Cinzia, il capolavoro empatico di Leo Ortolani
La storia di Cinzia, la donna che ogni uomo vorrebbe essere. Un fumetto in perfetto equilibrio tra ironia e introspezione che racconta la vita di chi, non trovando un posto nel mondo, se lo crea.
Cinzia è una transessuale, è una persona allegra, sempre pronta alla battuta e al doppio senso. Ama con passione, vive di sorrisi e di abiti leopardati che sono diventati una corazza contro gli sguardi e i commenti, è una donna nel corpo di un uomo che difficilmente può trovare lavoro perché il nome sulla carta d’identità non corrisponde al suo aspetto. Cinzia è sempre fuori posto, perché per gente come lei non c’è spazio sull’Arca di Noè.
Un bel giorno Cinzia si innamora di un uomo e il contraccolpo di quell’emozione la porterà a dimenticare tutto ciò che la rappresenta, a scendere a patti col mondo, che però non si è scordato chi è.
Cinzia è un fumetto di Leo Ortolani che nasce come spin-off di Rat Man, ma che ignora completamente supereroi e topi che flettono i muscoli e sono nel vuoto per concentrarsi su un personaggio nato originariamente per farsi grandi battute sui transessuali e sul fatto che Cinzia sia particolarmente dotata per poi diventare piano piano qualcosa di più. Più cresceva Ortolani, più lei acquistava importanza.
Sarò onesto, mi sono avvicinato all’opera con un bel carico di scetticismo. Ero sicuro che avrei riso, perché i tempi comici di Ortolani sono un orologio svizzero che non sbaglia un rintocco, ma non mi sembrava dotato della sensibilità necessaria per andare oltre gli scherzoni e i 30 cm di dimensione artistica. Attenzione: non sto dicendo che Ortolani sia bravo solo quando resta nel comico, negli anni l’autore ha dimostrato che quando vuole deviare improvvisamente sui toni introspettivi e drammatici riesce a piazzarti delle stilettate nel fianco con precisione chirurgica, ma parlare di transessualità, comunità LGBTQ e identità sessuale senza sollevare un vespaio è un’impresa degna del campione mondiale di Allegro Chirurgo. Per dirla con una espressione che amo: Ortolani stava spingendo un secchio di merda con un bastone troppo corto.
E invece succede che Cinzia è uno dei più bei fumetti, anzi, racconti, anzi, opere in generale nate in Italia di quest’anno. Un piccolo capolavoro di empatia. La trama segue intelligentemente il canovaccio della romcom all’americana con qualche momento musical e ne contiene tutti gli elementi base: un’amica saggia, un amore da conquistare, equivoci, trasformazioni, ostacoli e una risoluzione finale. La vedessimo al cinema probabilmente supererebbe di molte spanne qualunque film di genere col passo sicuro di una transessuale sui tacchi vestita in animalier. Sfruttando questo canovaccio il racconto funziona, perché risulta subito familiare, eppure nuovo. Tutto scorre in maniera estremamente naturale, anche nei buffi momenti di accompagnamento musicale.
Pagina dopo pagina Cinzia di conquista, ti si avvicina senza la pretesa di insegnarti quanto è dura la vita delle persone “diverse” ma raccontandoti semplicemente la sua storia in una serie di dialoghi scritti benissimo. Cinzia soffre ed è felice in quanto umana, in quanto persona, non in quanto transessuale, anche se ovviamente i suoi problemi sono amplificati dalla sua situazione. È diversa, ma diversi lo siamo tutti e ognuno di noi bilancia in qualche modo ciò che vedono gli altri con ciò che vediamo allo specchio. Ma più che soffrire Cinzia ride, del perbenismo, di ogni perbenismo, anche di quello di chi dovrebbe lottare per i diritti di tutti e si perde in dettagli, sigle, riunioni. La sua capacità di rimanere equidistante è una delle qualità migliori del fumetto, perché Cinzia è solo Cinzia. Sono molto curioso di sapere come il fumetto verrà accolto nella comunità queer.
Senza farti la morale (impossibile, visto l'odio dell'autore per il politicamente corretto), senza (perdonatemi) buonismi, senza mettersi sul piedistallo Ortolani utilizza l’ironia come una scala con cui superare i pregiudizi e portare il lettore davanti a una vita fatta di “vorrei ma non posso”, di rinunce amare, di muri e del bisogno di bilanciare tutto questo con bordate di ironia. Proprio per questo quando il racconto si fa difficile, intimo e triste come lo sguardo a un corpo che non senti tuo, il colpo arriva più forte.
E quindi bravissimo Ortolani, che riesce a spingere quel secchio con eleganza, dimostrando una grandissima capacità di mettersi nei panni dell’altro senza rischiare l’effetto “adesso vi spiego io, uomo etero, quanto è dura essere transessuali” e a trasformare il suo personaggio in un simbolo universale di coraggio e affermazione,
Cinzia è un inno alla gioia, all’amore, per gli altri e per sé stessi. Ci invoca al rispetto dell’altro, ma soprattutto ci ricorda che se ci forziamo a essere sempre come vogliono gli altri non saremo mai capaci di vivere felicemente. D’altronde, citando l’immortale Ru Paul: “Se non riuscite ad amare voi stessi, come diavolo farete ad amare qualcun altro?”.