Erano i primi di Settembre dello scorso anno, che, nel mentre stavo sdraiato sul mio divano con l’aria condizionata a palla, vedo nella Home di Youtube un video molto particolare. Lo sfondo è bianco, e alle estremità ci sono due personaggi di un manga che non conosco. Il titolo era semplicissimo: Thor vs Lu Bu. Il primo pensiero che mi passò per la testa fu che si trattasse di un Mugen, lo strumento di creazione di giochi per Pc dove personaggi di tantissimi giochi diversi si affrontano importandone i modelli da altri giochi. Lì non sarebbe stato niente di particolare, ma cliccando sul video scopro che non si tratta di un Mugen, ma di un Manga vero e proprio: Record of Ragnarok.
Da quel momento cominciai la lettura del Manga, che ho proseguito per molto, precisamente fino alla fine del quinto incontro (di cui parleremo più avanti). Di recente, Netflix ha rilasciato la versione animata costituita da 12 puntate, cioè i primi 3 combattimenti. Non parlerò subito dell'anime, bensì in questo articolo ho intenzione di parlare sia della versione cartacea che di quella animata.
Parliamo del Manga
Record of Ragnarok, o Shūmatsu no Valkyrie, è un manga di combattimento scritto da Takumi Fukui e Shinya Umemura e disegnato da Chika Aji, dove umani e dei combattono fra di loro. Fine. Non c’è altro da sapere. Ecco la trama.
La storia dell’opera è quanto di più Spartano si possa immaginare, ma non è un difetto, poiché la trama funge come misero pretesto per vedere combattimenti mortali fra le più grandi divinità venerate dai mortali e i migliori mai vissuti di questi ultimi.
Un incipit semplicissimo, ma efficace, poiché in grado di attirare fin da subito i fan dei combattimenti, delle diverse culture da cui provengono gli dei e anche gli appassionati di storia.
E infatti la prima pagina e l’inizio del combattimento che deciderà le sorti dell’umanità sono separati da appena qualche capitolo, perché non c’è tempo per parlare, o almeno non adesso.
Un torneo, dove 13 umani e 13 divinità si affrontano, la vittoria sarà assegnata al team che riesce per primo a vincere 7 scontri.
I lottatori non vengono presentati prima di mettere piede nell’arena, e quindi non c’è quella prevedibilità quasi inevitabile nei tornei di combattimenti, particolarità che da subito ho apprezzato. Certo il tifo va agli umani, ma una volta che il Gjallarhorn emette il suo suono, non c’è un singolo fattore che permette di immaginare chi uscirà dall’arena sulle sue gambe.
Ho già detto che il focus di Record of Ragnarok sta nei combattimenti, ma come sono questi combattimenti? Altisonanti, pazzeschi, divini.
Ogni combattimento è gestito come se fosse un boss finale, con una grandissima enfasi su ogni singola fase della lotta. Gli scontri somigliano molto a quelli di Baki per come sono scritti. Non ci sono lunghe sequenze di attacchi che durano pagine intere, bensì pochi colpi, che potremo definire come ‘’importanti’’. Prima e dopo ogni colpo c’è una spiegazione, un perché, cosa ha portato il combattente a imparare quell’attacco e come ne è diventato maestro, con conseguente reazione del pubblico e dell’avversario.
Degli scontri intensi, che tengono incollati alle pagine seppur con le lunghe dovute pause. I disegni sono più che buoni e contribuiscono a dare una potenza a ogni colpo inflitto e subito come mai avevo visto prima in un manga. Nel mondo dei manga di lotta, o almeno di quelli che ho letto io (cioè davvero tanti), l’unico manga che aveva questo connubio fra dei buoni scontri sia dalla prospettiva della narrazione che da quella dei disegni era stato Kengan Ashura (che per dei motivi di cui parlerò in altra sede reputo il re indiscusso del genere), ma Record of Ragnarok non è lontano.
Ovviamente non ci sono solo i combattimenti, poiché nel durante vediamo molto sul passato dei due gladiatori. Per quanto riguarda gli umani, vengono narrate le loro più grandi gesta storiche, facendo capire a un lettore meno acculturato il perché quell’uomo è stato scelto per rappresentare l’intero genere umano. Per le divinità invece vengono ripercorsi i più noti miti che hanno come protagonista il Dio. Non solo c’è molta conoscenza da parte degli scrittori sui miti e su questi personaggi importanti, ma c’è anche la volontà di riscrivere quelle storie per renderle più appetibili.
Senza fare spoiler, è possibile dire che lo scontro più debole fra quelli presentati finora è il primo, poiché funge da vera introduzione al manga, con tantissime spiegazioni e molto meno lottato.
Dal secondo Record of Ragnarok non ha più l’obbligo di spiegare più niente e può concentrarsi pienamente sull’unica cosa che voleva fare: botte fra dei e uomini. Leggendo è infatti possibile vedere come l’opera migliori di combattimento in combattimento, dando quasi l’idea che gli autori prendano sempre più consapevolezza dell’identità che vogliono dare al manga.
Seppur il manga non sia completato (attualmente siamo al sesto round) paragonerei l’opera alla discografia di Kanye West (che non ha bisogno di presentazioni). Fermi, fermi, non cominciate a ridere, c’è un motivo ben preciso sul perché di questo paragone. Kanye West ha rilasciato diversi dischi di grandissima qualità che sono diventati capisaldi del genere, arrivando persino a separare la fanbase, ma in modo positivo. Cercando online, parlando con amici e ascoltando i pareri dei critici su quale disco sia migliore, vedrete come ognuno dirà un disco diverso, senza proclamare un singolo progetto come l’apice della carriera. Questo stesso discorso vale per i combattimenti di Record of Ragnarok, dove ognuno è il migliore per ragioni diverse, creando lo stesso squilibrio positivo nella community.
Al momento il mio preferito è il terzo, ma è più che probabile che il vostro non sia lo stesso.
Nel complesso lo reputo un ottimo manga, che parte da un incipit semplice e che presenta degli ottimi combattimenti, sia dal punto di vista narrativo, che da quello visivo. Certo, la mancanza di una vera trama potrebbe causare nel lettore una mancanza di stimolo, ma se cercate un anime solo per vedere botte spettacolari, siete nel punto giusto.
Avendo concluso la parentesi sul manga, è ora di spendere qualche parola sull’anime.
Ancora prima che riuscissi a premere ‘’Guarda’’ su Netflix (di cui l’anime è un Originale), subito ho letto una moltitudine di insulti nei confronti della versione animata.
Ma personalmente non mi fido di Internet, e neanche voi dovreste, così ho cominciato a guardare l’anime.
In primis, i disegni. I disegni non sono brutti, anzi, nei primi piani c’è davvero molto dettaglio e anche una discreta attenzione ai particolari, ma che non riesce a reggere il confronto con le tavole bianche e nere a cura di Chika Aji.
Il secondo, e uno dei più grandi difetti della produzione sono le animazioni. Ricapitoliamo, stiamo parlando in un anime basato sui combattimenti, quindi sulla fluidità dello scontro e sull’impatto degli attacchi. Invece il risultato sono delle battaglie dove ogni attacco è animato con pochissimi frame e disegni brutti. Proprio nel reparto importante l’animazione si perde. Netflix puoi fare di più.
Ma il più grande problema non risiede in qualcosa che riguarda il punto di vista animato, ma in un concetto che rende diversamente da formato cartaceo ad animato: gli spiegoni. Come ho già detto, il primo scontro è pieno di spiegazioni, poichè durante il duello viene introdotto il mondo, i personaggi, i lottatori e tanti altri elementi che necessitano di essere approfonditi. Se qualche pagina di personaggi che descrivono attentamente ciò che stiamo vedendo nell'arena non presenta un problema, lo è invece nell'anime. Le spiegazioni qui distruggono il ritmo del combattimeno, rendono tutto molto lento e leniscono pesantemente sul primo scontro del torneo.
Quindi l’Anime è da evitare? Da fan dell’opera direi di no. La direzione dietro il prodotto è incredibilmente fedele alla scrittura originale, con momenti perfettamente identici a quelli del manga ma colorati. Inoltre, certi particolari momenti sono diretti esattamente come li avevo immaginati mentre sfogliavo le pagine. C’è un preciso combattimento, non dirò quale, dove nel Climax immaginavo una canzone altezzosa, con un coro e tutte le possibili fanfare, per poi fermarsi improvvisamente appena uno dei due combattenti ha sferrato il colpo di grazia. E qui sembra quasi che Netflix sia entrato nella mia testa, poiché la scena è stata proposta esattamente come l'avevo immaginata.
Fra le due versioni, visto che sono pressapoco identiche, consiglio molto più caldamente quella cartacea, ma non boicottate quella animata solo perchè più debole rispetto alla cartacea.
Intanto il manga ha il posto fisso nella top 20 dei manga più venduti in terra nipponica, e in più occasioni è entrato nella top 10, facendo capire quanto stia conquistando il suo stesso paese. Davvero non so cosa aspettarmi per il futuro di Record of Ragnarok, se non dei combattimenti stratosferici, molta drammaticità e tante, tantissime botte.
FORZA UMANITÀ