Fin dalla sua nascita, nell’ormai lontano 1991, Nathan Never è stata una testata bonelliana particolarmente aperta a sperimentazioni e soprattutto, per prima, a contaminazioni con linguaggi fumettistici extra-bonelliani.
Questa nuova miniserie neveriana Generazioni, supervisionata da Antonio Serra (dopo altre due mini gestite dagli altri due padri fondatori, Michele Medda e Bepi Vigna) rappresenta quasi un modo di fare il punto su quelle influenze, all’indomani del giro di boa dei 25 anni da poco festeggiati.
Nella miniserie, gestita da due validi sceneggiatori come Adriano Barone e Giovanni Eccher, vengono infatti esplorati vari “universi paralleli” del principale cosmo neveriano, in cui i personaggi della testata appaiono in altrettanti mondi narrativi.
Il numero zero, disegnato da Massimo Dall’Oglio, appare ispirato a Blame!, ma anche ad altri manga con elementi cyberpunk come Evangelion o Alita (1991, coevo della testata) giusto per citarne alcuni. Molto interessante anche il modo di rappresentare le finestre sui vari multiversi che vengono qui introdotti: esse sono infatti, sostanzialmente, delle vignette di fumetti che appaiono nel mondo “reale” di Nathan Never, come portali su altri mondi.
Il numero uno si allontana invece dal manga e va ad omaggiare il noir, nello specifico Sin City (1991) di Frank Miller, altro fumetto coevo di Nathan con cui il grande fumettista americano ha fornito una nuova visione del fumetto in bianco e nero, un grande classico del fumetto italiano.
Il numero due affronta invece un manga più “classico” come Kenshiro, il cui futuro post-apocalittico ispira la rappresentazione delle zone esterne alla macro-città in cui vive Nathan Never; ed è in uscita il terzo albo, che è ispirato all’opera fondante della fantascienza a fumetti, Flash Gordon.
In futuro, ci attende un albo ispirato a Jeff Hawke, raffinato esempio di fantascienza britannica a fumetti (e l’albo ne segue anche il formato, in orizzontale invece del consueto formato verticale Bonelli). Poi un quinto albo che omaggia Giulio Verne, unico caso di omaggio extra-fumettistico, il primo autore della fantascienza tout court, fonte di importante ispirazione per Nathan Never col suo Capitano Nemo (l’agente Never, inizialmente, doveva essere Nathan Nemo, indice di un debito che ritorna in vari aspetti del personaggio).
Si chiude, di nuovo, con la fantascienza giapponese a fumetti, quella più famosa dei mecha: non tanto, però, sembra di capire, quella dei robot ciclopici come Mazinga e Goldrake, ma quella degli esoscheletri potenziati di scala minore, come Patlabor e Gundam, più vicina al cyberpunk e all’universo neveriano, dove moduli simili sono in dotazione alla polizia e alle agenzie private come la Alfa (e, ovviamente, ai criminali).
Naturalmente restano fuori altri rimandi, da Isaac Asimov (da cui è desunta tutta la parte robotica, pur con variazioni sul tema delle tre leggi) a Ghost In The Shell. Appare interessante notare l’inevitabile rilievo dato all’immaginario nipponico di anime e manga: in effetti, in quei primi anni ’90, la Bonelli doveva fronteggiare una temuta “invasione giapponese” nelle edicole, sulla scorta del successo dei cartoni animati del Sol Levante negli anni ’80. Nathan Never nasceva anche, in parte, come risposta a questa nuova sfida (ancor più accentuata sarebbe stata la componente “orientalistica” di uno spin off come Legs Weaver).
L’altra cosa che colpisce è invece un’assenza, altrettanto inevitabile: quella di un film come Blade Runner, che è probabilmente la principale ispirazione del corso neveriano, e soprattutto, col suo immaginario, costituisce una sorta di “collante”: non è possibile un Nathan Never in stile Blade Runner, proprio perché è il leitmotiv unificante dell’intera testata.
In ogni caso, un esperimento avvincente della storica testata della SF di casa Bonelli. Le sue solide e colte basi nella tradizione vengono rivendicate, così, come un punto di forza: Verne, Flash Gordon, il noir, il fumetto di SF inglese. La sfida, ora, è vedere se l’Agente Alfa saprà ancora una volta rinnovarsi, in uno scenario science-fiction ormai profondamente condizionato dai videogame e dalla serialità televisiva, da Black Mirror ad Altered Carbon. Purtroppo, il futuro non è più quello di una volta.