The Hunt, un'ode alle mazzate bipartisan
The Hunt è un survival horror divertentissimo dove tutti fanno schifo, tranne la protagonista, una Rambo alla quale non frega niente e che mena come una Dea
La sorte distributiva di The Hunt è stata segnata da ogni sorta di sciagura. Negli Stati Uniti il film avrebbe dovuto uscire addirittura a settembre 2019, ma un'estate flagellata dalle sparatorie di massa ha fatto sì che la data di uscita fosse fatta slittare di quasi un anno. Il prodotto della sceneggiatura di Nick Cuse e Damon Lindelof è infatti arrivato in sala soltanto il 17 marzo 2020, in tempo per accogliere la pandemia e la chiusura dei cinema di mezzo mondo. Fuori dagli States, The Hunt è poi stato distribuito direttamente in digitale ed è disponibile da pochi giorni anche qui in Italia.
Vedendo il film, si può effettivamente notare un massiccio utilizzo di armi da fuoco, ma non sono sicura che il motivo della sua scomparsa durata mesi dal circuito delle sale sia interamente dovuta alla questione pallottole. Vale la pena ricordare che a settembre 2019 sono usciti senza problemi Rambo: Last Blood e Joker (dato in anteprima il 28 settembre, il giorno dopo alla data di uscita iniziale di The Hunt). Oltretutto, The Hunt non è fissato con le armi per sé, e ce lo dice fin dal titolo. Pistole, fucili e bombe a mano sono solo mezzi per raggiungere un obiettivo, al quale si arriva con un vasta gamma di strumenti, dal gas alle mani nude.
Il messaggio ritenuto pericoloso in The Hunt non era "come sono belle le armi, usiamole a più non posso", ma "chiunque può essere abbastanza stronzo da mettersi a dare la caccia a degli esseri umani per divertimento". Tutta un'altra cosa.
Il meccanismo di The Hunt è piuttosto semplice e non particormente innovativo: un gruppo di ricconi rastrella gente in giro per gli Stati Uniti e li riunisce su una proprietà in mezzo al nulla, dove iniziano a farli fuori. Il twist interessante sta nel profilo polico e sociale dei due schieramenti. I cacciatori sono liberali progressisiti molto woke, attenti al politically correct e al rispetto della diversità, ma sono anche dei dannati psicopatici che hanno selezionato le prede con cura. I cacciati sono un gruppo di omofobi, complottisti, razzisti e fanatici di varia natura, un bacino d'utenza molto vicino allo stereotipo del supporter di Donald Trump (che infatti ha alluso pubblicamente al film su Twitter con toni indignati).
Praticamente ogni personaggio del film fa schifo. Sia i cacciatori che le prede sono in sostanza persone orribili, odiose e ritratte con divertita esagerazione. Non si sa per chi fare il tifo, perché entrambe le categorie sono talmente pessime da sovrapporsi idealmente nel medesimo ruolo di villain. E poi c'è lei, Crystal, quella meraviglia di Betty Gilpin. Crystal è la nostra Rambo, meno compiacimento e più menare. Signora mia, come mena! La vediamo entrare in scena e sappiamo già che ci darà delle soddisfazioni. Mentre tutte le altre prede hanno il terrore in volto, negli occhi di Crystal c'è solo rassegnazione, la sua faccia dice soltanto "vabbè, diamoci da fare".
Mentre intorno muoiono come proverbiali mosche, la nostra Crystal si fa largo a suon di cazzotti e pallottole, fino ad arrivare al vertice della catena alimentare, e picchia pure lei. Da buona queen survivalista, Crystal pensa solo a portare a casa la pelle, non si chiede neanche perché si trova lì, probabilmente perché sa già la risposta e la risposta è: non ha importanza. La motivazione è qualcosa che in questo caso passa in secondo piano, lasciando posto al delirio di onnipotenza, al senso di superiorità e al sadismo, senza distinzione di razza, religione e orientamento politico. Cos'è quindi che divide i cacciatori dalle prede? Non è certo il compasso morale, o la superiorità intellettuale, o il rispetto. L'unico discrimine apparente sembrano essere i soldi.
Possiamo quindi dire che The Hunt ha fatto più paura come metafora della corruzione portata dal potere e dalla ricchezza, che come specchio di una nazione ossessionata dalle armi da fuoco? Possiamo, tranquillamente. Anche tralasciando il metaforone, The Hunt resta un film estremamente godibile e divertente, ricco di sangue e di modi creativi per morire, popolato di personaggi insopportabili e dominato da una protagonista meravigliosa alla quale non frega assolutamente niente.