Site icon N3rdcore

Spider-Man: Un Nuovo Universo, il parere del cattivo

Testo a cura di Norman Osborn

Spider-Man: Un nuovo universo è acclamato dagli spettatori e dalla critica, e ora anche ufficialmente riconosciuto come ‘Miglior film d’animazione’ ai Golden Globes. C’è chi lo acclama come miglior film di sempre dedicato al tessiragnatele, come cinecomic dell’anno o come nuovo punto di riferimento per il cinema d’animazione o per la settima arte in generale. Eppure, c’è sempre qualcuno che può trovare un difetto in ogni cosa, e il film, a un’attenta analisi, sembrerebbe presentarne diversi. Guardate un po’ la bizzarra recensione che ci è stata recapitata da un indirizzo segretissimo, che porta una firma – a quanto pare – anche piuttosto autorevole. Ci piace pubblicarla così come ci è arrivata, chissà che non provenga anch’essa da un’altra dimensione. Dobbiamo però avvisarvi… l’autore non ci va leggero e non si preoccupa troppo di fare SPOILER. D’altro canto, non si tratta certo di un tipo raccomandabile. Per chi ha già visto il film e non teme rivelazioni… buona lettura!

Insomma, pare che lo stupido Parker insieme al suo nuovo amichetto trans-dimensionale Miles Morales abbia fatto breccia nel cuore del pubblico di quella Terra sperduta nel multiverso dove, a quanto pare, siamo tutti concepiti come personaggi dei fumetti e del cinema. Io, Norman Osborn, conosciuto ai più come Green Goblin, grazie al mio genio sono riuscito a coercizzare Uatu – L’Osservatore, costringendolo a passarmi il file in DivX di questo ultradecorato film d’animazione per verificare se si trattasse effettivamente di un capolavoro come dicono i più.

Il primo impatto è stato decisamente negativo. Innanzitutto ho dovuto riconoscere al film un aspetto grafico notevole – sebbene la maggior parte delle idee siano comunque mutuate da altri ambiti, ad esempio quello dei videogiochi, come mi ha confermato anche il dottor Mendel Stromm – e questo mi ha fatto saltare i nervi provocandomi una crisi di riso isterico, ma soprattutto non riesco a concepire come sia possibile che io, il peggior nemico dell’Uomo Ragno in assoluto, sia relegato a una banale apparizione di pochi secondi, e per di più nei panni di un bruto fiammeggiante che sembra il frutto di un appuntamento finito male tra Hulk e Ghost Rider. Dicono che quella sia la mia versione dell’Universo Ultimate, qualsiasi cosa significhi, ma sinceramente proprio non ho apprezzato. Avrei dovuto essere certamente io il villain principale e Kingpin… se ne tornasse a giocare a mosca cieca con Daredevil. Poi, Grande Scott, rivediamo un pochino il termine “capolavoro”. Direte che parlo così perché Peter Parker è il mio peggior nemico, ma la mia è solo pura e semplice obiettività scientifica, ci sono proprio dei punti nella trama che sono quantomeno discutibili, e non posso lasciarli passare inosservati per i posteri.

Riflettiamoci bene. Il film è vagamente ispirato alle vicende di ‘Ragnoverso’, orientate su una struttura dove la presenza di più dimensioni aveva un senso. Il vampiro psichico Morlun per vivere ha bisogno di nutrirsi dei poteri di tutte le persone che hanno il potere totemico del ragno. Acquisita la capacità di viaggiare tra le varie dimensioni, va a caccia di tutte le varianti dell’uomo ragno in giro per i molteplici universi per ucciderle e cibarsene. Ma qui? Qui abbiamo un giovane Spider-Man (Miles Morales) che viene addestrato da un vecchio Spider-Man (Peter Parker). Il centro della trama è quello, quindi perché (SPOILER) fare in modo che il vecchio Spider-Man incontrato da Miles Morales venga ucciso perché poi lo stesso Miles si ritrovi al cospetto di un analogo vecchio Spider-Man proveniente da un’altra dimensione perché possa fargli da mentore? Suona tutto come l’ufficio complicazioni affari semplici. Si poteva fare tutto benissimo senza il pretesto del Multiverso: giovane Spider-Man incontra vecchio Spider-Man, sulla stessa Terra. Cosa c’era di male? Considerando anche che le altre varie versioni dell’uomo ragno che incontriamo successivamente del film sono per lo più personaggi di contorno.

 

Viviamo in un mondo dove capitano cose eccezionali, d’accordo. Nessuno faticherebbe a credere che un ragazzo morso da un ragno radioattivo o geneticamente modificato assuma i poteri dell’aracnide, d’altro canto è quello che è accaduto al mio peggior nemico. Qui però si richiede veramente tanto in termini di sospensione dell’incredulità. A questo giovane virgulto Miles capita di assistere a una lezione sugli universi paralleli, di essere morso dal ragno, di acquisire poteri di ragno analogamente al suo idolo Spider-Man che vive nello stesso universo, di incontrare il suo idolo di cui sopra, di vederlo SPOILER morire (ucciso da Kingpin. Vergogna, vergogna, vergogna!), di sostituirlo, di venire a contatto casualmente con un’altra versione dell’idolo medesimo un po’ più depressa e in sovrappeso, proveniente da un universo parallelo, e… tutto nella stessa settimana. Mi sembra un po’ troppo, e ve lo dice uno che ha progettato un siero e un costume che lo trasformano in un folletto svolazzante che lancia zucche. Rispetto ai fumetti, o alla realtà, i tempi filmici devono essere compressi, lo comprendo ma… l’inghippo si vede.

Quindi, il presupposto del film sembra essere che in ciascuna dimensione dove esiste uno Spider-Man esistano anche fumetti ispirati alle sue gesta. Ci può stare. Salvo che i nostri hanno tutti, si suppone, un’identità segreta. Appare dunque controverso che quando lo Spider-Man più anziano racconta la sua storia appaia un fumetto dove, in copertina, Peter Parker si presenta con il costume da ragno indosso e la faccia scoperta. Se esiste quel fumetto, in quell’universo, tutti possono leggerlo, e tutti dunque verrebbero a conoscere la sua identità segreta, no? Ad ogni modo, a Peter non sembra interessare molto preservarla, dato che nella sua canzone di Natale (oh, mio dio) rivela indizi importanti come “ho una laurea in ingegneria chimica”.

Nell’universo principale dove si svolge il film SPOILER Peter Parker viene ucciso da Kingpin. Sua moglie Mary Jane ne esce comprensibilmente sconvolta, e pronuncia un commovente discorso pubblico su quanto suo marito fosse in realtà una persona normale, che ha ricevuto casualmente i poteri, ma come sotto quel costume potesse esserci chiunque con uno spirito altrettanto giusto ed eroico. Peccato però che qualche sequenza dopo la ritroviamo proprio a un party dato da Kingpin, come se nulla fosse. Ok, possiamo accettare che in quella realtà nessuno sappia che Wilson Fisk è un pericoloso criminale sotto la scorza falsa e tendenziosa del filantropo ma… la moglie dell’Uomo Ragno, che conosce tutti i suoi segreti? Alla festa dell’assassino di suo marito? Andiamo.

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAAHHAHAHAHAHAHA!

Scusate, era il momento della risata ‘alla Goblin’.

 

Quando l’acceleratore esplode, all’inizio del film, le varie versioni alternative di Spider-Man come Spider-Man Noir e Spider-Ham vengono catapultate nell’universo di Miles, a quanto pare tutte nello stesso momento. Spider-Gwen invece arriva una settimana prima, senza alcuna apparente spiegazione se non il fatto di essere comoda alla trama come ‘love interest’ di Miles.

 

I corpi degli eroi giunti nell’universo di Miles da dimensioni alternative ‘glitchano’ momentaneamente, a indicare la loro instabilità e il pericolo che corrono se restano per troppo tempo confinati in quell’universo. Bella trovata, peccato però che il glitch, casualmente, avvenga sempre nei momenti in cui i personaggi stanno parlando del glitch o proprio nel momento cruciale della battaglia, quando stanno per dare un colpo definitivo al nemico o stanno compiendo un’azione importante. Al di fuori di questi contesti, il glitch non sembra affliggerli quasi mai, così l’effetto diventa più un espediente ‘facile’ di sceneggiatura per creare tensione che una vera e propria caratteristica portante dei personaggi in quella dimensione. Un po’ più di presenza non avrebbe guastato per aggiungere realismo.

 

Ho molte bombe zucca da innestare e un aliante da riparare, quindi direi di sorvolare su questioni minori come Spider-Man noir che combatte i nazisti già negli anni ’30 (quando il partito si era a malapena formato) su Morales che prende il cognome della madre (e perché mai), sulla Dottoressa Octopus che dimentica completamente il potere dell’invisibilità di Miles durante il combattimento finale e sul lutto di Peni Parker per la sua armatura (sarebbe divertente vedere quell’egomaniaco Tony Stark comportarsi nello stesso modo). Voglio dire: se fosse un robot senziente, potremmo anche capire. Ma trattasi solo di uno costume tecnologico guidato dal suo amico ragno, che ne fuoriesce illeso. Dunque qual è il senso di tutto quel piagnisteo? Sono abbastanza sicuro che, come si è costruita la prima armatura, se ne possa costruire anche una seconda, ammesso che non ne abbia già una a casa.

Insomma, parla parla, ma per me ‘il miglior film di Spider-Man di sempre’ resta il primo diretto da Sam Raimi, dove almeno ero interpretato da un magistrale Willem Dafoe.

 

Questo messaggio è stato offerto dalla Oscorp Industries.

 

Exit mobile version