche piene di loghi di corporation cattive? Se le risposte a queste domande sono tutte affermative o se siete anche solo lontanamente appassionati di fumetti, la risposta alle vostre domande è nelle righe che seguono.
Parlare di Last Man non è facile, per tanti motivi: perché il materiale di partenza è talmente vasto da lasciare spiazzati di fronte alla volontà di scrivere una recensione, perché i riferimenti e le citazioni abbondano e soprattutto perché le aspettative che personalmente ripongo in ogni nuovo numero fanno di me una vera e propria groupie.
Preferisco quindi affrontare l’argomento partendo dal trio di autori che, da cinque anni, scrivono Last man: Yves Bigerel, in arte Balak, Michaël Sanlaville e Bastien Vives escono nel 2013 con il primo volume di questa storia ma tutti e tre, nonostante la giovane età, hanno già un passato da autori navigati.
In particolare, Balak e Sanlaville si sono formati nel settore dell’animazione come illustratori e storyboard artist, mentre Vivès ha all’attivo diversi graphic novel come autore completo – molti dei quali sono balzati in testa alla classifiche di vendita francesi, diventando degli instant classic (se vi capita, recuperate Il gusto del cloro e Polina, tanto per farvi un’idea di questo giovane talento). La loro esperienza, tra Marvel, studi d’animazione d’oltralpe, fumetti digitali e innovazione nel settore, si riversa e si avverte su ogni pagina della loro comune opera.
Tornando all’oggetto di questo articolo, il primo numero di Last Man si apre il giorno d’inizio di un torneo di arti marziali in un paesello tipico da medioevo fantasy: dopo pochissime pagine, entra in gioco anche la magia. E fin qui siamo su un terreno conosciuto, sicuro, in cui il lettore si muove ben consapevole dei punti cardinali della storia. Anche l’apparizione di un forestiero che ignora completamente le evocazioni magiche usate nel torneo o le regole del torneo stesso, spiazzano poco, rientrano nei canoni, in fondo.
È tutto quello che accade dopo, dalla costruzione della trama ai colpi di scena, passando per quei piccoli misteri di cui gli autori puntellano il fumetto alle storie dei singoli personaggi che ti fanno rendere conto di avere tra le mani un piccolo gioiello.
Il grande successo di Last man è anche nel suo essere un calderone in cui convivono generi diversi, dalla fantascienza distopica al fantasy magico fino ancora al dramma familiare, lasciando al lettore un piacevole senso di curiosità e attesa per il prossimo colpo di scena. Dietro ogni pagina, alla fine di ogni numero o all’inizio del successivo, ci si può aspettare di tutto, perché tutto è concesso (e assolutamente plausibile, per di più) nel mondo di Adrian Velba e soci. Se a questo aggiungete un’ottima caratterizzazione dei personaggi e un’evoluzione coerente con la storia dei loro caratteri e degli accadimenti che li circondano, avrete un quadro ancora più completo. La ciliegina sulla torta sono, infine, i disegni: bastano poche linee accennate a rendere perfettamente i movimenti delle evocazioni, la velocità delle motociclette e delle astronavi (sì, ci sono anche quelle) o la violenza dei colpi.
Il passato da storyboard artist dei trio di autori si nota nei passaggi tra una vignetta e l’altra, con il dinamismo proprio del cinema che si fa carta tra le pagine di Last Man. Un piacere per gli occhi, insomma.
Nel frattempo, in edicola e in fumetteria, è uscito il numero 9, il terzo della seconda stagione. Come al solito, il trio di autori francesi riesce da un lato a riannodare i fili della storia esattamente da dove l’aveva interrotta e dall’altro mette sul fuoco altra carne – alcune delle rivelazioni contenute nel volume vi faranno sgranare gli occhi dalla sorpresa – mentre vi chiederete come sia possibile espandere ancora l’universo in cui convivono la pacifica Valle e la caotica Paxtown senza far perdere al lettore un briciolo di attenzione. Senza farvi alcuno spoiler, vi segnalo che questo volume provoca dolore e piacere in quantità equivalenti e curiosità a livelli da overdose. Aver letto questo numero mi ha messo di nuovo nella condizione di spasmodica attesa del prossimo, insomma. Saranno tre mesi molto lunghi.
Anche questo numero vede le sue principali ispirazioni nei manga: le espressioni e i tempi comici ma anche le distorsioni dei volti non sono distanti da Naruto o Dragon Ball o ancora Ken il guerriero, giusto per citare i più noti. È come se Balak, Sanlaville e Vivés avessero divorato numeri su numeri dei loro fumetti preferiti, dei maggiori autori europei, americani o orientali, facendoli poi propri, metabolizzandoli, imparando le loro lezioni e restituendoli al pubblico senza mai essere banali. Anzi, l’originalità con cui vengono trattati i temi – al di là del mix di generi – è un altro cavallo di battaglia di quest’opera. Diventa quindi normale trovare contrabbandieri spaziali che diventano rivoluzionari per necessità o formose starlette che si buttano in politica con onestà e integrità non comuni o ancora giovani guerrieri disincantati che si trasformano in rudi minatori pur di sopravvivere. E tutto è coerente, tutto ha il suo perché, tutto converge verso lo snodo focale della storia, la tanto agognata continuity che tiene il lettore col fiato sospeso e la voglia di leggerne ancora.
In fondo a ogni numero, come se non bastasse, il lettore troverà una divertente appendice, divisa in sezioni: il diario di bordo, strisce umoristiche basate sulle avventure lavorative di Balak, Sanlaville e Vivès (in cui gli autori si prendono in giro sulle reciproche debolezze), qualche omaggio alla storia da parte grandi autori del fumetto (ad es. Inès Maoui, Boris Guilloteau o Marc Manier), chiamata la Fan art degli ospiti di prestigio, e pure una buona dose di adesivi che puntualmente – per quanto mi riguarda – mettono a confronto il collezionista che non le toccherebbe mai e il bambino che ha voglia di appicicarle ovunque.
E se proprio il fumetto non è un linguaggio a voi consono (com’è possibile, mi chiedo io!), sappiate, infine, che Last Man ha generato un universo espanso fatto di una serie di cartoni animati – per ora ancora inedita in Italia – frutto di una campagna di crowfunding lanciata l’anno scorso e addirittura di un videogioco per Pc e console, Last Fight, in cui potrete vestire sia i panni di un personaggio tratto dal fumetto (come Richard Aldana) che di altri non – ancora! – presenti sulla serie regolare.
Cosa si fa nel gioco? Si menano mazzate agli avversari, che domande!