Il mio personalissimo Endgame
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Avengers: EndgameUna storia a base di tempismo, padri, film e telefoni particolarmente sadici che decidono di colpirti quando meno te lo aspetti
24 aprile 2019, sono appena uscito dall’anteprima di Avengers Endgame e la mia mente è scombussolata da quasi tre ore di emozioni, lutti, botte, amici che si ritrovano, figli che parlano con i genitori che dovrebbero essere morti da tempo. La prima cosa che faccio appena messo piede fuori dalla sala è accendere il telefono, che ovviamente inizia a vibrare indispettito per tutte le notifiche che non ha potuto mostrarmi fino a quel momento.
Fuori piove, quindi guardo distrattamente Facebook nello spazio che mi separa dall’uscita per poi mettere il telefono in tasca e prendere l’ombrello. Qualche passo e sono alla fermata dell’autobus, dove lo smartphone torna automaticamente in mano senza che neanche me ne accorga, maledette abitudini.
Notifica di Facebook, notifica di Instagram, tizio che mi chiede un parere a caldo sul film…
Babbo cell si è unito a Telegram!
Inizio a respirare di nuovo quattro secondi dopo.
Mio padre è morto quattro anni fa, all’improvviso, uno schiocco di dita stile Thanos. La sera prima ci avevo discusso non so per cosa, la mattina dopo guardavo i paramedici che facevano un massaggio cardiaco inutile perché se ne era andato nel sonno.
L’ultimo ricordo nitido che ho siamo io e lui qualche mese prima al cinema per vedere Godzilla, usciti dalla sala lui parla del combattimento finale tutto esaltato e io lo guardo, pensando di dirgli quanto mi sia piaciuto questo momento con lui, che gli voglio bene, che dovrei ringraziarlo per tutto questo, per avermi sempre spinto verso le mie passioni, che “ti prometto che ancora devo ingranare, ma ce la farò”.
Ma non lo faccio.
Perché i maschi non parlano dei sentimenti no? Bravi scemi.
In questi anni ho regalato tanti suoi vestiti, ho preso qualche giacca per me e qualche camicia, ho dato via alcune cose ai suoi amici, ho cancellato tutte le note vocali e tutti i messaggi in segreteria stando molto attento, perché l’ultima volta in cui per sbaglio ne avevo ascoltato uno ero rimasto in posizione fetale per un’ora.
Quattro anni in cui ho cercato di gestire la mia distanza da ciò che è successo con cura, alimentando il mio lavoro con la frustrazione di non poterglielo mostrare e l'ossessione di fare sempre di più. Lo schiaffo ricevuto con la sua scomparsa ha messo in moto qualcosa di positivo e ha preso qualcos'altro. Non sono mai stato un tipo particolarmente simpatico e gioviale dall’adolescenza in poi. Posso esserlo a tratti, posso godermi la soddisfazione del momento, ma non è così che funziono e di sicuro questi ultimi quattro anni sono stati complessi, soprattutto per chi mi sta accanto. Quattro anni in cui tutto sommato pensavo di essere ormai arrivato là dove si tocca, lontano dalle acque profonde.
Però il suo numero non lo avevo cancellato, anche se non esisteva più, come lui. Perché avrei dovuto farlo, stava benissimo là, come la foto che ho sul comodino, anche se non rispondeva più nessuno. Peccato che i numeri li riassegnino, le persone ancora non lo so, a meno che non crediate nella reincarnazione.
Fino all'altro giorno non sapevo fosse possibile, non sapevo che i vecchi numeri venivano riassegnati, in fondo ce ne sono tanti, che senso ha riutilizzarli? Anche il mio telefono non poteva sapere ciò che stava facendo, però ha scelto una coincidenza perfetta e terribile.
Non è la prima volta che capita, Facebook è maestro nello sbatterti in faccia cose che magari in quel momento non vorresti ricordare, ma ormai ci abbiamo fatto tutti il callo a questo eterno ritorno, questo mondo dove l’oblio è qualcosa che ottieni solo con un giudice o molto autocontrollo.
Ma quante possibilità c’erano che uscisse fuori quella notifica, dopo questo film? Quale crudele allineamento è questo?
È facile immaginare come dopo tre ore passate in compagnia di un racconto basato proprio sul far tornare in vita gli affetti più cari (non ve lo spoilero, tranquilli), quella notifica mi abbia colto di sorpresa, quando ero già abbastanza vulnerabile.
No, forse sorpresa non rende l’idea “Mi abbia spezzato tutte le ossa almeno fino al pomeriggio del giorno dopo, quando mi sono ritrovato sul divano a guardare serie tv finché il portatile non si è scaricato e sono rimasto là davanti a fissare il vuoto” è una definizione più accurata.
Però alla fine forse non è una cosa crudele, sapete? Il destino, il caso o un bene superiore hanno voluto che mio padre si manifestasse alla fine di un ciclo, di un film che celebra il sacrificio e il saper guardare avanti, amando chi c’è stato, ma soprattutto di un film che avrebbe visto e di cui avremmo discusso, nerdaccio pure lui. Mi fosse capitato dopo essere stato in bagno sarebbe stato decisamente meno poetico.
È stupido e anche irrispettoso accostare un film di supereroi al proprio lutto personale? Forse, ma questo è esattamente lo scopo di questi prodotti, tenerci la mano in questo casino d'esistenza in cui anche i telefoni ti colpiscono a tradimento. Ci danno la speranza, almeno per i nostri amici immaginari, di una resurrezione, di una fine che non è mai fine o almeno di una fine gloriosa.
Ma qua non ci sono gemme, anche per me alla fine è arrivato l’Endgame, “È spaventoso, fa tremare le gambe. Ma io vi chiedo, per quale fine? Lo temi, lo sfuggi, il destino arriva ugualmente ed ora eccolo” come direbbe Thanos.
Dunque, quando mi sono ripreso ho cancellato il numero dal telefono.