Birds of Prey e la fantasmagorica fifa dei maschi paranoici
Negli Stati Uniti circolano sui social foto delle sale vuote durante Birds of Prey, accompagnate da esternazioni di giubilo per il presunto flop. Sorpresa sono tutti maschi.
Sta succedendo qualcosa di bizzarro con Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn. Dopo il week-end con l’incasso più basso nella storia dei film DC, la Warner ha provato ad attirare spettatori cambiando il titolo sulle piattaforme di acquisto dei biglietti. Essenzialmente ha provato a fruttare la SEO e ha ribattezzato il film Harley Quinn: Birds of Prey, perché è la protagonista a portare la gente in sala, si dice. E sul fattore affluenza si apre un ulteriore e più fastidioso discorso. Già il fatto di aver soppresso la parola “emancipation” dal titolo originale è indicativo (l’Italia lo aveva già fatto usando rinascita, LOL).
Negli Stati Uniti circolano da giorni sui social foto delle sale vuote durante la proiezione di Birds of Prey, accompagnate da esternazioni di esplosivo giubilo per il presunto flop del film. Sorpresa bambini, sono tutti maschi. Non solo: tra le recensioni accumulate su Rotten Tomatoes, solo il 10% dei commenti negativi vengono da donne, il restante 90% tutti maschi. Ancor prima che il film uscisse, uomini indignati hanno sostenuto che il film era una merda perché il messaggio femminista di Birds of prey è anti-maschio e incita alla violenza (ahahahahahahahahahahaha).
È quasi divertente, sebbene estremamente irritante, pensare all’esclusione da tale ragionamento di ogni altro film di supereroi in circolazione. Iron Man ha fatto fuori 800 persone per salvarne 4? Ha fatto bene, è il suo lavoro, genio!
In un pezzo d’opinione che mi rifiuto a priori di linkare, tale Michael McCaffrey sostiene che Birds of Prey odia gli uomini ma vuole comunque i loro soldi. Il vate argomenta dicendo che il film sarebbe una cosa indegna perché Harley Quinn porta avanti un’agenda femminista attraverso la violenza, l’eccesso, le parolacce, il cattivo comportamento, proprio come fanno gli uomini.
Autogol a parte, la posizione del profeta si basa sulla convinzione la violenza, l’eccesso, le parolacce, il cattivo comportamento siano una prerogativa maschile, che alle femmine proprio non sia biologicamente possibile. Il messia dice che gli sembra proprio sconclusionato questo femminismo di Harley Quinn, che per altro viene privata della suo obbligatorio sex-appeal per loschi intenti femministi.
Ma lasciamo il tizio a crogiolarsi nel suo timore di uscire per strada per essere preso a calci da femministe sciatte e fomentate dal film, perché ovviamente Birds of Prey è il primo film in assoluto nell’universo a fare commedia con la violenza… Ok, basta sarcasmo, scusate.
Qualcosa di simile era successo già con Captain Marvel, anch’essa accusata di essere un’eroina mascolinizzata (fisicamente soprattutto) per far felici le ragazze tenendo buoni i maschi andati al cinema per non perdersi l’ultimo Marvel della lista. Diverso è stato il discorso per Wonder Woman, che pareva andare bene a tutti perché lì sì che la protagonista è una femmina come si deve, coi capelli al vento, il trucco a posto e tutta la femminilità che è richiesta per non far preoccupare i maschi. Per carità, Wonder Woman è una signora eroina, ma quel che fa ridere è che preso per buono un modello, per le donne non ci sia possibilità di variazione.
Se è preso per buono il femminismo di Wonder Woman con i boccoli a gravità zero, allora non vale quello di Captain Marvel con la tuta integrale e la resting bitch face, allora non vale la follia sconclusionata di Harley Quinn.
Mi pare che non si sia ancora capito: non esiste IL femminismo, esistono LE femministe, I femministi e I femminismi. Lo scarso risultato di Birds of Prey al cinema è quindi un sintomo della più seria malattia che ancora infetta il mondo dei cinecomics (e non solo), ma anche il mondo in generale. Se un uomo ha timore di un film perché pensa che le donne lo vedano e inizino a menare le mani a caso c’è qualcosa che puzza e magari qualche scheletro nell’armadio. Paura, eh?