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Nel futuro saremo tutti supereroi

Cos'è un'iperstizione? Una profezia che si autoavvera. Una storia che produce effetti nel futuro. La realtà che viene fomentata dal potere della finzione.

Le caratteristiche di questo processo, così come definite dal CCRU (Cybernetic Culture Research Unit) sono quattro:

1- è un elemento culturale di successo che si auto-realizza;

2- è una quantità finzionale che funge da dispositivo di viaggio nel tempo;

3- è un intensificatore di coincidenze;

4- è una chiamata ai Grandi Antichi.

Esatto, una chiamata ai Grandi Antichi. Se volete saperne di più (e a questo punto penso potreste) sulla CCRU potete approfondire qui, qui e qui. Ah, e soprattutto qui.

Un esempio molto utilizzato di iperstizione è il cyberspazio, immaginato da William Gibson nelle sue storie e poi realizzatosi concretamente, nell'accezione moderna, a partire dagli anni '90.

Un altro suggestivo esempio di iperstizione può essere il meccanismo millenario con cui la religione ebraica ha reso la città di Gerusalemme un concreto crocevia del destino umano, come era stato inizialmente solo pronosticato nelle scritture.
Ancora una: i supereroi diventaranno reali.

Provo a spiegare: tanto per cominciare, lo spazio che il reparto dedicato ai supertizi occupa nel mercato dell'intrattenimento si è piuttosto consolidato, da quando la Marvel è stata acquistata dalla Walt Disney Company, una multinazionale che ha forse più possibilità di colonizzare l'universo, piuttosto che di fallire. Magari in futuro verrà inglobata da Google, Facebook, Amazon o da chissà cosa, ma che di Topolino, Hulk e Chewbacca si perda traccia prima dell'apocalisse pare difficile.

Come dite? Il flop di Solo è la dimostrazione che se la Disney può essere ferita, allora può anche essere uccisa? Può darsi, ma è anche vero che ciò che non la uccide, la rende più forte.

Leggera divagazione: Birdman di Alejandro González Iñárritu rappresenta un'evidente rappresaglia nei confronti di questo consolidamento dei supereroi. Ad un primo sguardo il film sembra sospendere il giudizio, ma una scena in particolare non mente: quella in cui appaiono, nell'immaginazione del protagonista, i militari ed un gigantesco uccello meccanico, quest'ultimo con un design eccessivamente puerile per non far trasparire un atteggiamento snobista. Il regista messicano si espliciterà più tardi in un'intervista, in cui dichiarò: «I cinecomic sono veleno, un genocidio culturale che tartassa il pubblico di esplosioni e cazzate simili». Chiusa la divagazione.

Nella foto: Micheal Keaton viene attaccato dal malvagio Mecha dell'Albero Azzurro

Nonostante le altre, future rappresaglie che verranno, il filone è già troppo grande per sparire realmente. Non andrà fuori moda, perché farà la moda.
In un certo senso, forzando estremamente il senso della categoria "supereroi" (ma non del genere supereroistico, attenzione) potremmo ricondurre iperstizialmente Birdman stesso dentro una macrocategoria ancora neonata di film che non sono di genere supereroistico, ma che ne sono parenti.

In futuro avremo X-Men diretto da Tarantino, Superman da Von Trier e, boh, Lobo da Micheal Bay (o gli equivalenti registici del futuro, si intende). Non dico che smetteranno di uscire film di genere supereroistico; intorno ad essi, si potrebbero sviluppare queste esplorazioni, e non saranno necessariamente esaltanti. (Ok, forse un X-Men di Tarantino in stile prison-movie con due pesantissime ore di chiacchiere e tensione e venti minuti finali di rivolta ultraviolenta potrebbe essere esaltante).
Mi sembra uno dei pochi sbocchi possibili, ed in questo senso si dirige, ad esempio, la felicissima intuizione di Kevin Smith, che si è proposto alla DC per realizzare un horror low budget su Batman ambientato dentro il manicomio di Arkham.

I nativi digitali cresceranno crescono immersi nella normalità di ciò (sto guardando proprio voi, SuperPigiamini e Miraculous).
Non c'è bisogno che faccia un elenco delle sbalorditive suggestioni futuristiche/cyberpunk che l'innovazione tecnologica ci prospetta e l'immaginazione amplifica; potete trovare numerosi articoli che inquadrano le varie prospettive, sulla meraviglia o sul terrore che si può provare dinnanzi a ciò, e sulle varie posizioni intermedie.
Possiamo anche trovare articoli più o meno seri sulle possibilità che la tecnologia renda possibile l'avvento di supereroi simili a quelli conosciuti.

Prendiamo per assodato che punture di ragni radioattivi o scorie tossiche nel fiume Tevere non conferiscono superpoteri; rimangono i poteri high-tech.

Prendiamo poi per buona una pretestuosa ipotesi: l'accessibilità all'high-tech, che la filosofia della Silicon Valley potrebbe garantire, fornirebbe i poteri/gadget a questi supereroi iperstiziali.

Ma, attenzione, alla ricetta dell'iperstizione manca un ultimo ingrediente che, se aggiunto in giusta dose, ridimensiona l'importanza dell'accessibilità high-tech. Si tratta del Sigillo Magico, un concetto abbracciato anche da (indovinate un po'?) Moore e Morrison e che è simile a quello dell'iperstizione: il potere delle storie che influenza la mente e che agisce retroattivamente sulla realtà.

Le interazioni tra percezione e realtà secondo Layzö

 

La rete, moltiplicatrice di realtà (già di per se stessa inconoscibile), diventa lo strumento tramite cui la realtà viene in parte plasmata.

Le identità si estendono nello spazio virtuale, recidendo il vecchio dogma della realtà reale separata dalla realtà virtuale, poiché gerarchicamente sovraordinata. Se succede nella rete, succede realmente? Si tratta di un tema apparentemente sfuggente, ma molto attuale e trasversale. (Qui un bel pezzo di Not sul tema del Femminismo Glitch e sulla falsa dicotomia tra vita reale e virtuale)
Inoltre, questo concetto della relatività è applicabile anche ai supereroi classici, della narrativa. Prendiamo un supereroe a caso: Batman.

Batman sparge la sua terrificante fama sulla malavita non come vigilante super addestrato (Charles Atlas Superpower), super intelligente (The Chessmaster) e super equipaggiato, ma come suggestivo personaggio delle tenebre (The Dreaded). Se Batman esistesse davvero, qualunque prospettiva su di lui sarebbe intrisa di mistero, e coesisterebbero numerose e confliggenti versioni sulla sua vera natura.

Si può azzardare un paragone con la realtà.

Il supervillain degli anni '00, Osama Bin Laden, è una figura talmente seppellita sotto strati di mistificazioni, teorie del complotto, debunking, contro-teorie e contestualizzazioni che il dubbio sulla sua esistenza fisica è quasi (quasi) legittimo. Gli strumenti di manipolazione audiovisiva possono già ora, in combinazione con lo scambio di informazioni sulla rete, creare personaggi digitali perfettamente verosimili. La strategia comunicativa dello Stato Islamico ha suscitato grande clamore perché ha replicato i metodi di propaganda occidentale (facendo emergere questi ultimi ancora più dal mimetismo); l'esempio di ARMA III è ben noto.

GTA Salil Al-Sawarem

Le guerre di propaganda future si prospettano ben più complicate; quali contromisure di fact-checking richiederà l'implementazione di DeepFake (una IA che applica in maniera realistica un volto estrapolato da fotografie sopra a quello di un'altra persona in video, per ora usato principalmente per fake porno)?

Quindi, ricapitolando: high tech accessibile, elemento culturale di successo, e frammentazione della realtà.

I nuovi anni di piombo saranno combattuti da rivoluzionari techno-sciamani a capo di branchi di Spotmini (i droni quadrupedi di Boston Dynamics) che fanno corrida e guerriglia per strada; un fanatico nazista si arma pesantemente e gira di notte a freddare gli spacciatori nigeriani, sfregia i corpi col suo segno perché reclama il ruolo di paladino; il governo combatte la sua battaglia per la legalità con campagne di idolatria dei superpoliziotti potenziati con arti cyborg e addestrati oltre l'umano.

Sulla rete, e quindi nella realtà, tutto rimbalza, ridonda, influenza i costumi e le storie che a loro volta influenzano le persone (in un effetto già conosciuto nell'ambito della fiction a tema camorra, dopotutto).

Quando i Supereroi arriveranno, ce ne accorgeremo appena: la realtà rovina sempre tutto.

 

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