Com'è il terzo film di Deadpool? Gli autori e i produttori sono riusciti a sorprendere il pubblico o hanno battuto una via già aperta? Per recensire una coppia di supereroi, scendono in campo due autori di Nerdcore.
La recensione di Alessandro
Deadpool & Wolverine è un film la cui sorpresa e godimento è direttamente proporzionale a due fattori: la propria età e l’attaccamento verso tutto il mondo della ormai defunta 20th Century Fox. Per me, con 30 anni alle spalle, è una lettera d’amore alla mia infanzia e ai film che hanno trasformato la mia passione per gli eroi in qualcosa che coinvolgesse anche il cinema.
Certo, la scrittura di questa lettera è affidata a Deadpool e più che una passeggiata nei ricordi è una corsa fatta di massacro, battute più che spinte e riferimenti allo stato economico/commerciale del Marvel Cinematic Universe.
Un po’ come dichiarato dallo stesso Raynolds, il film è un po’ un grande pretesto e una sorta di rivendicazione personale di una passione smodata. Si tratta di Deadpool all’ennesima potenza e con un budget più consistente per la presenze sulle schermo, con alcune scene d’azione veramente ben fatte e che reggono sulle capacità assolutamente straordinarie di Jackman e Raynolds. La coppia e i loro legami sono al centro di tutte le due ore di durata della pellicola e più volte ho riso di gusto mentre si affettavano da parte a parte come nei migliori albi che li coinvolgono.
Il film non ha alcun freno, è citazionista quanto vuole e tira fuori assi dalla manica come se piovessero nel tentativo di ricreare l’effetto in sala di Endgame e No Way Home. In parte direi che ci riesce, anche se quanto lo lascio decidere al pubblico popolare piuttosto che al sentiment di un’anteprima, dall’altra però mi chiedo se Deadpool & Wolverine sia un film capace di suscitare le stesse reazioni anche in chi non è mai stato a contatto con le produzioni della 20th Century Fox.
A mio giudizio è questo il punto più critico della pellicola: ha voluto sfiorare il sole della nostalgia senza però lasciare nulla, se non l’azione pura e cruda fin dalla straordinaria sequenza di apertura, a chi ha iniziato ad appassionarsi dal progetto Avengers.
Fuori dal mio essere contento di aver visto qualcosa che ha stuzzicato i miei ricordi con una pellicola eccezionale, non posso che essere dubbioso nel credere che questo sia il nuovo “faro di speranza per la Marvel” perché, effettivamente, non ha nulla a che fare con essa o le sue trame.
Continuiamo a vivere di citazionismo e cameo? Possibile che non possa esistere altro da utilizzare prima che il vaso trabocchi e diventi tutto fin troppo prevedibile e monotono? Lo stesso film dichiara il fallimento del multiverso con l’umorismo di Deadpool, e se lo spettatore ride direi che invece in Disney dovrebbero prendere quell’avvertimento molto seriamente. Del resto, non c’è quasi più nulla da poter citare ancora, prima di avere solo il futuro davanti.
La recensione di Felice
L’operazione alla base di quello che è diventato il franchise di Deadpool affonda nel profondo amore di Ryan Reynolds per il personaggio, e questo – chi ha seguito minimamente la storia cinematografica del mercenario chiacchierone – lo sa.
Così come saprà anche che i film di Deadpool sono stracolmi di citazioni, easter egg legati a praticamente qualsiasi settore della cultura pop, cameo divertenti, riferimenti a personaggi e situazioni della vita reale, ammiccamenti allo spettatore, prese in giro allo star system, alla Marvel, alla Fox, a chiunque passi in quel momento di fronte allo studios dove stanno girando.
Io, lo confesso subito, sono andato a vedere il primo film di Deadpool perché sono legato al personaggio e alla sua meta esistenza. Sono andato a vedere il secondo perché tutto quello che ho scritto nell’introduzione mi ha divertito tantissimo e sono andato a vedere il terzo perché volevo vedere fin dove sarebbero arrivati.
E la risposta a questa domanda, qualsiasi sia il punto che avete immaginato è: un po’ più in là.
Mentre andava il film a un certo punto un pensiero nitido ha attraversato la mia mente: deve essere bellissimo scrivere un film del genere, in cui puoi pescare a piene mani personaggi dei fumetti e di film per citare o stravolgere la loro storia, saccheggiare topos narrativi per usarli, deriderli o entrambe le cose, infilarci il cane più brutto del mondo, ripescare Wolverine e provare a dargli (di nuovo!) un arco narrativo sensato (e anche qualche momento riflessivo sulle seconde possibilità, sul senso di inadeguatezza e sulle aspettative altrui nei nostri confronti, va’). Potrei andare avanti a lungo.
Com’è, però, vedere un film del genere dal lato dello spettatore?
Se hai pagato il biglietto consapevole di tutto questo, ti troverai a esaltarti a ogni citazione, battere le mani all’uscita dell’ennesimo personaggio della tua infanzia, ridere delle volgarità strabordanti. Se, invece, ci sei finito per caso, allora o rimarrai scandalizzato e non guarderai mai più un altro cinecomic in vita tua oppure vorrai recuperare tutto quello che ti sei perso. In questo secondo caso, ne avrai per un bel po’ di anni, credimi.
A essere completamente onesti, vanno aggiunte un paio di postille: la maggior parte delle sequenze action sono coreografate e girate molto bene, soprattutto quelle in cui Deadpool & Wolverine si menano come i pazzi; la coppia di attori – amici anche nella vita vera – che interpreta i protagonisti funziona alla grande e lascia trasparire quanto siano bravi nei rispettivi ruoli e quanto si siano divertiti a girare proprio quelle scene; la colonna sonora è diventata la mia playlist di oggi, mentre scrivo questo articolo.
E sono uscito pure canticchiando Like a prayer, da buon millennial.