La fine di Street Fighter V tra passato e futuro della serie
Street Fighter V pareancora stia giungendo al termine del suo ciclo vitale, dopo 5 anni, ma è difficile parlare con chiarezza del picchiaduro Capcom.
Street Fighter V sembra star giungendo al termine del suo ciclo vitale dopo ben 5 lunghi anni, ma nonostante ciò è difficile parlare con chiarezza dell’ultimo picchiaduro sviluppato in casa Capcom.
SFV ne ha passate tante, e grazie ai suoi continui aggiornamenti e personaggi aggiuntivi è cambiato molto, e infatti nel 2021 vanta una mole contenutistica incredibilmente soddisfacente. Tuttavia, il lottatore di strada non riesce a scrollarsi di dosso quell’aura di negatività che al lancio l’ha caratterizzato.
Facciamo un piccolo excursus sul passato della serie, prima di parlare del quinto capitolo di una delle più importanti saghe picchiaduro della storia.
Street Fighter non è nuovo a essere titolo di videogiochi mediocri, e l’esempio di spicco è proprio il primissimo capitolo della serie che è ben più che dimenticabile, seppur facendo parte di un’altra epoca del videogame.
Il secondo colpo non andato a segno di Ryu è Street Fighter EX, primo ultimo gioco della serie a disporre di un gameplay in 3 dimensioni rispetto al classico 2D. EX si presenta persino con una grafica fatta a poligoni, invece che dagli ottimi pixel che fino a l’anno precedente la saga Alpha aveva regalato. Insomma questo Street Fighter EX è quasi un approccio a come sarebbe la saga se fosse Tekken, ma i due franchise sono molto diversi, e per una serie di tanti motivi, e quindi quella parentesi del picchiaduro Capcom è diventata più che dimenticabile.
Nonostante ciò, al lancio il nuovo Street Fighter conquistò la critica, e infatti ne vennero rilasciati persino due sequel. Che il gioco è stato dimenticato non è una mia opinione, poiché le ultime versioni (e neanche solo le ultime) di Street Fighter II e (soprattutto) Street Fighter III dispongono ancora di una community viva e anche di una scena competitiva, e sono usciti qualche anno prima della lotta in 3D.
Ok, ok, la smetto di divagare e comincio a parlare di Street Fighter V.
Nel 2016, dopo un più che soddisfacente Street Fighter IV e le sue 4 riedizioni speciali, arriva sul mercato Street Fighter V, nel pieno della crisi di Capcom.
O almeno quello che avrebbe dovuto essere Street Fighter V, poiché chi ha comprato il videogioco nel primo anno di vita (come me) è rimasto ben più che deluso. Il gioco, o almeno il gameplay non era affatto brutto, c’è questa meccanica chiamata V-Skill che è una sorta di abilità speciale utilizzabile senza indicatore e il V-Trigger, una specie di ‘’trasformazione’’ che modifica il lottatore in diversi modi, come potenziargli le mosse speciali o renderlo più forte. Due meccaniche molto semplici ma che comunque danno molta profondità al gioco, specie se affiancate al buon gameplay che Street Fighter V aveva. Ma quindi, questo problema, dove sta? Ovunque.
Il principale difetto del picchiaduro nel 2016 era la sua totale mancanza di contenuti. Non c’era un Arcade da completare con ogni personaggio, dove affrontare il boss e poi sbloccare un finale, bensì delle orribili storie d’introduzione ai vari membri del roster, dove i combattimenti con una difficoltà assolutamente inesistente erano affiancati a dei disegni neanche troppo gradevoli. E la durata complessiva di tutte queste storielle era di appena 20 minuti.
Il roster era composto da 16 lottatori, che non è un basso numero per un picchiaduro, ma il problema stava nella profondità di questo cast, e non era molta. Pochi personaggi erano realmente divertenti, mentre altri, come Necalli o F.A.N.G. erano ripetitivi o perfino noiosi. E ripeto, non è un problema di dimensione, poiché il recente Guilty Gear Strive al lancio disponeva di 15 lottatori, ma questi sono così variegati e divertenti da non far sentire nessuna carenza.
Negli scontri 1Vs1 offline non c’era neanche la possibilità di sfidare la CPU, e neanche quella di impostare il tempo come ‘’infinito’’.
L’unica vera modalità offline era la survival mode, che è una sopravvivenza normale. Tuttavia, lo scarso roster influisce negativamente anche su questa, poiché affrontare 80 avversari (la massima difficoltà) implicasse affrontare metà del cast ben 10 volte. 10.
Ma veniamo alle cose davvero brutte: l’online. Ho appena terminato di dire che i contenuti di SFV erano miseri, poiché la priorità del gioco era sulla scena competitiva, per poi dare importanza ad altri aspetti come appunto la mole contenutistica. Allora rimane l’online, che per conseguenza, dovrebbe essere fatto in maniera formidabile. E invece no.
Giocare online era impossibile, il netcode era di quanto più indecente si possa immaginare per un AAA, e c’erano disconnessioni in continuazione, e soprattutto, nessuna penalità per disconnettersi. Nei primi tempi infatti, le posizioni più alte delle classifiche globali erano piene di giocatori che al primo allarme di sconfitta si disconnettevano, e che per questo risultavano persino imbattuti. Se i continui lag e teletrasporti non fossero abbastanza, se connessi online, c’erano continui lag persino durante l’allenamento, una modalità offline.
E come se tutto questo non fosse abbastanza, la ciliegina su questa oscena torta da parte di Capcom fu la sua comunicazione.
Ho detto più volte che il gioco non aveva molti contenuti, e andando sul sito ufficiale l’unica informazione che c’era riguardo nuovi personaggi e altro era una semplice scritta ‘’more contents coming soon’’. Sì ma cosa sono questi contenuti, e perché non posso sapere quando escono?!
L’unica certezza era ‘’compra il season pass’’ con 6 nuovi personaggi, fine. Non si sapeva nulla di questi personaggi, e non c’erano notizie sui problemi di Street Fighter V, solo un semplice pass stagionale. Insomma sembrava che il quinto capitolo della celebre saga fosse nato morto, con buona parte della fanbase che preferì ritirarsi e tornare sugli ottimi III & IV per qualche tempo.
Per vedere la risurrezione di SFV dobbiamo infatti aspettare ben 2 anni, con Street Fighter V: Arcade Edition.
Questa riedizione non solo presentava i primi due season pass inclusi, e quindi ben 12 personaggi in più, un V-Trigger aggiuntivo per ogni personaggio presente, e non una, non due, ma ben 6 modalità Arcade che rappresentavano tutti i capitoli di Street Fighter (l’Alpha incluso e non l’EX, chissà perché). E finalmente direi.
Se il primo pass ha introdotto soltanto vecchie glorie (più o meno) del brand, questo secondo accosta 5 volti nuovi a una vera leggenda: Akuma. Il demone è tornato, e con sé è tornato anche Street Fighter V.
L’online aveva ancora i suoi problemi, ma è comunque anni luce dalla prima versione. Finalmente chi non voleva giocare online, aveva tanti Arcade e quindi più finali per i suoi quasi 30 personaggi, e il secondo V-Trigger selezionabile permetteva una maggior personalizzazione dell’approccio a un lottatore.
I giocatori cominciano a tornare sul quinto capitolo attirati dalla nuova riedizione e dal terzo season pass in arrivo.
Street Fighter V è vivo ed è bello, finalmente.
Con l’arrivo della terza stagione sbarca anche una nuova meccanica, ovvero la seconda V-Skill. Abbiamo visto che nel secondo anno di vita era possibile cambiare il V-Trigger, mentre adesso è possibile selezionare anche una seconda abilità speciale, che per molti personaggi significa un cambio di direzione nell’approccio al gameplay. Ogni giocatore ora dispone di 4 possibili combinazioni per usare un personaggio, e questo permette di utilizzare tutta la fantasia che si ha per imparare nuove combo utilizzando le due ‘’V’’ intercambiabili.
Adesso, grazie alla quarta stagione di personaggi aggiuntivi, e alla quinta ancora in corso, il roster di Street Fighter dovrebbe aggirarsi intorno ai 45 personaggi, una cifra assurda se consideriamo la profondità di cui ogni personaggio. E a oggi, credo che sia proprio il cast del titolo il suo più grande pregio. La scelta dei personaggi è perfetta e mette tutti d’accordo, grazie a volti familiari, tantissimi personaggi nuovi che si sposano bene con la storia e il gameplay di Street Fighter, molti ritorni dal passato e tutti i boss finali dei precedenti capitoli. Il tutto senza gli odiosissimi ‘’personaggi ospiti’’ che il più delle volte sono solo slot sprecati (a eccezione di Akira, ma lei è molto in linea con la saga).
Ovviamente SFV non è perfetto, ha forse un roster un po’sbilanciato, ma tutto sommato e con una buona padronanza del personaggio e conoscenza di quello avversario tutti possono battere tutti. Probabilmente la curva delle combo ‘’forti’’ è troppo bassa e infatti anche nei ranghi Argento e Oro ci troviamo di fronte a combo che avrebbero bisogno di una rivisitazione (G in particolare, maledetto presidente).
Capcom ha rilasciato circa un mese fa il trailer di Luke, un nuovo e ultimo personaggio che metterà a fine al supporto al gioco durato ben 5 anni.
Adesso probabilmente andrò controcorrente, ma questo lottatore finale mi piace moltissimo. Si tratta di un combattente di arti marziali miste, con un design che ricorda tantissimo Kengan Ashura e un approccio al combattimento molto più realistico degli altri personaggi della serie, super mosse a parte. Un connubio fra Tekken e Street Fighter sembrerebbe, e da come dice Capcom, è importante per il futuro della serie.
Ora facciamo un passo indietro, e diamo uno sguardo a tutte le più iconiche saghe picchiaduro che nell’ultimo ventennio hanno avuto svariati capitoli. Prendiamo Mortal Kombat, Tekken, The King of Fighters o Soul Calibur, e vediamo come ognuno di questi, dalla prima installazione ha cambiato protagonista. La saga Namco ha i vari Mishima, quella NetherRealm ne visti vari nell’ultimo decennio, ma l’unico che non si è mai smosso dal suo ruolo di personaggio principale è Ryu. Certo nel passato Capcom ha provato a introdurre nuovi eroi, come Alex nel III o Abel nel IV, ma nessuno capace di rimpiazzare il guerriero in fascia rossa, riuscirà Luke a cambiare le cose? Io ovviamente questo non lo so.
Posso solo dirvi ciò che vorrei da Street Fighter VI dopo aver visto il suo probabile protagonista, ovvero uno Street Fighter con personaggi che utilizzano stili di combattimento reali (so che ci sono già in Street Fighter, ma troppo stilizzati), con mosse realistiche senza abbondare le onde energetiche, teletrasporti e quanto altro.
E ovviamente senza una valanga di problemi dal D1, ma confido in Capcom, che sembra essersi ripresa dalla crisi avuta fra la fine della settima e l’inizio dell’ottava generazione, e a parlare per lei, sono i vari capolavori sfornati negli ultimi anni, e Resident Evil Village in questo 2021.
Street Fighter V è stato per anni denigrato e catalogato come spazzatura, ma da vero lottatore di strada, si è rialzato e ha imparato dai suoi sbagli.
Ed è tornato a combattere.
O potrei dire è risorto come Gill. A presto!