Guardare il mondo con gli occhi di un Jeffino
Il mondo secondo Jeff Goldblum è una serie Dinsey + che ha alla base un concetto estremamente semplice: Jeff Golblum - persona intelligente e curiosa - si pone delle domande e va a cercare le risposte.
Fra le cose che mi hanno consentito di mantenere una parvenza di sanità mentale durante il primo lockdown del 2020, oltre che una mai abbastanza lodata asocialità congenita e la tele-vicinanza delle persone care (sì, mi riferisco alle amate/odiate video call al di fuori dell’ambito lavorativo), un posto d’onore spetta sicuramente al Mondo secondo Jeff Goldblum, una serie documentario prodotta da National Geographic e disponibile da fine 2019 su Disney + (in America). I dodici episodi che compongono la prima stagione di questa serie furono resi disponibili in Italia a inizio 2020 con cadenza settimanale, a partire dal 24 marzo: due settimane esatte dopo quel fatidico 10 marzo, il giorno in cui abbiamo chiuso tutto.
Perché allora sto scrivendo di questa serie a due anni esatti (circa) di distanza? Beh, perché a cavallo tra 2021 e 2022 è uscita la seconda stagione, e io me la sono guardata tutta per voi - con la mia solita calma, visto che stiamo parlando di dieci soli episodi da una ventina di minuti ciascuno, roba che chi fa del binge watching una professione se la scola nel tempo che io impiego a scrivere questo articoletto.
Quindi va da sé che se ne sto scrivendo la ragione è che mi è piaciuta, giusto? Giusto! E adesso spiego anche perché.
Il Mondo secondo Jeff Goldblum, in inglese The world according to Jeff Goldblum, è una serie strana, e io poi ho un rapporto particolare coi documentari: sulle prime non mi attirano molto, ma poi, se riesco a superare lo scetticismo iniziale, mi catturano e non mi lasciano più andare; un po’ come i musical. Ecco, questa serie mi ha catturato principalmente per il suo protagonista, nonché produttore esecutivo, quel Jeff Golblum che così tante persone hanno amato in Jurassic Park, nella Mosca, in Independence Day e via discorrendo, ma che io, senza ragioni valide, ho sempre considerato un personaggio poco interessante. Quanto mi sbagliavo!
E quanta parte del mio errore è responsabilità del doppiaggio, che uniforma e nasconde le peculiarità di attori e attrici; mai come in questo caso assistere alla performance in lingua originale mi ha fatto capire quanto fosse distante dalla realtà l’idea che mi ero fatto del personaggio attraverso la visione dei film doppiati in italiano. Ma basta con la polemica e torniamo allo show.
Il concetto alla base del Mondo secondo Jeff Goldblum è estremamente semplice: Jeff Golblum, che come sappiamo bene è una persona intelligente e curiosa, si pone delle domande e va a cercare le risposte. Fine. Ciò che rende così interessante la miscela sono innanzitutto le domande, ovviamente; poi le persone che Jeff Goldblum incontra cercando le risposte, certo; ma più di ogni altra cosa a fare la differenza è Jeff Goldblum medesimo. Riconosciuto come il più dandy di Hollywood da almeno un articolo che ho letto su internet prima di cominciare a scrivere, con le sue mise che oscillano fra il trendy, l’elegante e l’inconcepibile (guarda la serie e poi ne parliamo) e il suo atteggiamento garbato, giocoso, un po’ stralunato ma sempre sorridente e affettuoso, il nostro adorabile spilungone incontra nel corso dei ventidue episodi una gran quantità di scianziatə e di sciroccatə che risponderanno a vario titolo, chi più e chi meno, alle sue domande, e che lo porteranno a condividere con noi le sue riflessioni a fine episodio.
Ed è così che, chiedendosi come mai ci piaccia così tanto il gelato, o perché mai abbiamo un’ossessione per le sneaker, o ancora per i tatuaggi, i cani, il barbecue, le motociclette, i jeans e i fuochi d’artificio, saltando di episodio in episodio da un argomento all’altro, senza un filo logico almeno apparente, Jeff ci accompagna in lungo e in largo per gli Stati uniti fra parate di motociclisti, sagre del make-up (forse non sono proprio sagre, ma io che mi limito a sapone e deodorante cosa posso saperne?), pirati da giardino, sessioni di LARP passando nientemeno che per il Jeff Goldblum Day, che si tiene in suo onore il 13 luglio a Pittsburgh, la sua città natale.
E, come anticipavo, in queste peregrinazioni incontriamo personaggi di tutti i tipi: da chi si fa tatuare la faccia di Jeff a chi spende cifre allucinanti per delle sneaker su misura; da chi progetta motociclette riciclabili a chi tatuaggi adesivi che monitorano il nostro stato di salute; nel corso degli episodi diventeremo un albero, berremo caffè come i cowboy, griglieremo insieme ai pompieri e assisteremo a spettacoli di fuochi d’artificio, sia alla vecchia maniera, con polvere da sparo, sia “alla nuova”, con droni supermoderni ed eco-friendly; impareremo che anche in città si possono fare corse in slitta e scopriremo chi è che compone le colonne sonore dei giochi per smartphone. E se gli accostamenti interni agli episodi possono sembrare azzardati, noi di Jeff ci fidiamo, e lo accompagneremmo in capo al mondo.
E alla fine di tutto questo ci rimarrà soprattutto il sorriso garbato e sornione del nostro Jeff preferito, quasi settant’anni mentre scrivo, assieme ai suoi modi un po’ goffi, i suoi gesti estremamente misurati, la sua parlata talvolta un po’ incerta e i suoi occhi vivacissimi e curiosi, come quelli deə bambinə.
Ma pure le animazioni lisergiche che accompagnano i momenti di intermezzo in cui Jeff espone i suoi dubbi, spiega o ricapitola le informazioni appena acquisite e preannuncia la prossima tappa del viaggio; quelle sì che lasciano il segno!
E alla fine dei ventidue episodi penseremo che il mondo visto con gli occhi di Jeff Goldblum è un mondo in cui vorremmo vivere anche noi, specialmente se siamo rinchiusə in casa durante la prima pandemia della nostra vita.