Site icon N3rdcore

Analisi di Dylan Dog #405 - L'uccisore

 

Per parlare di questo Dylan Dog 405, scritto da Roberto Recchioni e disegnato da Giorgio Pontrelli, è utile partire dalle ultime tavole dello scorso 404, dato che, come è noto, questa miniserie 666 si basa su uno stretto entrelacement tra le varie storie, che ne esalta la stretta continuity. Le tavole da 93 a 98 del 404, dunque, sono le prime tavole della storia sviluppata appieno sul 405. Una sequenza muta, come quella centrale di Anna per sempre. Si evoca il numero 5, Gli uccisori. Dopo l’idilliaca quadrupla (93) che ricorda la Grand Jatte di Seurat, due giovani ragazzi (con una reminiscenza del Dejuner sur l’herbe?) sono assaliti da un netturbino. L’immagine è potente nella sua ambivalenza. Da un lato, per chi conosce gli Uccisori originali di Sclavi-Dell'uomo, è evidente cosa sta succedendo: il netturbino è mosso dalla sua arma stregata – o da qualche esempio simile di tecno-chaos magick. Per un lettore “nuovo” c’è la possibilità di credere che agisca un odio specifico, razziale, omofobico (non a caso si evidenzia il “rubbish remover” della giacca del netturbino). E, per quanto errato a un primo livello, non sarà del tutto infondato: ma le pagine seguenti, scatenando una violenza insensata ed erga omnes, cancelleranno temporaneamente tale impressione. Di qui in poi, si fa riferimento al nuovo albo vero e proprio, il 405: consiglio naturalmente di leggere prima l'albo (e magari anche il numero 5, a cui si ricollega).

Come già fatto nel corso di questa serie, Recchioni opera una rimozione del “corpo” del n.5, spostandoci con l’avvio del 405 direttamente alla conclusione della vicenda. Una coupure che vale di più che un remake puntuale, perché fornisce stimolo al lettore nuovo di recuperare la storia, e al lettore affezionato offre direttamente la rilettura, depurata della ripresa passo-passo di ciò che già conosce, offrendogli poi una storia totalmente nuova, benché collegata ai temi della storia citata.

La pagina d'esordio (5) con la statua di Nelson “spezzata” dalle vignette, seguita da una doppia splash (6-7) di caos e devastazione, ci evidenziano subito l’importanza che anche qui, come nei numeri precedenti, avrà la forza delle immagini. Recchioni ha di recente dichiarato, rispetto al suo Chambara, che “il segreto di un bravo sceneggiatore è camminare sulle spalle dei giganti”: una attenzione all’elemento visivo che emerge anche in questa nuova stagione dylaniata, accentuando ancora, se possibile, quanto fatto nel corso della sua curatela del personaggio. Con Pontrelli ritorna, ancora una volta, un autore dal segno di sintesi, che nel corso dell’albo avrà più occasioni di notevoli prove di bravura.

Il de-briefing con Lord Wells (8-14) sposta l’elemento esoterico dagli oggetti stregati a una app sul cellulare maledetta, seguendo l’innovazione high-tech del nuovo corso (già nell'era-Ghost). Il colpo di scena - che non dirò, anche se anticipato dall’anteprima sul sito Bonelli - riprende e ribalta il finale controverso degli Uccisori. Un albo potente, il n.5, in cui Dylan Dog è spietato verso i colpevoli, uccidendo a sangue freddo i responsabili dell’ondata di follia; gli esecutori, di fatto, di un piano di Xabaras, che fornisce loro la dovuta consulenza iniziatica. Già Gli uccisori di Sclavi era un titolo a doppio taglio: chi sono gli uccisori? I singoli “folli omicidi” o chi dall’alto crea le condizioni per la loro esplosione di pazzia distruttiva?

Qui la cosa viene problematizzata, come evidenziato ovviamente anche dalla copertina di Cavenago, al solito di grande potenza iconica e basata, come sempre, su una citazione di Dellamorte Dellamore. L’uccisore è quindi certo il colpevole dell’ondata di follia e, nel prosieguo dell’albo, il già visto serial killer “umoristico”, il villain orizzontale che sarà affrontato nel prossimo numero di “fine stagione”. Ma anche Dylan Dog, che si arroga il diritto di divenire vendicatore, pur sentendone poi subito il peso schiacciante (particolarmente brillante il confronto con Bloch, a più riprese e trasversale all’albo, che delinea anche le ombre morali del mentore di Dylan su questo tema).

È interessante inoltre che sia problematizzato il “Bad Detector” (pag. 11), perché questo getta una luce inquietante anche sul numero 5 originario, che potrebbe essere riletto diversamente alla luce di questo 405. Come vediamo, carne al fuoco a sufficienza per un numero intero. Siamo alla decima pagina di fumetto.

Anche nei momenti di decompressione, gli autori riescono a dare una forza iconica potente a singoli dettagli, caricandoli di significato. Basti guardare la prima vignetta in 18.i, ingrandimento di un dettaglio “quotidiano” del Dylan Dog storico che qui mostra un successo del personaggio, ma con una discrezione comunicativa che gli dà forza e mette al centro il potere dell’immagine sequenziale. In modo  simile, il passaggio tra pag. 21 e 22 è reso più sottilmente inquietante dal contrasto tra il “romanticismo seriale” dylaniato (quello messo in discussione ne “Il cuore degli uomini”, ma qui ovviamente pienamente operativo) e il serial killer umoristico, in azione qui si una vittima femminile ridotta, letteralmente, a “pollastra”.

Non manca, come in tutto il “nuovissimo corso”, lo splatter, qui particolarmente disturbante nel mirabile segno di sintesi di Pontrelli (24). Curioso notare come la “gag degli antiemetici di Bloch” (p. 25), nel Dylan Dog originario, era spesso un modo per stemperare con humour l’efferatezza di un delitto limitandone l’effetto gore (specie dal dopo “Caccia alle streghe” in poi): Bloch stava male, quindi il delitto – raccontato solo tramite la sua reazione – era atroce.  Qui invece la scena si aggiunge allo splatter, che viene mostrato al lettore senza mediazioni.

Nel proseguire delle indagini, la centralità del ruolo di Rania permette un approfondimento della sua figura che nelle precedenti fasi della nuova gestione era apparso un po’ bloccato nel suo potenziale (maggiore lo sviluppo, a tale proposito, di Carpenter), e che qui invece ottiene un ruolo di assoluto rilievo.

Lo sviluppo del serial killer “comico” segue il set-up dei numeri precedenti, come logico attendersi (molto efficace lo scambio col commesso citazionista a p.29), ma è particolarmente brillante la triplicazione del ruolo che impedisce di decidere in modo assoluto circa la sua identità, almeno in questo numero. Non mancano naturalmente indizi, ma volutamente mai decisivi, creando un forte arco di tensione verso l’ultimo numero (che non è detto verrà sciolta).

Da annotare anche tav. 43, dove il vero potere di Dylan Dog non è da ricondursi tanto al “quinto senso e mezzo”, che lui qui rivendica, ma alla sua sfacciata fortuna, (una revisione che è anche, in parte, una retrocontinuity) con un rimando alla “fisica fantastica” teorizzata da John Ghost alla fine dello scorso ciclo, e citata nel 402 anche da questo nuovo Dylan Dog: un espediente dichiaratamente metanarrativo.

A p.46 bella quadrupla con cameo di Paul Stanley (il chitarrista dei Kiss), Freddie Mercury, Lady Gaga, Stanlio e Ollio, Elvis, Buster Keaton, Stan Lee e Charlot, giustificata dal prosieguo dell’indagine. Il siparietto comico con Marilyn conferma gli alti livelli di scrittura brillante (con citazione finale di A qualcuno piace caldo di Billy Wilder). A p.51, ministro della sanità inglese con una possibile somiglianza a Boris Johnson (che non si è distinto per brillantezza nell’attuale emergenza sanitaria) permette una nuova scena splatter senza compromessi, e ci conduce alla metà dell’albo, dove l’indagine conduce quindi a una nuova scena efferata resa di particolare impatto per la relazione interna alla serie che istituisce (saggiamente, Recchioni si è premunito di rievocarla prima per rendere massimo l’effetto). In tutto questo splatter si conferma ancora la bravura di Pontrelli, che non rinuncia al segno di sintesi che gli è proprio ma che riesce a rendere ugualmente disturbanti e morbose le scene. Più ancora, forse, che con uno stile totalmente realistico, per il contesto profondamente metafumettistico: è la carne stessa dell’icona che viene squarciata.

Una nota la merita anche p.75: in numerose pagine dell'albo, abbiamo un susseguirsi di vignette identiche e mute in cui si modifica solo la posizione dei personaggi (es.: 30-31, 55), a indicare il passare del tempo. Una soluzione già apparsa in altri albi del nuovissimo corso, ma in 75 è radicale, poiché le quattro vignette sono assolutamente identiche, a indicare un Dylan assorto nello studio. In questa forma è forse un'innovazione di quest'albo.

Ma il vero trionfo del segno viene orchestrato nel finale, dove l’accelerazione verso il fantastico di p.76 porta a giocare, magistralmente, con la seduzione onirica dell’inchiostro, come appariva già nel 404, a partire da p.12 fino alla conclusione di p.92 (sulla scorta, va detto, dell’originale n.4, da cui la prima scena era ripresa). Scene perfettamente funzionali alla storia e al tempo stesso dichiarazione poetica del fascino incontrastabile del bianco e nero per la messa in scena dell’orrore (non manca qualche noterella polemica verso i detrattori del nuovo corso, a p.81, a cui in questi giorni si dedica anche - con una sfumatura di sardonica ironia - il nuovo "Old Boy" alle porte). Le ultime tre vignette di p.83, in particolare – contestualizzate all'apice di un crescendo di tutto l’albo, in vari aspetti – hanno una forza simbolica imponente, giocando sulla stessa convenzione che dà il nome al fumetto (in Italia). Parole e segno, testo e sua raffigurazione grafica, confluiscono nell'edificare una sequenza potente, che culmina nell'opera al nero di p.87 (con un montaggio scaleno, rarissimo nel bonelliano, che cita il Devilman di Go Nagai) e nella tavola “alla De Luca” (88).

Il salto a p.89 a un segno diverso (Roi, di nuovo, che viene – giustamente – elevato così a pilastro del “nuovo canone”) non ha solo un significato extra-diegetico (il nuovo montaggio degli episodi, mutuato dalla serialità inglese “alla Sherlock”), ma intra-diegetico, con la confluenza delle dimensioni parallele che crea il preludio per il finale di stagione.

Dopo un valido avvio già nei primi numeri (la cui riuscita era aiutata anche dalla seduzione mitologica del seminale numero uno) questa miniserie Dylan Dog 666 ha saputo darsi ulteriore slancio nel 404 e in questo 405, che ne ha mantenuto l’alta qualità messa in campo. Grande aspettativa, a questo punto, per il 406, destinato a dare il giusto pay off ai vari set up messi in campo, permettendo di completare il giudizio su questo intero ciclo di rinascita del personaggio.

 

Exit mobile version