Amici di N3rdcore, vi diamo ufficialmente il benvenuto in questo nostro nuovo e personalissimo appuntamento che a partire da oggi troverete mensilmente sulla nostra homepage: N3rdcore Selection. Come suggerisce il nome, questo spazio sarà dedicato al mese vissuto dalla redazione attraverso le proprie passioni, hobby e acquisti salienti, utilizzando questo spazio come una grande lista dove vi consigliamo show, videogiochi, libri, film e via dicendo esponendovi ciò che ci ha talmente colpito di essi da selezionarli come se fossero dei vincitori.
Il mese di febbraio su N3rdcore è stato dedicato all'Amore con la nostra Core Story, declinato in tutte le vie possibili grazie alla mutevole esperienza di tale sentimento. Anche in questa selezione ritroviamo un po' di amore diffuso, ma la varietà dei risultati ottenuti ci porta ai limiti del raziocinio e del fantastico con molti riferimenti a Lovecraft, non scordandoci quella giusta fetta di realtà per chi adora stare con i piedi per terra. Lasciamo però che ognuno parli per sé e diamo spazio alla pluralità di voci che compone l'essenza di N3rdcore.
Racconti di Arthur C. Clark (Oscar Draghi) - Lorenzo Fantoni
Arthur C. Clarke ha rappresentato insieme ad Heinlein e Asimov la sacra trimurti della fantascienza, anzi la “hard scifi”, quella delle solide basi scientifiche, delle idee possibili, di un futuro spaziale, quasi asettico, ma comunque umano, che negli anni in cui i primi computer iniziavano a riempire gli stanzoni delle università si interrogava sul futuro dell’uomo e delle tecnologie che lo avrebbero accompagnato.
A Clarke viene attribuita, pur con contorni sfumati, la proprietà dell’idea dei satelliti geostazionari, ha lavorato ai sistemi di difesa radar della RAF durane la Seconda Guerra mondiale, e ha scritto “La Sentinella”, che è solo il racconto che è poi diventato 2001: Odissea nello spazio. È morto a 80 anni, faceva ancora immersioni, non gli mancava un dente, e mentalmente stava benissimo. In questi giorni Mondadori ha dedicato il suo primo “drago” degli Urania proprio a Clarke in una edizione che definirei “arrogantissima”. Una specie di monolito azzurro con doppia colonna che raccoglie tutti i racconti “La Sentinella” compresso. Un compendio essenziale, forse poco maneggiabile, ma assolutamente necessario per gli amanti del genere, anche perché sospetto che le edizioni Urania che prima raccoglievano tutti i racconti siano ormai fuori stampa.
Certo, la doppia colonna può spaventare (anche se cita gli Urania del passato, che ce l’avevano) e se proprio il libro vi sembra più grande del vostro comodino vi consiglio l’ebook, ma la sua fisicità è parte integrante dell’esperienza. Aprendolo si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un testo sacro, di fronte al peso di un uomo che ha contribuito a tracciare la rotta di un genere. Il minimo che potete fare e rinforzare i vostri bicipiti per leggerlo.
ZeroZeroZero - Stefano Cappuccelli
Città, nazioni e interi continenti apparentemente divisi da idiomi e usanze. Culture spesso distanti che crediamo siano agli antipodi del nostro moderno stile di vita occidentale; tuttavia attraverso ognuna di queste sfumature culturali troviamo sempre lo stesso denominatore comune: la cocaina.
Tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, ZeroZeroZero disamina l’intero processo dietro la diffusione capillare della coca in tutto il mondo. La brillante mano di Stefano Sollima – ulteriormente maturata dalla regia di Soldado – dirige un cast internazionale in quello che è un dramma internazionale in piena regola. Numerose prospettive vengono alternate nell’interezza di ogni episodio, dando così allo spettatore il giusto metro di misura per comprendere il complesso sistema del narcotraffico: dal Messico fra agenti collusi con i Cartelli, passando per degli insospettabili mediatori in giacca e cravatta perfettamente mimetizzati nella borghesia americana, finendo nel nucleo di una guerra di mafia nel cuore della Calabria. Drammi famigliari, azione e riflessione sono i principali elementi che compongono la nuova serie prodotta da Sky in collaborazione con Amazon Studios e Canal+.
The Crown 3 - Felice Garofalo
Una serie tv che si rispetti, per tenere alta l’attenzione del pubblico e riscuotere il dovuto successo, deve sapersi rinnovare a ogni stagione. È per questo motivo che vengono introdotti nuovi personaggi, che le stagioni finiscono con quei cliffhanger che ci lasciano a bocca aperta e che gli sceneggiatori si spremono le meningi ogni giorno.
The Crown ha fatto di questa regola la base su cui fondare il suo intero impianto narrativo: d’altronde, una serie tv che si occupa di raccontare la biografia della Regina Elisabetta II – materiale straconosciuto da tutto il mondo e masticato su centinaia di pagine di tabloid e libri di storia, ogni giorno – non poteva che fare altrimenti. E quindi ecco la decisione degli show runner di cambiare tutto il cast ogni due stagioni, per rimarcare il passaggio del tempo con attori più maturi e il sottile cambio di punto di vista a cui assistiamo a ogni nuova stagione.
La prima ci ha fatto conoscere la donna che c’è sotto alla Corona e i sacrifici che ha dovuto fare per sopportare quell’inaspettato fardello. La seconda si è focalizzata sui rapporti – umani, personali, professionali, di forza – che Elisabetta ha dovuto creare, gestire e mantenere. La terza ha dato una decisa virata, ancora una volta: questa stagione ha deciso di lavorare ulteriormente sulla Corona come istituzione, lasciando lei, la Regina, volutamente in secondo piano per buona parte delle puntate. La Corona, quindi, intesa come unica via, a cui sacrificare anche le volontà di cambiamento (rappresentate qui da un giovane Carlo) e il bisogno di normalità (dolorosamente impersonato da Margareth, la secondogenita che ha vissuto sempre all’ombra della sorella).
Non che lei non si veda mai, attenzione: ma quelle volta in cui la vediamo – nelle tremendamente brave vesti di Olivia Colman – ci appare distante, aliena. Ancora meno sono i momenti di umanità e quasi tutti trasmettono rammarico. Una serie da vedere e rivedere, per il cerimoniale, il sacrificio, la bravura degli attori, i costumi, la Storia e la storia.
World of Horror - Alessandro Palladino
World of Horror è l'ennesima dimostrazione della forza dello scenario indipendente videoludico, specialmente quando progetti simili nascono da un solo individuo, riportandomi alla mente il successo di Undertale. Su N3rdcore ne ha parlato Daniele Cristaldi nella sua recensione, tuttavia anche io mi sono cimentato nell'orrore di un giappone filtrato a bit, apparso sul mio portatile come un vecchio programma per Macintosh.
La premessa di World of Horror fonde Junji Ito e Lovecraft, cosa che di per sé mette abbastanza spavento per il risultato di due scuole del genere. Eppure il gioco ti fa davvero sentire ogni singola ispirazione da cui prende mano, creando una marea di investigazioni paranormali che riportano alla mente i racconti più famosi degli autori menzionanti, nonché riferimenti a famosissimi film horror. Ma il punto vincente del gioco non è tanto l'atmosfera o il gameplay, rimasti old school fino al midollo, piuttosto sono l'estetica e il sonoro tratto da Lavandonia ad avermi lasciato a bocca aperta, specialmente se tra uno jumpscare e l'altro mi ricordo che il tutto è uscito fuori dalla mente di una persona che di mestiere fa il dentista. Bhe, non lo consiglio come medico, poco ma sicuro!
Red Sonja (Dynamite Entertainment) - Davide Costa
Ho un rapporto ambivalente con Red Sonja, perché mi piace molto l'idea alla base del personaggio (basato più o meno sulla quasi omonima Red Sonya di Robert E. Howard) ma spesso non amo il modo in cui viene raccontata. In queste settimane ho recuperato l'arco narrativo della nuova serie con Sonja, edito da Dynamite Comics, e mi ha invece convinto parecchio. Scritta da Mark Russell e disegnata da Mirko Colak, la storia racconta di una guerra tra Sonja, che si ritrova suo malgrado regina di Hyrkania, e Dragan Il Magnifico, Imperatore su cui pesa una maledizione: nel momento in cui il suo impero cesserà di espandersi, morirà.
Russell racconta una Sonja più matura e meno smargiassa di quella classica ideata da Roy Thomas, un pelo malinconica e che sente il peso delle persone amate di cui ha causato la morte. In questo senso mi pare colga bene alcune delle buone intuizioni sul personaggio avute da Gail Simone durante la sua run con la Rossa in bikini di maglia. Ma è pur sempre Sonja, la diavolessa rossa, per cui c'è tutta la sua forza nelle scene di battaglia e la sua intelligenza nei momenti in cui servono strategia e calcolo. Russell e Colak sono molto bravi nel calibrare il tono della serie mostrando senza censure la violenza di scontri e battaglie, dando peso emotivo alle scelte fatte da Sonja e Dragan ma iniettando qua e là dosi di umorismo che sottolineano alcune assurdità della guerra e del potere di un Imperatore maledetto. Uno sword&sorcery in cui c'è parecchia azione ma con un ritmo non a rotta di collo, in cui l'ambientazione viene ben raccontata senza appesantire troppo il racconto. La serie è per ora raccolta in due volumi, insieme a diverso materiale aggiuntivo come tavole in bianco e nero e copertine variant.
L'Amica Geniale 2 - Francesco Tanzillo
L’Amica Geniale è una serie bella per il solo fatto di esistere. È la prima collaborazione RAI/HBO e questo sul piano produttivo fa tutta la differenza. Tratto dalla saga che ha definitivamente consacrato il fenomeno letterario Elena Ferrante, L’Amica Geniale narra le vicende e la formazione di due personaggi femminili complessi e contrapposti, speculari.
Lo sforzo compiuto è tutto atto ad allontanare la serie dagli stereotipi della fiction “molto italiana” di Ferrettiana memoria che affligge il palinsesto della tv nazionale, riuscendoci solo in parte. Pur presentando problemi endogeni di tanta televisione italiana come una regia poco ispirata e una recitazione altalenante (la caratterizzazione di Lila spicca troppo di più su quella di Elena), la serie riesce a trasmettere allo spettatore l’atmosfera dei romani.
La dimensione quasi rarefatta e lontana dal mondo del rione, la sua umanità e disumanità in lotta costante contro la Miseria, entità quasi palpabile che aleggia costante sulle vite di tutti i protagonisti e che riesce a trasparire dalla fotografia e dalla scenografia. Non rivoluziona ma affascina. L’onda lunga della ripresa del cinema italiano che alla fine arriva ad investire anche la più conservatrice forma della fiction drammatica italiana.
Color out of Space - Eva Cabras
Un asteroide piomba nel bel mezzo della fattoria tra i boschi dove abita la famiglia Gardner, fuggita dalla città per darsi all'allevamento di alpaca. Adattato da un racconto di Howard Phillips Lovecraft, Colour Out of Space ne incarna splendidamente lo spirito mistico e allucinato, grazie a un lento racconto di bio-colonizzazione che coinvolge tanto il corpo quanto la mente.
Avvelenati dal misterioso colore alieno, una bellissima sfumatura di rosa, i Gardner vengono progressivamente contaminati. Alcuni si perdono fisicamente sfociando nel body horror alla David Cronemberg, mentra altri (come il sempre più inquietante Nicolas Cage) vanno alla deriva perdendo il senno, prima di essere inglobati in una fusione totale tra esseri viventi che trascende spazio e tempo.
Il ritorno alla regia di Richard Stanley ci regala un'ottima trasposizione lovecraftiana a base di creature spaziali, caos e un pizzico di necromanzia, che nella migliore delle ipotesi sarà solo il primo tassello di una trilogia. Se avete amato Annientamento ma l'avete trovato troppo pacato, Colour Out of Space farà al caso vostro.
Lovecraft Reloaded & Penisolatomica - Cristiano Saccoccia
Lovecraft Reloaded è un'antologia di racconti oscuri a firma del maestro dell'orrore, ma racchiude una particolarità molto apprezzabile, ovvero sono tradotti in forma “moderna”. Tale operazione, messa in atto da Alessandro Manzetti e Paolo d'Orazio, è volta a far conoscere i capolavori di H. P. L. a un pubblico nuovo e magari meno avvezzo con i classici e allo stesso tempo a stuzzicare il palato del purista Lovecraftiano, che si ritrova tra le mani la mitologia di Lovecraft in una nuova veste linguistica. Il tutto è fatto nel rispetto dell'autore, la lingua, seppur modernizzata, rimane un tetro portale per accedere all'orrore cosmico dello scrittore del New England. Se invece volete abomini nostrani vi consiglio l'antologia di racconti che irradiano ignoranza dalle righe.
Ignoranza Eroica, dea nerboruta del meNare nonché madre di Penisolatomica propone dodici pazze storie che descrivono con un ibridismo linguistico surreale l'Italia che fu, è e che sarà. Un libro che, dati i tristi e pandemici eventi attuali, sembra ammantato da una tossica aurea profetica. Gli autori presenti in Penisolatomica sono i custodi del meNare e della filosofia di Lethal Books, colpi bassi e metriche alte. Dove il “zenso della frase” accompagna storie truculenti, no-sense e del tutto fuori controllo. Penisolatomica è un treno che ha deragliato pesantemente e che ha sfondato ogni etichetta o giudizio letterario. Un mix proteico di fantasy, fantascienza e di tutto un po'.