Venti anni fa Mick Foley diventava una leggenda sopravvivendo all'Hell in a Cell
Quando Mankind e Undertaker portarono il wrestling in posti dove non era mai stato: a 6 metri d'altezza
"Dissi a Vince McMahon di essere salito sul tetto della cella quel pomeriggio e che mi sembrava un salto sicuro. Ma non era vero. Se fossi salito a mente fredda, non avrei mai acconsentito a saltare. Perché al contrario di molti miei colleghi io ho paura dell'altezza." Mick Foley/Mankind.
La cella a cui si riferisce Mick nella dichiarazione qua sopra è una struttura composta da tubi in acciaio e reti metalliche che circonda sui quattro lati il ring e lo sovrasta con un tetto che si trova a circa 6 metri di altezza. La cella si è guadagnata negli anni diversi nomignoli tra i quali spicca quello di "struttura demoniaca". Questa sfumatura infernale le si è attaccata soprattutto grazie ad Undertaker che negli anni è stato protagonista di alcuni dei migliori match mai avvenuti al suo interno. I suoi scontri contro Shawn Michaels (nel 1997) e contro Triple H (nel 2012) sono considerati alcuni tra i migliori match avvenuti nella WWE sia per l'aspetto atletico che per lo storytelling dimostrato dai wrestler, e vengono citati spesso nelle rispettive top ten dei performer. Ma quando si parla di Hell in a Cell c'è un match che viene in mente a tutti indistintamente: quello tra Mankind e Undertaker avvenuto a King of The Ring il 28 giugno del 1998.
Di solito gli Hell in a Cell match inziano con i lottatori all'interno della cella, che viene chiusa con un lucchetto per imperdire loro di uscirne. Quella sera però Mankind quando arriva nell'arena rende chiaro subito a tutti di non voler giocare secondo le regole. Armato di una sedia pieghevole si avvicina alla cella, ne saggia la rete metallica, si avvicina all'entrata ma anziché entrare si ferma a osservare il ring. Poi, attraverso la maschera di cuoio che ne cela il volto, osserva il pubblico con i suoi occhi già spiritati e lancia la seggiola sopra il tetto della cella. Il pubblico intuisce cosa vuole fare e lo incita urlando mentre Mankind si arrampica sulla cella fino ad arrivare sul tetto. Quando si trova sulla sommità della cella, armato della sedia pieghevole e circondato da migliaia di persone urlanti le luci si spengono, suona il gong, Undertaker spunta da dietro le quinte e la urla della folla aumentano.
Con la sua classica camminata lenta e inesorabile il Deadman, che in questo periodo ha iniziato a chiamare se stesso Lord of Darkness, avvicinando il suo personaggio e la sua storia a una narrazione più satanica e malvagia, arriva all'entrata della cella, alza lo sguardo fino a incrociare quello di Mankind che, dal tetto della cella, lo invita ridendo a salire. Undertaker inizia a scalare la cella e la folla impazzisce. Quello che la folla non sa è che Undertaker ha una caviglia fratturata ma ha deciso comunque di competere nel match. Come dichiarerà in una successiva intervista il motivo per cui non si è tirato indietro è semplice: essere un wrestler è il suo lavoro, il suo lavoro gli chiedeva di non fermarsi in un periodo in cui il wrestling stava tirando alla grande e quindi lui si è allacciato gli stivali come al solito.
Una volta salito, i due iniziano a scambiarsi colpi camminando a fatica sulla rete metallica che gli fa da ring. Stiamo parlando di due pesi massimi della WWE. Mankind pesa circa 140 kg, Undertaker è oltre i 2 metri per oltre 120kg. Forse il pubblico nell'arena non se ne accorge, ma la rete metallica cede leggermente in un paio di punti mentre i due se le danno di santa ragione. Ma non c'è tempo per riflettere e ragionare: circa novanta secondi dopo il primo pugno Undertaker afferra Mankind e lo lancia giù dalla cella. Un volo di circa 6 metri che finisce contro il tavolo dei commentatori.
Nessuna imbottitura ad attutire l'impatto, nulla a rallentare almeno in parte la caduta. Solo un uomo di 140kg che cade per 6 metri e impatta contro un tavolo di legno che si spezza, prima di fermarsi a terra. Jim Ross, uno dei due annunciatori della serata, urla a squarica gola "Buon Dio onnipotente, buon Dio onnipotente! Il volo lo ha ucciso! Dio mi sia testimone, è spezzato in due!" e tutta la sua professonialità trattiene a fatica l'emozione e la preoccupazione che prova per le sorti di Mick.
Il volo è impressionante da qualsiasi inquadratura lo guardiate, così come lo è il rumore del corpo di Mankind che si schianta sul tavolo. La caduta fa parte dello spettacolo previsto. A non essere previsti sono gli effetti dell'impatto: una spalla lussata e la perdita di coscienza. È subito chiaro a tutti che Mick ha qualcosa che non va per cui la cella viene sollevata, con Undertaker che è ancora in cima e continua a comportarsi come il personaggio impone, per permettere ai paramedici di controllare Mick. Il match rimane in pausa per circa 7 minuti, il tempo di assicurarsi che Mick sia vivo, in che condizioni sia e metterlo su una barella per portarlo dietro le quinte. Dalle quinte arrivano anche alcuni colleghi di Mick per sincerarsi delle sue condizioni tra cui Sgt. Slaugter, Terry Funk JR. e Vince McMahon, il capo della WWE che è visibilmente scosso dall'evento.
Sono tutti convinti che sia finita, dai commentatori Jim Ross e Jerry Lawler che si scusano col pubblico per la brevità del match e la sua improvvisa e imprevista conclusione, ad Undertaker che scende dalla cella una volta che è stata riposizionata a terra senza mai uscire dal personaggio. Ma quando la barella con Mick è a metà strada tra il ring e il palco, succede qualcosa di nuovamente inaspettato. Nonostante Sgt. Slaugghter dica a Mick di stare tranquillo e che lo porteranno subito in ospedale per rimetterli in sesto la spalla e fare controlli di routine, Mick dice ai paramedici di fermarsi. Slaughter cerca di far ragionare Mick ma lui non vuol sentire ragioni: scende dalla barella, si scrolla di dosso paramedici, arbitri e colleghi attoni, si mette a ridere e si lancia verso la cella iniziando a risalirla. Il pubblico applaude e urla incitando Mankind, mentre Undertaker, da consumato veterano professionista, non fa una grinza e si arrampica sulla cella. Il pubblico impazzisce mentre il match riparte sul tetto della cella.
I due se le danno come nulla fosse accaduto, usando anche la sedia pieghevole portata da Mankind a inizio match. Dopo alcuni colpi che vedono i due più o meno alla pari, Undertaker sembra avere la meglio colpendo con violenza Mankind e preparandosi a infliggergli una chokeslam: posiziona la sedia piegata sul tetto della cella, afferra Mankind per la gola sollevandolo e lo schianta sulla sedia. Il tetto della cella cede di colpo e Mick si schianta sul ring dopo una caduta di circa 4 metri. Questo non doveva succedere.
Non si tratta di una caduta prevista per la quale i due si erano preparati ma di un incidente, tanto che Mick colto alla sprovvista riesce a malapena ad attutire la caduta. Inoltre insieme a lui cade la sedia piegata, che rimbalzando contro il ring lo colpisce al volto fratturandogli la mandibola e facendogli saltare un incisivo che gli trapassa un labbro incastrandoglisi nei baffi. Mick perde i sensi, di nuovo. I soccorsi entrano nella cella per assicurarsi delle sue condizioni, mentre Undertaker, ancora sul tetto della cella, guarda attraverso l'apertura creata dal corpo di Mick e, a quanto pare per la prima e unica volta nella sua carriera, esce dal personaggio e chiede ai soccorsi se Mick sia vivo. Se guardate l'intero match noterete che non c'è traccia di questo momento, perché nelle edizioni registrate è stato tagliato per questioni di tempo ma anche per proteggere la suspension of disbilief del match. Nella realtà ci fu di nuovo un'interruzione piuttosto lunga per capire se Mick fosse in grado o meno di proseguire. Per lo stupore di Sgt. Slaughter e Terry Funk Jr., di nuovo accorsi a sincerarsi delle condizioni del loro amico, Mick decise di andare avanti. Avuto il via libera, Undertaker rientra nella cella calandosi dall'alto attaccando prima i paramedici e poi Terry Funk Jr. per poi concetrarsi su Mankind.
Al contrario di quanto sarebbe lecito aspettarsi, Mankind non solo riesce ancora a stare in piedi nonostante una spalla lussata, la mandibola fratturata, aver perso un dente e i sensi per ben due volte nell'arco di 20 minuti ma addirittura non si tira indietro dal subire colpi e manovre impegnative. Il match continua tra bodyslam, seggiolate sulla schiena, salti fuori dal ring contro la rete della cella fino a che Mankind non tira fuori un sacchetto di puntine da disegno e le versa sul ring. Vorrebbe schiantarci sopra Undertaker ma succede il contrario e Mankind si ritrova, per usare le parole di Jerry Lawler, a essere un "puntaspilli umano" con decine di puntine conficcate su braccia, gambe e schiena. Ormai per Mankind non c'è più niente da fare e Undertaker lo solleva per una Tombstone Piledriver: dopo aver afferrato e sollevato Mankind girandolo di 180 gradi fino ad avere la sua testa tra le gambe, Undertaker lo schianta sul pavimento del ring. L'arbitro conta fino a tre decretando la vittoria di Undertaker, sotto uno scroscio di urla esaltate di un pubblico che per 20 minuti ha incitato entrambi i wrestler.
Sollevata la cella, Mick viene aiutato ad alzarsi, rifiuta la barella perché "Non potevo farmi portare via in barella due volte nella stessa serata." e torna dietro il sipario sulle sue gambe, per quanto puntellandosi a Terry Funk Jr. e altri. Viene accolto da un'ovazione da parte di tutti: wrestler, allenatori, tecnici e Vince McMahon. Vince gli si avvicina dicendogli "Mick, non so come ringraziarti per quello che hai fatto oggi per me e per la WWE. Ma per carità di Dio, non ti azzardare a farlo mai più." e poi lo abbraccia sollevato perché non è morto.
Per Mick non è però ancora finita perché decide di chiamare al telefono sua moglie Collette, che ha guardato lo spettacolo in tv da casa. Mick, ancora confuso, cerca di rassicurare Collette di stare bene ma il pianto terrorizzato della moglie lo riporta con i piedi per terra e si chiede se lui per primo si rende davvero conto del rischio corso. Foley ha dichiarato anni dopo di aver dovuto guardare le registrazioni del match per poter capire cosa fosse successo: non ha memoria di diversi minuti del combattimento, un'amnesia causata dai traumi cranici causati dagli impatti. Sia lui che Undertaker sono d'accordo su una cosa: se durante la chockeslam che ha sfondato il tetto della cella Mick avesse avuto abbastanza forza da saltare in alto come al solito, sarebbe atterrato sulla cella in maniera diversa e probabilmente sarebbe atterrato sul ring di testa. Le conseguenze le potete immaginare.
Se per Mick questo match ha segnato un prima e un dopo, la stessa cosa la si può dire anche dell'Hell in a Cell perché ha segnato uno standard altissimo per quanto riguarda il livello di rischio affrontabile dai lottatori. Non è un caso se negli ultimi 20 anni diversi wrestler hanno tentato in ogni modo di raggiungere o superare la spettacolarità di quel volo dalla cima della cella: Mick ha dimostrato come pochi prima e dopo di lui che si può cadere, rialzarsi ma soprattutto continuare il match. In molti a oggi hanno provato a ricreare la magia di quel volo, nessuno ci è ancora riuscito e gli spettatori ormai si aspettano qualcosa di nuovo e pericoloso ogni volta che la cella cala inglobando il ring.
Per questo motivo la presenza di Mick all'Hell in a Cell svoltosi la scorsa domenica a San Antonio in Texas è sembrata del tutto logica, trattandosi di un pay per view dedicato all'Hell in a Cell ed essendo giusto il ventennale del suo scontro con Undertaker. Vederlo nei panni di arbitro nell'incontro tra Braun Strowman e Roman Reigns ha aggiunto un livello di profondità all'evento, sia perché ha legato questo match allo scontro storico con Undertaker, sia perché le condizioni attuali di Mick tra denti mancanti e zoppia evidente sono un memento vivente ai rischi cui vanno incontro i wrestler ogni volta che salgono sul ring o, ancora di più, quando sentono la porta della cella chiudersi dietro di loro. Tutti possono simulare calci e pugni, ma nessuno può simulare la forza di gravità.