Il wrestling è gay ma non vuole dirlo
La complessa rappresentazione dell'omosessualità nel wrestling tra parole in codice, sottintesi, non detti e scarsa accettazione
Flamboyant. Come lo tradurreste in italiano? Secondo il Garzanti: sgargiante, vistoso, riccamente decorato, fiorito, ornato, ostentato. Ma anche fiammeggiante, però fiammeggiante si riferisce a un preciso stile artistico, quello del gotico più tardo. Non ne avevo idea prima di scrivere questo articolo e l'ho scoperto perché ho controllato sulla Treccani. Ed è colpa del wrestling.
Flamboyant è uno degli svariati termini utilizzati nello strano mondo del wrestling per indicare un certo tipo di heel (gli heel sono i cattivi, gli antagonisti, per farla breve anche se ci torniamo) che si veste di solito in maniera vistosa, decorata, ostentata e fiammeggiante. Che potrebbe adattarsi a un bel po' di lottatori di wrestling dati i costumi e i modi di fare del wrestler medio. In realtà è un termine che vuole indicare un wrestler omosessuale senza però usare il termine omosessuale oppure gay.
Il wrestling, purtroppo per me che sono appassionato ma soprattutto purtroppo per le minoranze di ogni tipo, non è uno spettacolo particolarmente sensibile quando si tratta di rappresentazione di tutto ciò che non rientri nel ristrettissimo profilo di maschio etero mascolino all'eccesso. Negli ultimi anni le cose stanno migliorando, per fortuna, più però nel sottobosco indie che in quello mainstream, per sfortuna.
Sopra parlavamo di heel, il termine decisamente vintage che nel wrestling indica i lottatori "cattivi". Cattivo, per quanto aiuti a capire da che parte stia questo tipo di personaggio, non è forse la traduzione migliore per rendere in italiano le sfumature del termine heel in particolare nel contesto del wrestling: scorretto, inaffidabile, codardo, infido, sleale, giuda. Nel wrestling l'heel è tutto questo e altro, la personificazione di uno disposto a tutto pur di vincere, compreso il tirarsi indietro quando si rende conto di non essere all'altezza del suo avversario, oppure usare ogni tipo di scorrettezza e trucco possibile per portare a casa il risultato.
Uno dei primi personaggi evidentemente flamboyant apparsi nel wrestling americano è stato Gorgeous George, negli anni '40, che divenne in poco tempo la più grande star del wrestling (o addirittura della televisione secondo alcune fonti) arrivando sul ring mostrando fiero i suoi capelli cotonati e biondi, il velo di trucco intorno agli occhi, una vestaglia da far impallidire Liberace (che, forse, in realtà si ispirò a George), movenze effemminate e uno o due valletti che spruzzavano profumo sul ring per cacciar via l'odoraccio dei suoi avversari.
E durante i match faceva di tutto per non essere picchiato in faccia, compreso a volte fingere di baciare l'avversario, oppure uscire dal ring per evitare lo scontro e riprendere fiato. Insomma non si comportava in maniera corretta, diretta e "maschia", quindi quando veniva sconfitto e picchiato dal suo avversario il pubblico esplodeva in applausi perché George subiva la sua punizione, la fine che ci si aspetta per il cattivo di ogni storia.
Che il cattivo fosse flamboyant poteva essere la ciliegina sulla torta per il pubblico dell'epoca, che non si faceva problemi secondo i racconti di chi c'era a usare altri termini che iniziano per F per offendere George, il cui vero nome era George Wagner, era etero ed era sposato. Potremmo dire che erano gli anni '40, che i tempi erano diversi, che la sensibilità comune non era quella di oggi. Oppure che c'erano parecchi omofobi che si sfogavano così, guardando uomini in mutande e oliati stringersi tra le braccia ma godendo nell'insultare i gay e vederli puniti. A ciascuno il suo fetish.
Col passare degli anni questo modo di rappresentare in maniera non esplicita ma chiara personaggi, e non persone, omosessuali è continuata tra alti e bassi, trovando un esempio interessante nella figura di Pat Patterson, vero nome Pierre Clermont.
Nei primi ani '60 Pierre muove i primi passi come wrestler facendosi le ossa ma brillando poco, girando in lungo e in largo per gli USA come da consuetudine per un lottatore a caccia di ingaggi, facendo molta fatica per farsi prendere sul serio in quanto novellino. In più Pierre è gay dichiarato, in un periodo storico in cui l'aria sta cambiando ma non così tanto, e in un ambiente in cui abbiamo visto come vengono rappresentati gli omosessuali ma soprattutto come vengono insultati dal pubblico. Nonostante questo, o forse proprio per questo (Patterson non ha mai affrontato in maniera diretta e chiara la questione) quando un manager gli suggerisce di interpretare un flamboyant Pierre accetta e diventa Pretty Boy Pat Patterson: si mette un basco, ancheggia verso il ring, non dimentica mai un boccino per sigarette, gli occhiali da sole e il rossetto.
Ovviamente è un heel, e durante i suoi match tenta di baciare gli avversari per distrarli e, quando ne batte uno, gli dipinge la faccia col rossetto, tanto per emascularlo un po' di più. Il pubblico si incazza, il che significa che non vede l'ora di assistere alla sua sconfitta, il che significa che i manager si fregano le mani e il che significa che i suoi ingaggi aumentano.
Molti anni dopo Pierre, che nel frattempo aveva cambiato personaggio diventando solo Pat Patterson senza essere flamboyant e girato il globo passando da una promotion all'altra vincendo quasi tutto il vincibile in termini di cinture, arriva nella WWF (l'attuale WWE), la promotion di wrestling più importante di sempre che domina il mercato mondiale del wrestling dagli anni '80. Nella WWE Pat si toglie diverse soddisfazioni e passa poi dietro le quinte come sceneggiatore e produttore, seguendo la carriera di decine di wrestler più o meno giovani divenendone mentore e diventando negli anni una delle mani destre di Vince McMahon, il Capo™ della WWF/WWE.
Insomma, Pat Patterson è stato fino al suo pensionamento del 2004 una delle persone più importanti nella WWF/WWE, eppure la sua omosessualità è stata raccontata a favore di camera solo 10 anni dopo il suo pensionamento. Durante un episodio del reality Legends House dove apparivano diverse leggende del wrestling di generazioni precedenti, un emotivo Pat scoppia a piangere ricordando il suo compagno di vita dagli anni '60, Lou Dondero, morto nel 1998. Siamo nel 2014, 35 anni dopo il suo debutto in WWF/WWE, e per la prima volta quello che era un open secret dietro le quinte viene detto di fronte alle telecamere, però in una trasmissione minore del circuito online della WWE.
La presenza di Patterson nella WWE come forza creativa e produttiva potrebbe far presumere una certa attenzione al racconto dei personaggi omosessuali, ma basta aver seguito i loro programmi per un anno qualsiasi degli ultimi 40 per sapere che non è così. Possiamo vedere l'evoluzione di Goldust, interpretato da Dustin Rhodes, il figlio della leggenda Dusty Rhodes.
Se Dustin calca i ring dal 1998, trova l'incarnazione con cui è entrato nell'immaginario degli appassionati quando si dipinge il volto d'oro e debutta come Goldust nel 1995, una sorta di incarnazione dello spirito più off ed esotico/eroptico di Hollywood (il colore oro e il suo costume sono un riferimento alla statuetta dell'Oscar), e non uso il termine esotico a caso. Exotic è un altro termine gergale per indicare nel wrestling i personaggi che non rientrano in quanto percepito di normale in tutti gli altri wrestler (normalissimi come i becchini non morti, sia chiaro), e quando Goldust si presenta nei suoi match, accompagnato dalla bellissima Marlena (interpretata da Terri Runnels, vera moglie di Dustin), è tutto un florilegio di moine, ammiccamenti, sospiri e sottintesi che mettono a disagio tanto gli annunciatori quanto i suoi avversari e il pubblico. Pubblico che è ben felice di vederlo sconfitto perché, come state immaginando, Goldust è un heel, in un periodo in cui però la differenza tra heel e face si sta assottigliando.
Da lì a un paio di anni la WWE e il wrestling in generale scopriranno quanto sia utile per i ratings spingere su temi controversi, aumentare la violenza, aumentare il turpiloquio e usare il sesso come motori delle loro storie, fino all'esplosione di quella nota come Attitude Era.
Un personaggio come Goldust, da subito visto come esotico e fuori dagli schemi, non può fare altre che estremizzare le sue caratteristiche. In parte lo fa spingendo sul lato comico del wrestling (e Dustin Rhodes mostra nei tempi comici uno dei suoi punti di forza come entertainer) ma in parte lo fa estremizzando la sessualità di Goldust stesso: i suoi colori diventano più accesi, i capelli rosso fuoco oppure viola e arriva sul ring indossano una gagball. Gli annunciatori lo chiamano The Bizarre One se non direttamente deviant, altri due termini di questo strano speakcode che fa di tutto per non usare parole più chiare volendo suggerire senza dire, ma sottolineando sempre la natura in qualche modo sbagliata e non giusta del personaggio.
La carriera di Goldust tra alti e bassi non è ancora finita, tra modificazioni o cambi di personaggio o di promozioni continua a calcare i ring e Dustin ha reso il suo personaggio qualcosa di controverso ma decisamente approfondito e sfaccettato, una rarità nel mondo molto spesso tagliato con l'accetta del wrestling. Molto più spesso i wrestler devono limitarsi a personaggi parecchio più semplici e generici, come a esempio il più classico dei face: il novellino pieno di belle speranze, sempre corretto, sempre ottimista, sempre pronto a rialzarsi nonostante gli schiaffi (e l'occasionale seggiolata) in faccia. Come accade a Darren Young, che dopo alcuni anni passati nel circuito minore della WWE debutta sul ring più importante della promotion nel 2010, insieme ad altri lottatori di belle speranze. Nonostante un'evidente potenziale, Darren non ha mai brillato particolarmente e non è riuscito a raggiungere le vette del wrestling sul ring, ma ne ha fatto un pezzettino di storia col suo vero nome, Frederick Douglas Russer.
Frederick è infatti il primo wrestler maschio ad aver dichiarato la propria omosessualità come persona mentre era sotto contratto con la WWE, nel 2013. So che sottolineare "come persona" può sembrare una precisazione superflua se non assurda ma è una precisazione fatta da Stephanie McMahon, figlia di Vince e Chief Brand Officer della WWE, che in una intervista di poco successiva al coming out di Frederick ha tenuto a dichiarare in maniera chiara che "Se Frederick è omosessuale il suo personaggio nella WWE non lo è.". Darren Young è divenuto portabandiera della WWE durante l'omaggio che azienda e tutti i wrestler hanno fatto dopo la strage di Orlando del 2016 nella discoteca Pulse. Il 29 ottobre del 2017 il suo contratto con la WWE è finito e Darren si sta creando la sua carriera in un lungo e in largo per gli USA.
Più sopra ho specificato wrestler maschio perché il primato per il primo coming out nella WWE appartiene a Sonya Deville, il cui vero nome è Daria Berenato e dichiarò il suo essere lesbica nel 2015 durante il reality della WWE intitolato Tough Enough, in cui lei e altri speranzosi gareggiavano per un contratto con la promotion. Sara racconta che il coming out avvenne in maniera inaspettata quando durante la trasmissione le chiesero se fosse single, e lei disse di avere una ragazza. Uno scambio normalissimo che colse tutti di sorpresa ma su cui non si fece particolare scalpore all'epoca. Di nuovo, a essere lesbica è Daria, non Sonya. Anche se in uno degli episodi più recenti pare che stia per essere avviata una storia romantica tra Sonya e la sua tag-team partner Mandy Rose. Non sarebbe la prima storia d'amore gay per la WWE. Più o meno.
Nel 2001 il tag team composto da Chuck & Billy stupì tutti quando tra i due si sviluppò un evidente relazione omosessuale che culminò in Chuck che chiese a Billy di sposarlo e Billy accettò. In quel periodo la Gay & Lesbian Action Against Discrimination, che venne consultata dalla WEE nello sviluppo della storia, supportò il tutto come un innovativo approccio alla rappresentazione gay in TV. Poi venne la cerimonia.
Al momento di dire di sì, Chuck & Billy dichiararono pubblicamente di essere etero e di averlo fatto solo per creare pubblicità al proprio team e fregare tutti, motivo per cui i due personaggi non sono canonicamente considerati omosessuali dalla WWE. Questo colpo di scena mandò su tutte le furie GLAAD e buona parte del pubblico che sentì verissime le parole del duo: era solo un modo per schockare il pubblico e fare pubblicità alla WWE.
Se negli ultimi anni pare che la WWE stia imparando la lezione evitando di usare personaggi flamboyant solo come scherzi (della natura o a uso di battute e gag puerili), la strada è ancora parecchio lunga nel prendere una posizione più decisa e aperta nei confronti delle tematiche LGBTQ da parte della dirigenza. Per fortuna i suoi atleti, grazie a dichiarazioni aperte sulla propria sessualità, alla presenza massiccia sui social media in cui supportano le cause in cui credono e alcune prese di posizione decise ed economicamente impegnative (come non partecipare a tour in Arabia Saudita a causa del trattamento di donne e omosessuali) si mostrano in larga parte più aperti al mondo dei loro capi.
Il ricambio generazionale è in atto sempre e comunque a prescindere dal desiderio della generazione precedente, per cui c'è da credere che nel giro di qualche anno anche la WWE possa usare gay, lesbica, trans, queer, asexual o quant'altro non per denigrare ma per raccontare e basta, lasciando la violenza e il dolore alle seggiolate in faccia.