Abbiamo chiesto all’amico Roberto Vicario di darci le sue impressioni sull’anteprima di Captain America: Civil War. Dopo aver esaurito l’adrenalina in circolo cercando di rifare le mosse di Pantera Nera, ecco cosa ci ha scritto!
Uscire dal cinema dopo la proiezione di Aven…no scusate, Captain America: Civil War è stata una di quelle esperienze che difficilmente dimenticherò in tempi brevi. Avete presente quel misto di eccitazione e incredulità che inizia a scorrere nel corpo quando si capisce di aver appena preso parte a un evento fuori da qualsiasi parametro? Ebbene con l’ultimo film dei fratelli Russo io mi sono sentito esattamente così!
N3rdcore mi ha chiesto di buttare giù due righe sul film e io lo faccio molto volentieri perché, mai come questa volta, di carne al fuoco ce n’è davvero tantissima. Partiamo dal tema principale, la Civil War. Scordatevi quella del fumetto, non tutta ma buona parte. Gli sceneggiatori e i registi hanno costruito una guerra differente, più subdola, che viene controllata dall’alto e che si insinua tra le crepe e le ferite che i nostri eroi si portano dentro dopo anni di battaglie. È anche vero però che il tema principale resta sempre lo stesso: la pericolosità dei supereroi quando hanno carta bianca. Ed ecco quindi arrivare il redivivo Generale Ross interpretato dal glaciale William Hurt, pronto a far firmare a ogni supereroe un atto governativo che ne limita la libertà d’azione.
Ogni storia richiede il suo tempo per essere raccontata e, proprio per questo motivo, i Russo nella prima ora di film riprendono una struttura già vista all’interno di Captain America: Winter Soldier, sfruttando però una maggiore dinamicità data dai continui cambi di location che manco nei film di James Bond abbiamo visto susseguirsi così velocemente.
C’è Bucky (Soldato d’Inverno) che non sta bene, ma questo già lo sapevamo. C’è Steve Rogers che non riesce a togliersi dalla mente la volontà di aiutare un amico. C’è Iron Man che mai come in questo film viaggia, insieme al suo ego, su delle montagne russe fatte di pericolosi alti e bassi. Ci sono poi tutti gli altri che ruotano attorno a questi tre personaggi creando un equilibrio quasi perfetto, fatto di momenti più introspettivi, cazzotti (tanti cazzotti!) e qualche gag in pieno stile Marvel.
Onestamente non potevo chiedere di più a questo film. La coralità — Age of Ultron docet — non è una cosa semplice da gestire, soprattutto quando sul piatto ci sono personalità spiccate come Wanda Maximoff, Vedova Nera e due new entry piuttosto ingombranti. Ciascuno però ha un suo ruolo ben definito e sottolineato da battute che aiutano a capire qualcosa di più sulla sua posizione all’interno di un puzzle che muta costantemente sotto gli occhi dello spettatore.
Ma parliamo un attimo dei due nuovi pesi massimi che in futuro avranno lo spazio che meritano: T’Challa meglio conosciuto come Pantera Nera e Spider-Man. Il primo è interpretato in maniera egregia da Chadwick Boseman, un innesto all’interno del MCU che ho trovato estremamente positivo. Il suo personaggio ricopre un ruolo chiave all’interno della vicenda e una volta indossato lo splendido costume convince ancora di più. Sono davvero curioso di capire quanto la sua potente influenza e il suo carisma impatteranno i futuri lavori della Casa delle Idee, soprattutto alla luce di alcuni avvenimenti di cui si rende protagonista all’interno della pellicola.
Poi c’è Spider-Man e qui ragazzi mi sono sciolto in un brodo di giuggiole. Non sono mai stato uno Spidey fan, devo però ammettere che Marvel ha avuto il coraggio e la delicatezza di portare su schermo quello che è realmente Peter Parker a 15 anni: logorroico, cialtrone e a tratti irritante. Insomma il vero Spider-Man. Dieci minuti di computer grafica (perché di questo comunque si tratta) sono bastati per farmi dimenticare tutto quello che è stato realizzato precedentemente su questo personaggio. Menzione d’onore per quella gran donna di Marisa Tomei che in due minuti nei panni di Zia May riesce a bucare come sempre lo schermo.
Esaurita l’euforia per questi nuovi personaggi, quello che rimane è un film che quando deve spingere l’acceleratore sull’azione e sul coinvolgimento ci riesce senza troppi problemi, come solamente il miglior Dom Toretto sarebbe in grado di fare. La scena dell’aeroporto, quella dove avviene lo scontro tra le due fazioni e che rischiava di assomigliare a una rissa di mezzanotte tra ubriachi fuori da un supermercato, si è invece rivelata la battaglia più emozionante mai vista all’interno di un film Marvel con idee geniali come Giant-Man, Wanda Maximoff in modalità berserk e molto altro che voglio davvero lasciarvi il piacere di scoprire… citazioni da lacrime agli occhi comprese!
Ecco, in un contesto dove la Civil War viene pesantemente rivisitata i fratelli Russo hanno trovato il loro equilibrio. Gli amanti del fumetto avranno modo di captare citazioni prese pari pari dalla mini serie realizzata da Millar e McNiven. Coloro che hanno amato i film troveranno diversi collegamenti che gli faranno apprezzare ancora di più il fatto di aver visto tutti i film Marvel, compresi quelli brutti, e c’è persino un piccolo riferimento ad una delle serie TV.
Pazienza se molti penseranno che si tratta di una struttura forse già vista, o che la computer grafica a tratti sembri “smarmellare” manco ci trovassimo in una serie TV con René Ferretti alla regia. In fin dei conti quello che i Russo hanno creato è un enorme carrozzone del Luna Park dove tutto funziona e soprattutto ci si diverte come dei bambini, senza sacrificare un pizzico di maturità e profondità.
Insomma Captain America: Civil War è esattamente quello che volevo vedere. Uno scontro di ideologie in cui a prendere il sopravvento sono i sentimenti, le fragilità di ogni singolo uomo e la determinazione nel perseguire le proprie convinzioni al di là delle conseguenze. Questo è il maggior successo dei Russo, questo è il motivo che mi ha fatto amare Civil War e questo, signori, è il motivo per cui vi consiglio caldamente di non perdervi quello che per me è in assoluto il miglior film dei Marvel Studios.