Quando Pessoa e Crowley truffarono mezzo mondo. Franco Pezzini e il saggio sulla Bestia
Aleister Crowley è una delle figure più controverse del nostro novecento, autore di volumi magici e conturbanti, sadico imbroglione e provetto attore, manipolatore e grande truffatore. Franco Pezzini ci restituisce la figura della Bestia 666 in un volume perfetto edito da Odoya Edizioni, Le Nozze Chimiche di Aleister Crowley
Il poderoso saggio di Franco Pezzini “Le Nozze chimiche di Aleister Crowley” con il sottotitolo “Itinerari letterari con la Grande Bestia” è ad oggi una delle migliori opere divulgative sul bizzarro (e coltissimo) personaggio mistificante del novecento nonché mago, imbroglione, attore, scrittore e fondatore di culti pagani, esotici e di sette religiose.
Non entro nel merito del saggio di Pezzini, sinceramente un'opera di grandissimo studio e ricerca. A testimoniarlo i mille box di approfondimento, i rimandi cinematografici, bibliografici e i vari collegamenti extratestuali che conferiscono al saggio su Crowley vari livelli di ricerca e indagine. Si può approcciare come lettura adatta a esplorare questa figura mitica o come viatico per interrogarsi sull'esoterismo e le scienze magiche e occulte, nonché per ultimo come miniera variegata e diversificata di letture e opere transmediali.
Dall'incontro con il magnifico scrittore W. Somerset Maugham che parlò di Crowley proprio nel romanzo “Il Mago” (edito da Adelphi) tramite un personaggio di fantasia alle “sacre scritture” di The Magick o alle erotiche poesie di Macchie Bianche. Quel che mi piacerebbe sottolineare è che Crowley era proprio una figura istrionica e beffarda che ha costruito la sua leggenda su vere truffe “magiche” e varie diavolerie che arricchiscono di fascino la sua intera figura.
Un esempio poetico lo si riscontra nel 1910 a Parigi quando apparve uno strano testo di “derivazione persiana islamica” ovvero il Bagh-I-muattar. Profumi dal giardino di Abdullah, una raccolta di poesie erotiche (anzi, omoerotiche) in pieno stile “sufi” ovvero delle dottrine mistiche del medio oriente. Una truffa del tutto filologica del mago Crowley che fece credere di aver ritrovato queste sconce poesie orientali e beffando i suoi acquirenti (potete leggerlo grazie a Edizioni Mediterranee). Tuttavia una delle truffe più accattivanti avviene in Portogallo e c'è di mezzo anche uno dei nostri giganti della letteratura europea, ovvero il poeta portoghese Fernando Pessoa. La vicenda, a dir poco unica, tra i due poeti è riportata anche in un interessante volume saggistico edito da Federico Tozzi “La Bocca dell'Inferno” a cura di Marco Pasi oltre che in uno dei capitoli del saggio di Franco Pezzini “Accade a Lisbona”.
Insomma la Bestia si catapultò a Lisbona, vuoi per fuggire a diverse pressioni finanziarie sia perché non sopportava più di gozzovigliare con la strana gente della Londra del tempo. Tuttavia il carteggio Pessoa-Crowley fu determinante per spingere il nostro mago truffatore verso la Città Bianca, un rapporto epistolario nato per volere del portoghese quando contattò la piccola casa editrice Mandrake Press per acquisire alcuni volumi di Crowley. Come riporta Andrea Scarabelli in alcuni contributi online il Pessoa esoterista è molto sottovalutato (se non disprezzato) in Italia, tale aura di snobismo verso la componente mitopoietica ci fa perdere a noi lettori il vero potere della poesia del portoghese che è stato studiato da pochissimi specialisti nel nostro paese. L'amicizia intellettuale Crowley-Pessoa è davvero preziosa e analizzata molto bene da Pezzini e anche Angelo Crespo nel volume La vita Plurale di Fernando Pessoa.
Ma il bello deve venire, probabilmente Crowley raggira Pessoa (ci sono anche interessi economici-editoriali da non dimenticare) e i due organizzano un finto suicidio presso l'evocativa località sulla costa portoghese “La Bocca dell'Inferno” , una scogliera che si affaccia sul mare con un baratro che ospita rocce acuminate e correnti impetuose. I due coinvolgono anche un giornalista portoghese, Ferreira Gomes, “che passava proprio lì” (comodissimo), che ritrova sul luogo del “suicidio” un bigliettino firmato da Crowley che dichiara il suo addio e il suo amore in maniera del tutto sibillina.
Realtà e finzione si miscelano perfettamente, poi Pessoa dirà che il “morto Crowley” gli scrisse una lettera dalla Germania. Perché tutto questo teatrino (dell'assurdo)? I motivi sono tanti eppure molto vaghi, ma Pessoa contribuì molto alimentando le dicerie sul suo amico-maestro e riuscì ad attirare la stampa internazionale e le indagini della polizia inglese. Si dice che il tutto nacque per spaventare una delle fiamme amorose di Crowley, infatti voleva vendicare un tradimento/abbandono con questa bravata (che viene commemorata ancora oggi con una targa nel luogo della truffa). A mio avviso credo che Crowley volesse svincolarsi da varie magagne economico-legali che si era trascinato anche in Portogallo. Tuttavia la cosa divertente è il ruolo di Pessoa che forse non aveva mai provato così tante emozioni impazzite.
Per il resto vi consiglio caldamente questo saggio di Pezzini, riccamente illustrato e grimorio fondamentale per esplorare la follia, la saggezza e le profondità della mente di Aleister Crowley.