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Il valore di Dreams nella sua artistica infantilità

Mettere le mani su Dreams mi ha indubbiamente riportato alla dolcezza di Little Big Planet, dove tutto sembrava possibile attraverso la magia dei gomitoli di lana. Una filosofia di immaginazione e fanciullezza che Media Molecule ha voluto, per questa volta, calcare sul serio e creare un posto dove la fantasia degli utenti regna incontrastata su ogni cosa, senza nessun concetto o immaginario a farne da base come quella dettata dai Sackboy. Dreams è, in sostanza, lo strumento definitivo per realizzare le proprie idee ludiche anche senza alcun tipo di nozione di game design con buona pace dei millemila corsi al riguardo, provocando in voi le stesse sensazioni che avevate quando da piccoli vi davano un foglio di carta e della tempera da spalmarci sopra.

All’apertura del gioco, dopo alcuni brevi tutorial, il mondo onirico non a caso si presenta come una lunghissima tela bianca su cui poter imprimere qualsiasi cosa passi per la mente, aiutati da alcuni spiritelli mossi dal controller. Non si è creatori compulsivi? Benissimo, in quel caso Dreams offre un catalogo di esperienze come nessun altro può fare (in crescita di giorno in giorno), dove troverete prototipi di giochi in corso, avventure metafisiche e cavolate basate sui meme del momento, filtrate dai numerosi sistemi che regolano popolarità, qualità e consigli.

Non sono certo qui per tirare un giudizio su Dreams perché sarebbe un compito alquanto difficile considerando la mutevolezza della sua essenza, piuttosto voglio parlarvi dell’importanza di avere un tool del genere nella propria vita da consumatore "adulto", specialmente quando ci si trova davanti a qualcosa che pone davvero pochi limiti all’immaginazione spesso stimolata solo in senso passivo, da spettatori inermi.

Muovendo i primi passi su Dreams la mia mente è infatti tornata a quando mi approcciai a RPG Maker per la prima volta, su Windows XP di tanti anni fa. Ero chiaramente un ragazzino come gli altri e non avevo la minima idea di che cosa fosse anche solo una stringa di codice, ma quando sentii che anche io potevo creare il mio personale RPG ho pensato “Diavolo, sì!”, un’esclamazione che mai farebbe un adolescente moderno ma glissiamo.

Come Dreams, RPG Maker è un programma dagli strumenti accessibili e intuitivi ma maledettamente complessi, capace di tirare fuori un mondo di personalizzazione a patto di mettersi lì a imparare ogni sfaccettatura. Per me c’erano i tutorial di uno YouTube primitivo, mentre su Dreams i corsi sono direttamente implementati all’interno del gioco ed è possibile seguirli passo passo come parte dell’esperienza alla mano, dandovi quindi l’impressione che il team di sviluppo sia sempre con voi in ogni passo del percorso. Il processo a cui mi affidai io era quindi un trial & error puro dove producevo bozze solo per capire quali sistemi funzionassero e per cosa, creando progetti paralleli rispetto a quello che avevo davvero voglia di realizzare.

Tenendo a mente il parallelo con Media Molecule, una parte importante di RPG Maker era la possibilità di scaricare i progetti altrui e sbirciarne la costruzione, quasi come se si tornasse indietro nel tempo a un secondo prima che l’autore originale completasse il gioco. Vedendo lo scheletro di esperienze complete si riesce a comprendere al meglio come funzionano determinati meccanismi e, oltretutto, si può usare il lavoro altrui come base per il proprio, cosa che Dreams incoraggia apertamente tramite il concetto di condivisione e al “social network” interno. Non si potranno esportare i propri giochi all’esterno del software (come accadeva per RPG Maker), ma anche ai tempi avrei pagato oro per evitare tutto lo sbattimento di caricare il proprio gioco nella rete, sfruttando terzi servizi che scambiavano il tuo gioco per un virus.

Sacrificando quel pizzico di libertà è quindi possibile utilizzare Dreams come maggior aiutante per la diffusione della propria creatività, dando in pasto le idee a tutti gli utenti che possiedono il gioco o a coloro che sfogliano il catalogo attraverso le varie piattaforme su cui si può aprire. Ed è qui che Dreams fa sentire la sua anima più importante e che dà un significato maggiore all’esperienza dei “creators”: il sentirsi sempre parte di un processo creativo collettivo, dove tutti gli autori sono come seduti in un’infinita tavola rotonda per mostrare ciò che sono riusciti a fare con i loro sogni, condividendone i pezzi con gli altri e finendo per lanciare le basi dei giovani game developer-wannabe a venire.

Utilizzando RPG Maker ti trovi sostanzialmente da solo: apri il programma, lavori al tuo progetto e non c’è altro a cui badare, nessuno con cui discutere se non mastichi l’inglese. Per trovare quella comunità di appassionati l’unica scelta era aprire il browser e lanciarsi su forum più o meno ufficiali, dove artisti e sviluppatori tentavano di mettere in upload i loro lavori con estrema difficoltà. Era l’internet di altri tempi e la tecnologia si è evoluta, ma anche oggi la situazione non si è discostata di molto per RPG Maker, il quale al massimo ha l’ausilio dello Steam Workshop.

Dreams invece mi ha preso per mano e con la voce soave di una localizzazione in italiano mi ha detto: “Sogna con gli altri, guarda qui che robetta hanno fatto gli utenti”. Se ai tempi dovevo affidarmi ai topic di presentazione degli autori, qui mi basta cliccare un tasto per giocare istantaneamente a centinaia di esperienze nate dallo stesso tool che potenzialmente potrei usare, aprendomi a mondi e ispirazioni che avrei dovuto altrimenti cercare in maniera confusa e utilizzando Google senza alcuno scopo preciso. L’arte ai tempi moderni, dove uscire per strada e cercare colpi di genio è una pratica dismessa.

Ciò che è già uscito per la piattaforma di Media Molecule è fin dal principio impressionante, passando per i remake di titoli famosi a concept originali che vertono su messaggi profondi o esperienze sensoriali, coinvolgendo perfino rinomati artisti e veri game designer dell’industria più iconica. Tutto questo non sarebbe possibile senza che l’ispirazione serpeggi tra gli utenti attraverso la mutua condivisione e l’accessibilità di Dreams, evitando quel blocco che accomuna chiunque si fiondi su un Nuovo Progetto in una pagina bianca. Qui nessuno si ferma, non manca mai l’idea per fare qualcosa, è come se sotto a ogni tela vuota ci fosse costantemente un fiume in piena di colori e soggetti, pronti a venire fuori anche solo sbirciando quello che gli sviluppatori selezionano per noi nella Base Onirica. E, come dicevamo, vi bastano veramente due tasti per tuffarvi a cannone.

In questa cascata artistica è infine racchiudibile il segreto del successo – presente e futuro - di Dreams: quello di non farti sentire mai solo con le tue convinzioni, di mostrarti che ogni idea è valida e non c’è davvero nulla da scartare, cavalcando l’immaginazione che ogni umano possiede e che spesso pensa di perdere. Ma in realtà non è una capacità che si può dimenticare per strada, piuttosto fatica solo a uscire fuori per una fredda timidezza che molti guadagnano crescendo, in grado di sciogliersi solamente quando si è sicuri di essere in un ambiente dove non esistono freni o pensieri inutili, dove non sei abbandonato a convincerti che quello che stai facendo non arriverà mai a nessuno.

Questo è Dreams: non un semplice strumento di creazione come RPG Maker, ma uno spazio dove poter essere davvero sé stessi in ogni forma, suono e animazione. E se il suo tenore continua la fanciullezza della visione di Media Moluce è proprio perché il bambino interiore che tutti abbiamo è necessario per svegliarci dal timore di essere troppo cresciuti per interagire con la creatività da noi troppo spesso ingabbiata.

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