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I film del 1985, ecco cosa hanno visto al cinema i ragazzi di Stranger Things

Il 1985 fu un grande anno, per il cinema.

Tenete conto che la crisi dovuta all'esplosione dell'home video era ben visibile all'orizzonte ma ancora non aveva investito in pieno il settore e che quindi gli investimenti - in termini di attori, effetti speciali, registi, sceneggiatori e chi più che ne ha più ne metta - erano ancora abbastanza alta da permettere esperimenti interessanti.
Per la generazione dei trenta/quarantenni di oggi, il 1985 (e gli anni '80 in generale) furono forieri di film formativi che avrebbero plasmato gusti, passioni e amicizie per gli anni a venire: tra chi li vide al cinema quando uscirono e chi li recuperò solo anni dopo, consumando - letteralmente - il nastro del vhs, i piccoli e grandi capolavori del 1985  lasciarono, insomma, un segno indelebile.

Non potendo dibattere di tutti i film usciti nel 1985 (oltre cinquanta pellicole arrivarono nelle sale!), ho fatto una mia personalissima selezione: di seguito troverete i sette film che ancora oggi rivedo volentieri, quelli che hanno segnato la mia infanzia, adolescenza ed età adulta, quelli che hanno fatto di me quello che sono oggi.
I miei gusti e i vostri potrebbero non coincidere e nel qual caso proseguire la lettura vi servirà solo a scoprire qualche
titolo interessante da recuperare, magari durante un pigro pomeriggio estivo.

Se, invece, i miei film sono anche i vostri, allora vi avviso: questo articolo potrebbe provocarvi attacchi di nostalgia.

Ritorno al futuro

Eh sì, è uscito nel 1985.
IL film. Potrei fermarmi qua, lo so.

Perché per chi lo ha visto e lo ha amato, il primo capitolo della trilogia di  Zemeckis con Michael J. Fox e Christopher Lloyd, è la base dell'amore per il tema dei viaggi del tempo (oltre che di tutte le le certezze sui pericoli dei paradossi temporali) e del riscatto nei confronti del bullo della scuola.
Citato e omaggiato in ogni film a tema nerd (quando ancora la parola non era così diffusa né così positiva come oggi), il primo Ritorno al futuro ha alle sue spalle leggende e aneddoti a bizzeffe: venne girato di notte perché Michael J. Fox di giorno girava Genitori in blue jeans, la macchina del tempo non era una macchina, nell'idea originale del regista, ma un frigorifero alimentato a energia atomica, lo script dovette aspettare quattro anni e subire una serie di rifiuti, prima di essere accettato e così via.
La verità è che Ritorno al futuro ha una trama semplice e solida, un'ottima sceneggiatura, tempi comici efficaci e la giusta dose di tormentoni. Vi sfido a citare tre frasi del film entro i prossimi trenta secondi. Se avete amato questo film e i suoi due seguiti come ho fatto io, ce ne metterete dieci.

I Goonies

Se Ritorno al futuro era la fantascienza che entrava in salotto, I Goonies era l'avventura che poteva capitarti uscendo in bici insieme agli amici.
La sua magia era tutta qua: niente fronzoli, ognuno di noi avrebbe potuto scovare una vera mappa in un baule in soffitta e, insieme alla scalcagnata compagnia degli amici dell'epoca, avrebbe potuto trovare nientedimeno che un vero galeone. Il soggetto era di Steven Spielberg, la sceneggiatura di Chris Columbus e la regia di Richard Donner: tutte cose che da bambino non noti ma che da grande ti fanno esclamare "Ah beh, allora ci credo che era un capolavoro".
Plucitato e omaggiato quasi quanto Ritorno al futuro, anche I Goonies ha le sue simpatiche curiosità, tra cui spiccano
il riferimento ai Gremlins (altro cult degli anni '80), le bestemmie pronunciate dai protagonisti alla vista del
galeone e la scena tagliata della piovra, oggi recuperabile su youtube.
Di tutti i giovani attori protagonisti, solo Josh Brolin e Sean Astin hanno proseguito con successo la carriera d'attore: gli altri hanno avuto alterna fortune, tra chi ha deciso di mollare il mondo del cinema e fare l'avvocato e chi, invece, a Hollywood c'è rimasto ma ha perso la bussola.

Breakfast club

Rimaniamo sul tema dei protagonisti giovani e apriamo, al contempo, il capitolo Brat Pack: l'espressione fu coniata dal giornalista David Blum sul New York Magazine e riprendeva il celeberrimo Rat Pack, ossia gli artisti del giro di Sinastra e Martin. In questo caso, però, il gruppo comprendeva una serie di giovani promesse di Hollywood che negli anni '80 spopolarono grazie ai film sui temi adolescenziali. Sicuramente ne avrete visto almeno un paio, tra Wargames, Sixteen candles, La donna esplosiva (anche questo del 1985), Una folle estate e così via.
Breakfast Club è un ritratto degli stereotipi che, all'epoca, era possibile trovare in un liceo: il secchione, la bella svampita, il ribelle, la timida e lo sportivo di successo. Se ci pensate, da un lato è semplice trovare questi personaggi ancora oggi, nelle scuole o in ogni gruppo sociale sufficientemente ampio; dall'altro, sulla base di questi stilemi, sono stati girati film e scritte serie fin dall'alba dei tempi.

È solo che Breakfast Club ha messo l'argomento nero su bianco, componendo anche un affresco del disagio adolescenziale e della necessità di scoprire cosa si cela dietro le maschere che ognuno di noi indossa lucido come pochi.

Aggiungete che il tema portante, Don't you (forget about me) fu composto appositamente per il film avrete capito perché ancora oggi è considerato il pilastro del genere (che poi il genere fu anche la firma del regista, John Hughes, questa è un'altra storia).

Brazil

Cambiamo completamente genere per un film di Terry Gilliam, il più visionario dei Monthy Piton. Brazil, che vede come protagonista uno degli attori feticcio del regista inglese, Jonathan Price, è una distopia ispirata anche a 1984 di George Orwell ed è ambientata in un futuro prossimo in cui la burocrazia ha preso il sopravvento e soffocato ogni libertà, creativa e personale, degli esseri umani. La ribellione di Sam, il protagonista, viene ispirata dal più potente dei sentimenti, l'amore: sarà infatti a causa di una donna che vede regolarmente in sogno che deciderà di uscire dal sistema e godersi un attimo di libertà. Onirico, visionario e poetico come solo i film di Gillian riescono a essere, Brazil è diventato un piccolo cult del genere, riscuotendo sempre maggior successo man mano che il tempo passava. Vi segnalo anche un piccolo cameo di Robert De Niro, nella simpatica parte di un idraulico ribelle tagliata apposta per lui.

Rocky IV

Proseguiamo sul filone della politica per una delle pellicole più citate della storia del cinema. Rocky, nel 1985, era già un franchise di successo: Stallone, nei panni del pugile, aveva già perso, vinto, perso e rivinto il titolo mondiale.
Per dare un nuovo smalto alla storia, Stallone (come per i precedenti film sceneggiatore, regista e protagonista) decide di infarcire il film di tutta la retorica possibile sulla guerra fredda. Ed ecco quindi che Apollo Creed viene sfidato da Ivan Drago, enorme e algido campione russo - splendidamente interpretato da Dolph Lundgren - e muore sotto la gragnola di colpi, proprio tra le braccia dell'amico interpretato da Stallone.

Cosa poteva mai fare Rocky, a questo punto?

Nonostante il ritiro, decide di imbarcarsi e pur di vendicare l'amico va a combattere in terra sovietica. Ovviamente tutte le scene ambientate al di là della cortina di ferro furono girate negli stati centrali degli Stati Uniti, visto che le tensioni Usa - Urss erano ai massimi storici: il film, come dicevo, era pieno di stereotipi sulla Russia Comunista, tra agenti del KGB che controllano gli allenamenti di Rocky, scorrettezze sportive a suon di steroidi e la retorica dell'onesto americano che con pochi mezzi sconfigge la macchina bellica della Madre Russia. La fine del film cerca anche di lanciare un messaggio di pace e riconciliazione, nonostante la bandiera americana portata in trionfo a Mosca. Ai tempi era obbligatorio vederlo anche solo per capire da dove venisse la famosissima frase "Ti spiezzo in due", la cui pronuncia era tipico rito di passaggio della seconda metà degli anni '80.
Piccola curiosità: il quarto capitolo della serie sul pugile italo americano non fu il solo film di mazzate del 1985 a  sottolineare le tensioni Usa Urss, infatti all'elenco va anche aggiunto Kickboxer - Vendetta Personale con protagonista l'altro mito del genere, ossia Jean Claude Van Damme.

Ladyhawke

La passione del fantasy, almeno per quanto mi riguarda, passa anche attraverso una serie di film che uscirono negli anni '80.
Ladyhawke è uno di questi e il perché è presto detto: un fantasy medievale con la giusta dose di magia, le intepretazioni dei tre protagonisti, Rutger Hauer, Michelle Pfeiffer e Matthew Broderick, una trama che spazia dai cambattimenti alle fughe, passando per una passione bruciante e maledetta, direi che gli elementi per far appassionare un pubblico ampio anche al fantasy ci sono tutti. Su tutto c'era la mano sapiente di Richard Donner, mostro di bravura del cinema degli anni '80 e non solo: vi dico solo che ben due film di questa lista lo vedono dietro alla macchina da presa.

Il giorno degli zombie

Rimaniamo nei film di genere, passando però all'horror. In questo caso, alla regia c'è uno dei mostri sacri dei cinema mondiale, l'uomo a cui dobbiamo la creazione dello zombie moderno, colui che fu capace non solo di terrorizzare il  pubblico al cinema ma che ci riuscì anche confezionando dei film che criticavano la società consumista e le sue  conseguenze sull'uomo moderno. La trilogia degli zombie vede nel film in questione la sua naturale conclusione: dopo La notte dei morti viventi in cui i morti escono dalle tombe, girato tutto in un inquietante bianco e nero e Zombi, in cui i protagonisti si asserragliano dentro un centro commerciale, il caro George Romero tirò fuori questo altro piccolo gioiello, girato quasi tutto in un bunker militare. Ne Il giorno degli zombie non manca di certo la critica al sistema e in questo caso il bersaglio fu la politica di Reagan. Da segnalare che Romero, pur di avere tutta la libertà artistica necessaria a dirigere il film così come lo aveva pensato, rinunciò a una parte del budget previsto dalla casa produttrice se fosse riuscito a girare un film non vietato ai minori: e quindi questo terzo capitolo della serie è tra i più crudi e violenti, alla faccia delle richieste dei burocrati delle major.
P.S. Lo so che quella di Romero non è una trilogia ma una tetralogia ma per me i film successivi a questo sono solo dei divertissement del regista. A ognuno le sue trilogie di riferimento.

Menzioni d'onore

Come dicevo all'inizio dell'articolo, a voler approfondire, ci sarebbe da scrivere una tesi su ognuno dei film citati e citare tutti i film usciti nel 1985 è praticamente impossibile.
Ecco perché vi segnalo giusto un paio di titoli che reputo interessanti.
I grandi seguiti
Il 1985, chissà perché, fu anche un anno ricco di sequel di film di successo. In ordine sparso: Scuola di polizia 2,  Nightmare 2, Karate Kid 2, I soliti ignoti vent'anni dopo, Rambo 2, Quella sporca dozzina 2, Il mistero di Bellavista (attuale più che mai nei giorni della scomparsa di Luciano De Crescenzo), Ritorno a Oz, Il gioiello del Nilo.

La chicca
Demoni, di Lamberto Bava. Anche solo per vedere cosa è ruscito a tirare fuori il cinema italiano usando praticamente due spiccioli e quanti omaggi e citazioni i grandi del genere fanno costantemente ai maestri italiani.

Il recuperone
Solo grazie a questo articolo ho scoperto che nel 1985 uscì un film su Tex, intitolato Tex e il signore degli abissi. In un momento in cui la Sergio Bonelli Editore sta espandendo il proprio settore di riferimento, allargandosi anche al cinema - dopo alcuni esperimenti non esattamente fortunati - recuperare questo film mi sembra perlomento doveroso.

Questo articolo fa parte della Core Story dedicata a Stranger Things.

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