Chi sarà l'erede di Game of Thrones?
Nei prossimi anni saranno prodotte tante serie tv tratte da libri fantasy: quali tra queste raccoglierà lo scettro (e il pubblico) di Game of Thrones?
Nelle prossime settimane la saga dei Sette Regni, la serie che ha sdoganato il fantasy con il grande pubblico, arriverà alla sua naturale conclusione. Il che significa che si aprirà una voragine nel cuore di tutti i fan adoranti e una, altrettanto grande, nel mercato dell’intrattenimento televisivo. Le grandi compagnie produttrici stanno già volteggiando sul freddo corpo di Game of Thrones, provando a intercettare i gusti di chi sta dall’altra parte dello schermo.
Quali novità dobbiamo aspettarci nei prossimi anni?
Possiamo già affermare che con Netflix che adatta The Witcher, la serie cult tratta dai libri di Andrzej Sapkowski sul cacciatore di mostri Geralt di Rivia e Amazon che progetta piani per un nuovo budget per Il Signore degli Anelli, gli anni a venire saranno dominati da questo genere precedentemente sminuito, deriso o ignorato.
"Game of Thrones non ha semplicemente aperto le porte a più show fantasy", ha affermato la critica televisiva statunitense Maureen Ryan. "Ha aperto le porte. Onestamente credo che le due cose più importanti che accadranno alla TV nell'ultimo decennio sono stati i successi in fuga di Game of Thrones e The Walking Dead”.
Oltre a The Witcher, Netflix ha firmato un accordo con la tenuta di CS Lewis per Le cronache di Narnia, e sta anche adattando i romanzi della serie Grishaverse di Leigh Bardugo, il cui eroe, in un'inversione del classico topos fantasy, è un'eroina, Alina Starkov, col potere di evocare la luce.
Il canale statunitense Showtime sta lavorando con la casa produttrice Lionsgate sia per un adattamento cinematografico che per uno spinoff televisivo dell'acclamata trilogia Le cronache dell’assassino del re di Patrick Rothfuss, che sovverte anch'esso i canoni del fantasy, mostrando il protagonista non come un eroe senza macchia ma come un uomo colpevole e distrutto.
Come per GOT, dobbiamo ringraziare la HBO per qualcosa che sembra davvero rivoluzionario: il canale statunitense sta infatti lavorando a Who Fears Death di Nnedi Okorafor, ambientato in un Sudan post-apocalittico splendidamente disegnato, e segue le vicende di Onyesonwu, un bambino nato da uno stupro, nella sua ricerca di vendetta contro il suo stregone padre. La HBO, desiderosa di mantenere l'oca che depone le sue uova d'oro, inizierà quest'estate anche le riprese di La lunga notte, il prequel di Game of Thrones, con Naomi Watts a bordo e una sceneggiatura di Jane Goldman, co-sceneggiatrice del film Kick-Ass.
Con la primavera vedremo finalmente sul piccolo schermo la serie Good Omens: prodotta da Amazon, l'adattamento del romanzo scritto da Neil Gaiman e Terry Pratchett sarà incentrata su un angelo e un demone che uniscono le forze per cercare di salvare il mondo. Il sottotitolo del libro è: Le Belle e Accurate Profezie di Agnes Nutter, strega.
"Game of Thrones ha cambiato le cose", dice Gaiman, "non tanto per l'accettazione del genere fantasy quanto per l'accettazione del budget. Quando è venuta l'idea di creare Good Omens, ho capito che non volevo creare la versione economica di Game of Thrones. Amazon lo ha capito ed è stata di supporto. Il punto di svolta del gioco non è stato tanto lo sdoganamento del fantasy quanto l'idea di poter fare uno show con quel budget che può essere anche un modello di business profittevole. "
Se Game of Thrones ci ha insegnato qualcosa, è che ciò che un numero significativo di spettatori ama è una storia di follia e magia ambientata in un mondo di alti interessi e bassa morale. Pieno di draghi e demoni, sì, ma anche di mondi completamente realizzati, caratterizzazioni forti e specifiche e, soprattutto, script spiritosi.
Ovviamente, non tutti sono convinti che il semplice fatto di saccheggiare gli scaffali fantasy garantirà un successo di dimensioni dragonesche. Tra questi c'è Adam Whitehead, che gestisce il blog di fantascienza e fantasy The Wertzone. "Dopo il successo dei film del Signore degli Anelli di Peter Jackson," dice, "si pensava che avremmo ottenuto molti film fantasy di successo epico. Invece abbiamo un sacco di flop." Nelle sue dichiarazioni, he ha individuati due: la saga del drago Eragon e La Bussola d'oro. "Ci sono stati solo un paio di successi così e così, come i film di Narnia, prima che il genere perdesse il suo splendore e il cinema passasse ai supereroi. La domanda qui è se Game of Thrones è un successo unico o se ha davvero suscitato un interesse più ampio del genere in tv. "
Mentre è vero che il numero di spettacoli fantasy commissionati sta aumentando, la loro qualità rimane, in effetti, altalentante: per ogni Discovery of Witches (show britannico andato in onda su Sky), c'è un Cronache di Shannara a fare da contraltare – sfacciata interpretazione di MTV dell’amatissima saga di Terry Brooks – o The Bastard Executioner, una storia ultra-violenta di caos medievale che ha preso tutto il sangue possibile da Game of Thrones senza nessuna sottigliezza sugli sviluppi della trama o l’evoluzione dei personaggi.
Vale la pena ricordare che HBO non voleva solo creare un dramma fantasy ma aveva la precisa intenzione di mettere in onda il fantasy di qualità. Proprio per questo motivo, ci sono voluti anni e anni di di sviluppo su Game of Thrones, filmando, riprogrammando e perfezionando, rendendolo buono come poi lo abbiamo visto nella versione definitiva. Quello che si respira nell’aria è che ci sia una sorta di mentalità da accaparramento, ovvero la sensazione che le compagnie stiano semplicemente lanciando qualcosa in tv pur di rimanere nel gioco e prendersi una fetta degli ascolti di Got.
Questo discorso vale anche per le produzioni milionarie, il cui successo parrebbe sicuro: ad esempio, la serie de Il Signore degli anelli – costo stimato di 190 milioni di euro per cinque stagioni – è stata programmata e annunciata ancora prima che il team creativo venisse creato e messo in condizioni di lavorare.
Probabilmente, gli spettacoli che riscuoteranno il giusto successo nel mondo televisivo post Game of Thrones saranno quelli legati a produzioni meno faraoniche: Good Omens, ad esempio, si baserà sul particolare sense of humor derivato dal libro e avrà il vantaggio del grande coinvolgimento di Neil Gaiman, oltre che del dinamico duo di attori David Tennant e Michael Sheen, che potrebbero riservare una chimica particolarmente ispirata.
Staremo a vedere, di sicuro ci aspettano anni interessanti.
Puoi seguire il resto della Core Story dedicata alla fine di Game of Thrones nell’indice.