Il casino di Helldivers 2 mi ha ricordato cosa ci siamo persi regalando internet alle aziende
Sony ha chiesto a tutti i giocatori PC di creare un account PlayStation Network per continuare a giocare, non è finita bene, ma è un caso raro in cui le aziende, dopo aver preso il controllo, hanno fatto un passo indietro.
Helldivers 2 continua a essere un interessante laboratorio sull’attuale mercato videoludico. Lo è stato offrendo una lezione a tutti su come si gestisce una community e come si crea un game as a service di successo (hint: senza cercare di mettere costantemente la mano sul portafoglio dell’utenza e offrendo loro un’esperienza profonda e divertente).
Lo è adesso che in pochissimi giorni si è consumata una ferocissima polemica che ha ruotato attorno alla sottoscrizione dell’utenza PC di un account PlayStation Network e su cui Sony ha fatto un saggio, ma abbastanza clamoroso, passo indietro.
Piccolo riassunto delle puntate precedenti
Helldivers 2 è uscito qualche mese fa per mano di Harrowhead Studios, ma pubblicato da Sony su PlayStation 5 e su PC. Su come sia il gioco ne abbiamo parlato un po’ qua e io ne ho scritto anche su Link – Idee per la TV, e se proprio non avete voglia di approfondire vi basti sapere che è andato molto bene, soprattutto per le aspettative di un titolo multiplayer tutto sommato non molto spinto né conosciuto.
In poco tempo e non senza qualche momento di attrito (che ci sta quando coinvolgi milioni di persone non particolarmente equilibrate come accade spesso nelle community gaming) si è creata una comunità compatta e coesa, così compatta da aver chiesto a gran voce la pubblicazione del gioco anche su Xbox. Una cosa che non capita praticamente mai, anzi.
Il dettaglio interessante sta nel fatto che è andato decisamente bene su PC. Grazie alle copie vendute su PC il gioco è tra i 7 più grandi successi di Sony negli USA, senza non sarebbe neppure al ventesimo posto.
Dopo mesi in cui il gioco è stato uno dei più amati da critica e giocatori Sony ha deciso di inimicarsi un sacco di gente con una scelta forse non ragionata troppo bene, ma che forse sulla carta non dev’essere sembrata così assurda.
Helldivers 2 è stato inizialmente venduto senza alcun bisogno per l’utenza PC di creare o collegare il proprio account Steam a PSN, cosa che accade con moltissimi altri giochi ed è ormai la norma per un sacco di piattaforme gestite direttamente dai publisher. Te lo chiede Ubisoft, te lo chiede Rockstar, te lo chiede EA. A volte è una richiesta obbligatoria a volte no, a volte incentivata da piccoli bonus, altre volte obbligata per giocare online.
Perché viene fatto? Perché così le aziende possono farsi un’idea dell’utenza e soprattutto fare massa critica che può sempre far comodo in un comunicato stampa, per mandare promozioni eccetera.
Il fatto che si faccia e il fatto che ormai l'utenza si sia abituata come se niente fosse però non vuol dire che la cosa sia sempre gradita, in questo in particolare no.
Non appena Sony ha chiesto il login obbligatorio il gioco è stato tempestato di review negative, proteste, online, flame su ogni social network. Ovviamente dall'altra parte c'era chi faceva spalluce, diceva che andava tutto bene e come al solito la gente fa troppo rumore per nulla. Al di là di tutto io la gente che difende le aziende faccio fatica a capirla, ma è un problema mio.
E vi dirò la verità, per una volta, nonostante le solite esagerazioni, è stato bello vedere che succedeva non perché nel gioco si era osato mettere una protagonista donna o queer.
Il dramma è esploso non solo perché l’utenza PC non aveva alcuna intenzione di dare i propri dati a Sony, ma perché il PSN non è presente ovunque, non lo è in più di 170 di Paesi in cui il gioco è stato venduto, e quindi un sacco di gente semplicemente non poteva giocare a un titolo regolarmente acquistato.
Quello che sembrava un piccolo paradiso di successo in un periodo particolarmente di merda per il settore stava rapidamente trasformandosi in un gioco morto e abbandonato dall’utenza. Il tutto alle spese del gioco stesso, i cui capi non avevano alcuna voce in capitolo.
Dopo circa tre giorni, e dopo aver bloccato le vendite di Helldivers 2 in tutti quei paesi in cui non è presente il PSN, Sony ha fatto un passo indietro dichiarando che stanno ancora imparando cosa è meglio per l’utenza PC e che il collegamento tra account Steam e PSN non era più obbligatorio.
Senza dubbio una vittoria dell’utenza, ottenuta grazie anche alla feroce protesta delle recensioni negative, che di solito però non sortisce questi effetti, forse perché di solito le aziende sono ben consapevoli che poi alla fine le persone comprano, mentre in questo caso c’era anche il rischio di perdere dei soldi.
Non solo per chi non avrebbe comprato il gioco per protesta (mi fido sempre poco della capacità dei giocatori di boicottare) ma perché Steam aveva iniziato a offrire rimborsi, visto che l’obbligatorietà di collegare gli account era stata aggiunte nelle note legali del gioco in un secondo momento.
Mi piace pensare che la gente si sia tutto sommato rotta le scatole di quella che, passando per una semplice abitudine, diventa l’ennesima occasione di controllo, di metrica falsata, di forzature sull’utenza di aderire ai tuoi servizi anche se sono quasi un ostacolo tra loro e il gioco. Di aziende che fanno e disfanno, cambiando anche le scritte in piccolo senza troppi problemi, sapendo bene di avere il coltello ben saldo dalla parte del manico. O almeno così sembra.
Quando il gioco era tuo
Questo evento e soprattutto l’accenno al dover capire l’utenza PC, mi ha ricordato un po’ anche la differenza che storicamente c’è fra chi gioca online su un computer e su console. Dico “c’è” ma forse in verità “c’era”.
Nei primi anni del gaming online e finché le console non sono diventate una piattaforma importante in tal senso, quindi nel periodo tra la metà anni ’90 e la metà dei primi 2000, chi giocava online poteva contare sul controllo quasi totale del gioco.
Era assolutamente normale che esistessero dei server privati, gestiti da clan, aziende, privati, siti internet, su cui era possibile giocare mappe ufficiali, non ufficiali, mod e così via. Ogni server aveva le sue regole, i suoi personaggi ricorrenti, il matchmaking era una cosa quasi del tutto sconosciuta, visto che tendenzialmente giocare online non era una cosa di livelli, ranking eccetera.
Non sto dicendo che fosse meglio o peggio, semplicemente era così. Sul tuo server il gioco girava più o meno come volevi tu. Volendo allargare il discorso era un po’ quello che succedeva con tutta l’internet in generale in quegli anni. Con tutte le macchinosità del caso era uno spazio di creazione con un controllo relativo da parte delle aziende. E niente ti vietava di continuare a giocare per i fatti tuoi a un titolo vecchio e non più supportato. Cosa che accadeva regolarmente.
L’arrivo definitivo delle console nell’agone del multiplayer, sancito in maniera del tutto arbitraria dal sottoscritto con Xbox 360 e PlayStation 3 (non che prima non ci fossero stati tentativi e non ci fossero giochi online, ma la pratica era molto meno diffusa) anche questa parte dei videogiochi è diventata sempre più ad appannaggio delle aziende.
Ai server privati si sono sostituiti quelli gestiti direttamente dalle aziende, che sono più gestibili, più comodi, più veloci, più standardizzati, più numerosi, ma un costo che ricade sull’utente finale, che per usarli spesso si deve iscrivere, e con un controllo dell'utenza tossica molto più complicato. Inoltre sapere quanta gente gioca e come gioca è fondamentale per tarare il servizio e rendere il gioco sempre nuovo e appetibile.
Questa pratica poi ha preso piede su PC, salvo rari casi, anche perché i titoli si sono fatti sempre più complessi e difficili da gestire per il singolo. E infatti i Lan Party, che prima erano un momento molto importante delle community, sono quasi spariti (ok sono spariti anche perché le connessioni sono migliori).
Un conto è far girare delle mappe di Counter Strike, un conto, per quanto PC e linee siano molto più potenti è dover gestire un titolo di oggi. Che oltretutto si basano moltissimo su ranking, patch continue e una infrastruttura che dev’essere il più possibile standardizzata.
In questo modo tutto più comodo, accessibile e gestibile rispetto allo sbattersi per trovare uno spazio libero in server esterni, senza dubbio, ma come è accaduto con lo streaming e altri servizi abbiamo barattato la comodità e la facilità d’uso col controllo. E quindi ecco le iscrizioni ed ecco che se il gioco non è più supportato addio, non ci giochi più.
E questo vale soprattutto per l’utenza console, da sempre molto più abituata a fare come viene chiesto, senza porsi troppi problemi, mentre forse in chi usa un PC, soprattutto in chi ha 30/40 anni, qualche vecchio rimasuglio di spirito punk forse è rimasto.
Non sarà questo gesto a cambiare l’inevitabile corso delle cose. Però è sempre bello ricordare alle aziende che il rapporto e ha due strade e che non c’è servizio senza pubblico.