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Aspettando Call of Duty - Black Ops Cold War

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Ogni anno abbiamo un nuovo Call of Duty, che questo ci piaccia o meno. Dopo l'anno scorso con il ritorno di Modern Warfare questo novembre tocca ad un altro nome storico, Black ops. Il nuovo capitolo sarà all'altezza dell'eredità del capostipite?

Durante il lockdown abbiamo fatto tutti qualcosa che non ci saremmo mai aspettati, qualcosa di deprecabile, qualcosa che non racconteremmo agli altri con tanta leggerezza e che a riguardare indietro, magari non rifaremmo.
C’è chi ha contattato una Ex, chi si è improvvisato cuoco e ha iniziato a postare foto di pizze orribili e piatti improbabili sui social e poi ci sono io che ho ricominciato a giocare a Call of Duty.

Avevo chiuso con gli sparatutto competitivi sviluppati da Activision la generazione scorsa che ricordiamo tutti come estremamente propizia per il genere)
Accadde che con il susseguirsi delle iterazioni le serie che si alternano di anno in anno mi erano venute a noia, complici un gameplay ridicolmente frenetico e la decisa virata verso la fantascienza CoD era diventato qualcos’altro, un prodotto modaiolo ed eccentrico che sposava pochissimo il suo gusto, per estetica e stile di gioco.

Fu così che tramite un amico iniziai a giocare a Battlefield, dapprima il 3 e poi il 4, che fu credo uno dei giochi sul quale passai più tempo online il primo eroico anno di PS4: eravamo in otto, i server crollavano a metà partita e la trafila per riconnettersi era lunga.
Sembrano anni e anni fa, invece era il 2013.

Troppi ricordi

Call of Duty non l’ho guardato per sette anni.

Sette lunghi anni in cui la serie Battlefield ha avuto alterne fortune, passando per il dimenticabilissimo Hardline, il glorioso, Battlefield 1 fino a schiantarsi definitivamente con Battlefield V: mappe accidentate in cui camminare era difficile, poca leggibilità dei giocatori sulle mappe, pioggia di camper di cui vedevi brillare le ottiche sulle colline come le stelle della Cintura di Orione.
E ti ritrovavi lì, riverso nel fango e nella neve aspettando che un compagno di squadra ti rianimasse per quegli interminabili 30 secondi dopo aver percorso chilometri per arrivare al centro dello scontro e non aver sparato nemmeno un colpo.
Terribile.

Ad una certa iniziai a pensare anche che il problema fosse mio “sono diventato troppo vecchio per queste stronzate” mi ripetei l’ultima volta mentre cancellavo dall’HD della mia PS4 Pro Battlefield V.

Vai a insegnare agli angeli a camperare.

Tornare a CoD era un’eventualità che nella mia testa non era stata nemmeno presa in considerazione.
Anche vero che le propizie circostanza che ne favorirono l’acquisto erano altrettanto imponderabili.
La prima è che Infinity Ward nel Novembre del 2019 ha davvero sfornato un gioco di tutto rispetto, anche andando al di là della facile etichetta nostalgica di ritrovarsi il sottotitolo catchy MODERN WARFARE in copertina, questa nuova iterazione è riuscita nella sua componente single player a tornare ad affrontare con la consueta maturità la tematica della guerra al tempo presente senza lesinare sulla spettacolarità da blockbaster hollywoodiano.
Mettiamoci poi una reclusione casalinga forzata, l'assenza di DLC a pagamento e gli appetibilissimi saldi del PSN.

Trovare un gioco per la massa, e per massa intendo anche una base di utenza casual, che mescola sapientemente tematiche “alte” e macinare nemici con un mitra è difficile, ma i ragazzi di Infinity Ward ci sono riusciti di nuovo. Non ci sarebbe stato da dubitarlo con quel nome, ma era da quando Zampella aveva lasciato la compagnia per fondare Respawn che non avevano così successo.

Un gioco per post-adolescenti di trentanni.

Per lungo tempo, durante i mesi del lockdown, il multiplayer di Call of Duty è stato l’unica interazione con persone esterne alla mia famiglia che ho avuto, tralasciando la messaggistica istantanea e i social network. E se proprio vogliamo fare un paragone, sicuramente più salutare di quest’ultimi.

Il segreto del successo del gioco sta nel suo gunplay ad orologeria, le mappe della dimensione giusta (per la maggior parte), un ritmo di gioco mai veramente proibitivo e aggiornamenti gratuiti ad ogni stagione che non spezzano la community.

Con il passare dei mesi, fisiologicamente, hanno iniziano a susseguirsi insistenti voci di corridoio sul successivo Call of Duty.
Il giocatore sa da anni ormai che sulla serie ci lavorano due software house in competizione tra loro che si alternano allo sviluppo dello sparatutto competitivo dell’anno.
È così da quando al primo Modern Warfare successe World at War.
Inevitabile come la morte e le tasse.

E quindi il meccanismo che scatta è una sorta di nostalgia di una cosa che ti potrebbe mancare nell’immediato futuro. La preoccupazione che quel ritmo, quel gunplay, quelle mappe, si perderanno nel tempo come nuvole di dati nell’internet per assecondare il bisogno dei videogiocatori di contenuti ad una velocità sempre maggiore.

Da quando il velo si è iniziato a levare su Call of Duty Black Ops Cold War, sviluppato da Treyarch, è stato impossibile restare impassibili.
Il capostipite della serie fu, a mani basse, il CoD single player che ho preferito: la storia alla Manchurian Cadidate, le operazione segrete e quella parte di storia moderna dove ancora non tutto è chiarissimo e quelle che erano fazioni assolute distinte in buoni e cattivi come poteva essere durante la seconda guerra mondiale andavano a cadere, scivolando nello spazio grigio degli egoistici interessi nazionali ad un passo dal disastro nucleare fortunatamente solo sfiorato.

Impossibile non esserne affascinato.

Con l’inizio della campagna marketing del nuovo Black Ops è iniziata la trafila dei comunicati stampa dove gli sviluppatori affermano fortissimamente che questo è “Il vero sequel del primo Black Ops” e che “riportare la serie Black Ops alla sua forma originale”… insomma, cose che sentiamo ogni volta che si vuole rilanciare un media di qualsiasi tipo.
Al di là dell’idea generale e dello spirito, la mia preoccupazione era tutta sul gameplay.

Il comunicato stampa di cui abbiamo una diapositiva.

Questo weekend sono riuscito a spendere qualche ora in compagnia della Beta Multiplayer del nuovo CoD, sperando di sedare, almeno in parte, la mia irrequietezza.
Qualcosa nell’impalcatura e nella gestione dei menù è subito estremamente familiare.
La scherma ti avvio divisa in sezioni verticali di cui l’unica selezionabili è proprio quella del multy, similmente la scelta della modalità di gioco online in riquadri accostata sul lato sinistro dello schermo.
A cambiare sono fino ad ora piccole cose, nella parte alta dello schermo, dei menù a scorrimento che presentano voci diverse da quelle di MW.
Uno sgradito ritorno alle classi, il sistema di Carte mi incuriosisce ma la beta non mi da modo di approfondire, selezione degli ormai immancabili operatori, una selezione di avatar per caratterizzare il proprio personaggio esteticamente.

Non poter accedere all’armeria mi indispone: un buon terzo del gioco per me è quello della costumizzazione delle armi, non come vezzo ma per adeguare in maniera sartoriale ogni arma alle esigenze dettate dal mio stile di gioco.
Altro punto che mi fa storcere il naso è la disponibilità di ben otto slot di modifica per arma contro i cinque di Modern Warfare. Black Ops è caratterizzato da un’armeria "vintage" seppur non eccessivamente risalente, quanti e quali tipi di modifiche si potranno apportare ad armi “vecchie” anche considerando il livello di sviluppo tecnologico degli anni ’80? Per adesso non ci è dato di sapere.

Avviata la partita con la consueta rapidità di un netcode ben collaudato, il gioco inizia.
Dal punto di vista puramente scenografico, sembra tutto molto bello da vedersi già adesso, sicuramente interessante la Miami Notturna illuminata dai neon che immagino con una macchina più performante, l’HDR e l’RTX diventa una gioia per gli occhi per gli amanti dell’immaginario vaporwave.
Divertente anche la mappa Armada articolata su varie navi tra le quali muoversi con zip-line e corde.
Troppo grande per il numero di obiettivi, lo schianto del satellite nel deserto che presenta un’ampia zona “vuota” a lato che diventerà presto teatro di insensati scontri lontano dagli obiettivi o pratico luogo di raduno per camper. Per come mi aveva abituato MW, pensavo che quella zona fosse scenografica e ingiocabile pena eliminazione, ma invece no.

Sembra Battlefield, lascio decidere ai posteri se questo è un bene o un male.

L’apertura delle mappe in CoD è spesso problematica, già in MW quando uno scontro in Aniyah Palace, ad esempio, comportava delle criticità.
Così nella mappa Armada è molto facile per un giocatore piazzarsi su una delle navi dotate di torrette, portarsi a distanza di sicurezza e tenere sotto tiro i punti delle zipline quasi senza che i giocatori della squadra avversaria possano fare niente per difendersi.
L’utilizzo di mezzi comporta sì un notevole incremento delle possibilità offerte ma di contro uno squilibrio per i giocatori che non riescono ad appropriarsene.

Sul fronte del mero movimento non ho notato sostanziali cambiamenti tranne una limitazione nelle scelte delle azioni eseguibili. Non è possibile poggiare l’arma su una sporgenza per avere maggiore stabilita, non è possibile aprire le porte silenziosamente. Da un lato questo snellisce il gameplay dandogli un look old school, dall’altro toglie opzioni tattiche al giocatore, che è sempre un male.

Le serie di uccisioni adesso sono cumulative e non vengono interrotte dalla morte del giocatore e questo trasformerà troppo presto le mappe in un susseguirsi di automobiline esplosive, colpi di artiglieria e aerei spia, quando tutte le opzioni saranno disponibili nel gioco completo sarà un carnaio.

Il gunplay mi è sembrato incredibilmente rozzo.

È vero che sono ormai abituato a MW che è un prodotto estremamente più rifinito che ha subito nel corso dei mesi aggiornamenti e bilanciamenti anche importanti (la famosa patch di 100gb, per dirne una) che aggiungono vere e proprie porzioni di gioco oltre a livellare gli squilibri, ma il feeling con le armi è incredibilmente a sfavore del nuovo Black Ops.
Completa assenza di differenze di feedback tra il fucile mitragliatore e la mitraglietta, unica differenza in termini di portata ma per il resto qualcosa non va, sembra tutto incredibilmente pesante nell’atto dello sparare che non si ripercuote sull’effettivo effetto dei colpi, e qui si arriva alla questione del Time-to-Kill aumentato artificiosamente che sembra piacere tanto alla critica in giro ma che a me puzza terribilmente.

Come maneggiare sparachiodi.

Il comparto grafico allo stato attuale appare estremamente grezzo con il solito campionario di fenomenologico da beta: animazioni non rifinite, texture sbiadite, effetti di morte estremamente innaturali, gente che con le esplosioni viene sbalzata in giro come bambole di pezza.
Aggiungiamo anche un’interfaccia un po’ invasiva nel momento in cui sui nemici a cui stiamo sparando appare in testa una “barra dell’energia”.

Questa prova di Call of Duty Black Ops non mi ha lasciato una buona sensazione, credo che il lavoro da fare per portare il gioco allo standard che Modern Warfare ci ha abituato sia ancora molto, almeno nel caso che il lavoro si voglia fare e quelli che ho preso come difetti non siano effettivamente elementi caratteristici del feeling che vuole dare il gioco completo.

Le sensazioni che provai la prima volta che avviai una partita multiplayer di Modern Warfare erano completamente diverse.
Una sensazione di familiarità e intuitività nel giocare che non mi sarei aspettato possibile.
Era come tornare a casa.

Modern Warfare è come quel cappotto invernale che all’arrivo del primo freddo tiriamo fuori dell’armadio e che ci sta come la prima volta che lo abbiamo indossato.
Il nuovo Black Ops per ora appare come uno di quei montoni vintage rifatti adesso, più attillati degli originali, che al posto della vera lana hanno la fibra sintetica.

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