House of the Dragon S01E09 - Il ragazzo che non voleva essere re
Con la morte del Re, la spigolosa questione della successione al trono di spade viene affrontata di petto in quella che è chiaramente una puntata preparatoria in attesa del finale di stagione.
Inutile negare che dopo l’ottavo ottimo episodio, quello di questa settimana ce lo sentissimo caldissimo e attendessimo le conseguenze di quella sfortunata rivelazione fatta in chiusura sotto gli influssi del latte di papavero, effetti che non hanno tardato a manifestarsi, data soprattutto la sfortunata coincidenza della morte di Re Vyseris il pacifico.
Quindi, se la puntata è davvero una collezione di momenti politicamente machiavellici, sembra quasi di assistere al negativo delle somme tirate di una intera stagione di GoT: per ognuno dei membri del concilio ristretto (ora Concilio Verde, dal nome del colore che gli Hightower sfoggiano sui loro vessilli di guerra) nella vecchia serie avremmo visto un’approfondita caratterizzazione, esplorato le motivazioni dei singoli individui, magari i dubbi e le coercizioni eventuali, qui a stento sappiamo i loro nomi e la loro carica, se non che c’è un Lannister perché si comporta da stronzo e parla sempre di soldi.
Detto ciò, per quanto la decisione non prenda lo spettatore di sorpresa, puzza un po’ di automatismo nel suo sfruttare le ultime parole del re e pare ancora più strano che l’unico a sollevare un dubbio legittimo in tutto il regno sia il tipo che poi viene sbattuto con la testa sul tavolo.
Dopo i 15 minuti iniziali, il resto della puntata è una poco raffinata messa in pratica dell’antica arte del temporeggiare, facendo fare alla storia un ampio giro a vuoto per i bassifondi di Approdo del Re, con il personaggio del Verme Bianco che rapisce l’erede al trono come mezzo di pressione per la risoluzione di una situazione di cui non solo lo spettatore, ma il mondo tutto non sapeva nemmeno l’esistenza, in un momento di trama incrociata tra personaggi che vogliono mettere le mani sull'erede prima di altri senza nessun motivo specifico.
Allo stesso modo, la questione della rete di spie e la sua bruciante risoluzione non è altro che un giro immenso composto della presentazione di un non-problema (dato che i suoi effetti sono discutibili sullo sviluppo della storia fino ad ora sono risibili) risolto in un battito di ciglia e quindi dato che si esaurisce nell’arco di mezza puntata, di nessun effetto per la storia.
Come non è di nessun effetto sulla storia l'uscita del drago a fine episodio.
Che presi singolarmente non costituiscono davvero dei grossi problemi, se non che presi di peso tutti insieme dimostrano una tendenza, non dico preoccupante, ma sicuramente costante nel voler ampliare un racconto che nel suo restare "minima" funziona troppo meglio.
Ma dicevamo, l’antica arte del temporeggiare, come dover affrontare una discesa con il freno a mano tirato, tutto architettato per mettere quanti più minuti tra l’inizio dell’episodio e la sua conclusione.
È una puntata divertente, ok, ma nulla più, specialmente se messa a paragone con la settima e l’ottava puntata, brillanti per la misura scelta nel trattare le vicende e sul focus ristretto che in questa nona scivola nuovamente nell’apertura su un cast che, uscendo dal nocciolo ristretto della famiglia ha davvero poco da dire.
Best in Show: Ottone Hightower nazionale, da quando è tornato al suo ruolo di premier non lo ferma più nessuno, ma onore al merito alla regina madre Alicent che forse mette a segno la sua migliore interpretazione fino ad ora, ma che nonostante ciò: