Chiamami col tuo Nome - l'arte di essere sé stessi
Chiamami col tuo nome è la storia di Elio, ma anche la mia storia, la tua storia, quella dell'amore che riesce a superare a tutto e ci permette di essere noi stessi
Sei condannato ad essere te stesso.
[…] La calligrafia. Il modo di camminare. Il motivo decorativo delle porcellane che scegli. Sei sempre tu che ti tradisci. Ogni cosa che fai rivela la tua mano.
Ogni cosa è un autoritratto.
Ogni cosa è un diario.
Chuck Palahniuk in questi versi esprime uno dei sentimenti più diffusi tra gli esseri umani. A chi non è mai capitato di vergognarsi di ciò che siamo? Capita a tutti, ogni giorno. Ci capita quando evitiamo di dire qualcosa che vorremmo dire perchè ce ne vergogniamo. Capita quando non facciamo qualcosa che vorremmo fare, quando proviamo a reprimere un sentimento, quando ci imponiamo di fare qualcosa che non vorremmo fare. Mentiamo a noi stessi per evitare di affrontare chi siamo veramente. Ci mettiamo delle maschere perchè abbiamo paura di ciò che direbbero gli altri vedendoci in faccia. Scusate, usiamo i filtri di Instagram, dimenticavo.
L'insoddisfazione dell'uomo contemporaneo nasce principalmente da questa perenne ricerche di essere qualcun'altro, non a caso questo è un tema cardine dell'arte postmoderna. Luca Guadagnino sarebbe d'accordo con me nel dire che accettarci veramente per chi siamo, con tutte i nostri difetti e imperfezioni, è il primo passo in un camino di ascetismo introspettivo.
Chiamami col tuo nome racconta la storia di un ragazzo che, come tutti alla sua età, fatica ad accettare veramente se stesso. La storia di Elio, interpretato da un delizioso Timothée Chalamet, un ragazzo di 17 anni che, all'arrivo di Oliver, interpretato da un altrettanto credibile Armie Hammer, sentirà la necessità di essere se stesso, fino in fondo. Elio si circonda da libri e musica, proprio grazie a quest'ultima riesce a tirar fuori ciò che invece tiene nascosto agli occhi degli altri e di se stesso. Elio è un'ipocrita. Come tutti noi, d'altronde. Mai più vere furono le parole di Lynch quando disse che l'umanità può esser riassunta dalla sua caratteristica principale: l'ipocrisia.
Non a caso Guadagnino sceglie di ambientare il film tra la più ipocrita delle classi sociali: la borghesia (anche se questa è una delle caratteristiche principali della sua filmografia). Nel periodo storico simbolo dell'ipocrisia, quello dell'Italia democristiana degli anni '80, in cui il Compromesso Storico stava nascendo. Elio è circondato dall'ipocrisia, tanto che, per omologazione, se ne veste anch'esso, quasi come scudo protettivo. A volte però c'è bisogno di rischiare, semplicemente perchè non si può fare altrimenti. Semplicemente perchè ci sono occasioni troppo grandi e desideri troppo forti. Il desiderio sì.
Accettare se stessi vuol dire accettare i nostri desideri, anche i più intimi. Così l'amore spingerà Elio a svestirsi dell'ipocrisia e, molto banalmente, seguire il proprio cuore.
Non saprei trovare personaggio che più rispecchi la definizione di Superuomo di lui. L'amore e il desiderio, quest'ultimo espresso proprio in quello sessuale, vista l'età di Elio e il fatto che, come Freud condividerebbe, è la forma prima e più profonda di espressione della parte sommersa della nostra mente. Una chiave per scoprire ciò che siamo davvero, non a caso, superando le ipocrisie e le regole imposte dalla società. Proprio per ciò non ho potuto fare a meno che pensare a come questo film sia pasoliniano, nel voler smascherare l'ipocrisia umana, che si pietrifica nei dogmi sociali e nella stigmatizzazione di chi tenta di distruggerli (non a caso Oliver, a differenza di Pasolini, teme molto le ripercussioni che potrebbero portare i suoi desideri).
Chiamami col tuo nome ci mostra quindi un ragazzo che si spoglia delle sue ipocrisie, fino ad il dolore e l'amore, le parti più profonde di noi stessi. Luca Guadagnino ci racconta questo percorso, per cui il film risulta più una storia di formazione che una d'amore. L'amore è solo un mezzo, il più potente di tutti. Non a caso Elio riesce persino ad accettare la sua bisessualità, cosa non facile nell'Italia dei primi anni '80, in cui, giusto per ricordarci, il divorzio e l'aborto erano illegali e considerate pratiche immorali.
Emblematico anche il fatto che ci riesca perchè isolato dalla società, visto che lui vive, insieme alla sua famiglia in una casa in campagna che racchiude il locus ameonus virgiliano e la casa dell'Emilio di Rosseau. Proprio quest'ultimo filosofo e pedagogista sembra essere il più presente nelle idee di Guadagnino e nel suo racconto, tratto dall'omonimo romanzo di André Aciman. Ciò si riscontra anche da come il padre sia la figura pedagogica più importante per Elio, specialmente nelle fasi finali del film.
La natura è una delle muse che ispira questo cambiamento. Se nelle sue precedenti opere, infatti, il regista italiano era bravo nel far vivere gli ambienti, qui si supera, proprio per l'importanza simbolica e pratica che la natura ha nella storia. Simbolica perchè ci mostra come è giusto che ogni cosa sia se stessa, in tutto e per tutto, per questo dovremmo seguire la nostra di natura, rimarcando ancora Rosseau e la filosofia stoica. Pratica perchè è parte fondamentale di ogni evento che vive Elio.
Ciò che vive è importante tanto il luogo in cui lo vive, per lo spettatore. Se penso alla sua storia d'amore con Oliver penso alle serate di brezza estiva che hanno vissuto insieme e alle giornate passate girovagando per la campagna del Nord Italia in bicicletta. Non c'è molto altro da dire, evitando gli spoiler, su cosa c'è dentro l'opera di Guadagnino, qual è il suo contenuto.
Un lato altrettanto importante è però la sua fattura. La forma. Se nel contenuto ho trovato Pasolini, la forma della storia e del film stesso richiamano moltissimi i classici del cinema italiano. Bertolucci, ad esempio, anche se ha dir la verità considera l'opera di Guadagnino superiore a un film come The Dreamers. Non solo però, l'amore verso i classici del regista italiano si estende verso Antonioni e Fellini, passando per i musical della Vecchia Hollywood e l'introspezione tipica della Nouvelle Vague di Godard e Bresson.
Luca Guadagnino spazia e raccoglie dal cinema che gli ha insegnato a fare cinema come il miglior Tarantino. Senza copiare però, Guadagnino impara dai suoi maestri e va oltre, grazie ad una ricerca estetica e stilistica molto personale. Infatti il più grande merito tecnico dell'opera sta proprio nel cavallo di battaglia del regista, qui ancor più enfatizzato, ossia la sua capacità di dar vita agli spazi e agli ambienti. Anche per l'importanza che essi hanno nell'economia della storia.
Con la stessa cura il sonoro e la fotografia riescono a rendere in toto la bellezza della natura, chiave per il film. La fotografia è sempre dolce, posata e permeata da una bellezza che però sembrerebbe quasi voler essere celata, come da riservarsi agli occhi di uno spettatore più attento e con un'attenzione ai dettagli maggiore. Il sonoro riesce invece a vivificare la natura e, grazie ad una colonna sonora fantastica, ad accompagnare la storia di Elio e Oliver come, d'altronde, la musica fa nelle vite di ognuno di noi.
Nel montaggio ritroviamo quel ritorno ai classici del cinema italiano che si manifesta anche nella regia. Il montaggio è posato, delicato, lascia lo spettatore respirare (cosa che, a quanto pare, nel cinema contemporaneo sta divenendo una rarità) e lascia il tempo che serve alla storia per esprimere con la giusta intensità ogni scena.
Se qualcuno mi chiedesse di consigliargli un film che funziona probabilmente uno dei primi che consiglierei è Chiamami col tuo nome. La storia di Elio riesce ad esser tanto personale quanto universale. La storia di Elio è la storia di tutti noi. E' la mia storia. E' la tua storia.
È la storia di un ragazzo che diventa uomo, compiendo il passo fondamentale per crescere: accettare se stesso. Non rinnegate le vostre emozioni, godetevi uno dei film italiani più belli degli ultimi 20 anni e tifate per lui agli Oscar (anche se so che sono peggio del Telegatto, lo so) sperando che sia il culmine di quel processo di rinnovamento del cinema italiano passato per Lo chiamavano Jeeg Robot, Veloce come il Vento e Perfetti Sconosciuti. Cercatelo.
Perchè, nonostante sia uno dei migliori prodotto italiani visti negli ultimi anni non ha avuto una distribuzione così massificata, visto che Guadagnino, oltreoceano, viene considerato come un grande autore, mentre, in Italia è semisconosciuto. Che sia la consacrazione di un'artista o la sua scoperta guardate Chiamami col tuo nome, non ve ne pentirete.