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Prism 2 - Red Shift - Rock sotto le bombe

Ad un primo sguardo poco attento, Prism, ovvero l'opera in cui si è cimentato Matteo De Longis non presenta nulla di innovativo. Questa prima impressione è fondamentalmente sbagliata. Prism è una cosa che nel panorama italiano definiremmo un'anomalia seriale, un fumetto di accumulazione che intreccia con maturità invidiabile sia il complesso apparato immaginifico che è il retroterra culturale proprio dell'autore che una serie di tensioni serpeggianti della contemporaneità con un tratto cristallino da autore sgamato, dall'impeccabile gusto orientale.

Ma procediamo con ordine.

Prism fa la sua prima apparizione un paio d'anni fa con un primo volume che sembra più un manifesto programmatico di quelli che saranno gli anni a venire. La Terra sta venendo devastata da una minaccia ambientale e l'unico modo per fermarla è assemblare un supergruppo musicale che riunisce i migliori musicisti rock del pianeta per registrare la canzone perfetta che sparata nell'atmosfera entri in risonanza con il pianeta e sconfigga l'oscurità.

Questo è il punto di partenza per un viaggio folle a bordo del Duca Bianco, l'astronave a forma di chitarra che ospita oltre l'equipaggio, la Band, i membri dello staff.

L'accumulo di cui sopra è un elemento fondamentale del racconto, gli dà totalmente forma. È come se il prisma del titolo fosse la testa di Matteo che filtra la luce bianca rifrangendola in colori diversi. L'accumulo non è banalmente enumerazione di elementi "già visti" riproposti calligraficamente, è un'operazione di vivisezione e restituzione al lettore di qualcosa che è completamente nuovo.

Le forme tracciano i limiti del campo da gioco nel quale Matteo si muove, ogni elemento visivo al suo interno viene sfruttato consapevolmente per raccontare la sua storia.

I membri del gruppo per registrare sulla superficie dei pianeti hanno speciali tute spaziali, ognuna di un colore diverso che richiamano immediatamente all'immaginario i super sentai giapponesi, o le plugsuit dei piloti degli Eva di Evangelion. L'opera è tutta giocata su questo rimbalzare di riferimenti  dal valore biunivoco che per il lettore più navigato diventa un gioco intellettuale mai fine a se stesso, da scoprire per lasciarsi suggestionare dal complesso quadro metatestuale che spiazza camuffando da elementi noti l'originalità dell'opera.

Ad esempio: la White Duke è un doppio riferimento in primo luogo a Bowie, in secondo a Mobile suit gundam, la serie di Tomino che aveva come punto di vista privilegiato sulla Guerra di un anno quello dell'equipaggio della White Base, a bordo della quale era imbarcato il protagonista Amuro Ray.

Dal genere dei real robot prende anche l'elemento distintivo della maniacale costruzione pseudoscientifica che fa da supporto alla narrazione. In questo secondo volume c'è una spiegazione su come funzionano i motori della nave che lascia letteralmente a bocca aperta per delicatezza e spettacolarità. Mi ha ricordato tutta l'impalcatura narrativa che giustifica l'esistenza dei mobile suit in Gundam.

Non è un caso che citi spesso l'opera di Tomino in quanto Matteo de Longis è un fan sfegatato dei modellini in scatola di montaggio (aka Gunpla) che in Prism fanno anche un piccolo cameo.

Matteo de Longis è un autore minuzioso e questo probabilmente è da far risalire proprio alla sua passione per il modellismo. Matteo non si limita a disegnare l'ambientazione, lui le modella tridimensionalmente da zero e poi ci ambienta dentro le sue storie, con un gusto che è quasi più cinematografico e che ripaga per quella spasmodica ricerca di coerenza spaziale che anima il fumetto quando è scritto e disegnato bene. Prism non bara mai perché le regole con le quali quel mondo è costruito sono l'infrastruttura che regge la storia e che non viene mai data per scontata.

Se il primo albo costituiva il soundcheck, lasciava intrigati ma chiamava a gran voce più pagine per entrare in quel mondo che avevamo solo sbirciato, il secondo albo è dove registrano la traccia della batteria.

E qui arriva l'altro elemento distintivo di Prism, non essere mai un'opera astratta e che incidentalmente racconta della realtà, il cambiamento climatico come tematica emergente tradotta in immagini molto potenti, il Death stranding di Kojima che pare essere il prodotto di una filiazione di tematiche e riferimenti comuni, e la guerra in Ucraina adesso, con il secondo volume.

Il batterista del gruppo è ucraino, vive in prima persona l'invasione del suo Paese e viene drammaticamente separato dal fratello, ideologicamente speculare a lui. Se non fosse che il background del personaggio era stato scritto prima dell'inizio della guerra e adesso acquisisce inavvertitamente un gusto molto più amaro e meno fantapolitico di quanto fosse legittimo aspettarsi. E a me che non dispiace la commissione tra finzione e realtà anche in termini politici, mi ha particolarmente soddisfatto, trovando sia soddisfacente sia i termini in cui il discorso "invasione dell'Ucraina" è posto, sia la resa grafica fatta di immagini potentissime ed estremamente evocative.

Red Shift è la conferma del talento cristallino di Matteo De Longis, un tassello che va a delineare ulteriormente il mondo in cui i protagonisti di Prism si muovono e, a mani basse, uno dei migliori fumetti usciti nel 2023. Prism riesce con un solo gesto ad abbracciare la complessità del fumetto contemporaneo non strutturando una divisione netta manierista tra oriente ed occidente ma superando qualsivoglia definizione di carattere regionale su un'opera a fumetti.

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