Per chi è fan degli anime, dei videogiochi, e soprattutto dei videogiochi ad anime ormai la delusione è di casa. Le uscite in ambito videoludico basate sulle produzioni giapponesi scarseggiano sempre di più, e con loro anche la qualità. Sono lontani i tempi della PlayStation 2 dove ogni anime che vedevamo in TV aveva il suo picchiaduro, seppur ogni tanto qualche sorpresa appare sul mercato. La colpa di questa discesa è dovuta a due elementi, è il primo è Bandai Namco.
Nel caso non ne foste a conoscenza, Bandai Namco detiene i diritti delle produzioni di videogiochi di praticamente ogni anime, e a loro importa davvero poco dei suoi fan, e ancor meno dei suoi giochi. Da quando Dragon Ball Xenoverse ha avuto successo, Bamco ha inculcato con forza la stessa formula in tutti i titoli di cui era direttamente sviluppatore, come One Punch Man o Jump Force per dirne un paio, e non stiamo parlando di un duetto che ha fatto la storia, anzì.
L’altro bersaglio su cui puntare il dito sono i popolarissimi Gacha Games. I Gacha sono un fenomeno gigantesco oltreoceano, fatturano enormi cifre, e, cosa più importante, sono molto più convenienti di un videogioco per console. Costano meno, e guadagnano di più, quindi, che senso ha fare ancora dei decenti tie-in sui giochi anime?
Io non lo so, ma per fortuna CyberConnect2 non ne vuole sapere di passare al lato oscuro e continua a sfornare bei giochi. Lo studio è senza dubbio il sovrano incontrastato delle produzioni su licenza, e grazie ai vari Naruto Storm, Jojo All Star Battle che seppur poco considerato è una vera perla, e il recente Dragon Ball Kakarot. Per questo, quando ho saputo che il gioco di Demon Slayer era affidato a CyberConnect2, sapevo che la licenza era in buone mani. Ed è proprio di questo di cui vi parlo oggi, di Demon Slayer Hinokami Chronicles.
Allora per parlare della produzione, è opportuno dividere l’articolo in due sezioni separate. Una dedicata alla componente picchiaduro, e una invece dove lo si valuta come gioco in sé e per sé.
Comincio con Hinokami Chronicles come picchiaduro, le cose semplici si fanno sempre per prime.
Il videogioco è un battle arena, e spiego rapidamente di che si tratta per chi non ne fosse a conoscenza. È un gioco di lotta, senza la componente tecnica che rende i picchiaduro tanto difficili da imparare. Un picchiaduro semplificato. E per quanto ne abbiamo visti veramente troppi di battle arena sugli anime, questo è fatto davvero bene.
È un’evoluzione del combat system dei vari Naruto Storm, con la classica telecamera dinamica, lo scatto per accorciare le distanze e team composti da due. Differentemente dal gioco sui ninja, su quello degli ammazzademoni i personaggi non sparano (esclusi due che sono interamente basati sul combattimento a distanza) e di conseguenza il focus sta negli scontri ravvicinati. Per rendere le cose facili a tutti, con un tasto si fanno gli attacchi normali, e con un altro le mosse speciali che consumano indicatore. Di conseguenza, le combo si fanno sfruttando solo due pulsanti e l’attacco del supporto.
La particolarità che più ho apprezzato di questo sistema è un piccolo cerchietto che compare appena si comincia una catena di attacchi. In base al colore, questo ci comunica quanto tempo abbiamo a disposizione prima che una combo finisca, e di conseguenza ci si può orientare e decidere come terminare la catena all’ultimo secondo. E altra piccolezza agli occhi dei molti, ma non ai miei, è lo stacco di telecamera che durante il combattimento ravvicinato passa quasi a due dimensioni per facilitare la comprensione del campo di battaglia.
Certo non è perfetto il combat system. Può capitare che alcuni personaggi abbiano degli attacchi che non vanno a segno e che necessitino di patch. Inoltre CyberConnect2 ritorna con i suoi comandi scomodi che pretendono si inclini velocemente (molto velocemente) la levetta per un semplice attacco caricato o un contrattacco. Si poteva risolvere in maniera meno complessa o almeno dando la possibilità di personalizzare i comandi.
Scordatevi i roster da centinaia di personaggi a cui Naruto aveva abituato. Demon Slayer presenta solo 12 personaggi (più 6 reskin che servono solo a occupare slot) e seppur il numero sia esiguo, si tratta di un cast ben bilanciato, dove quasi ogni personaggio può dire la sua. Ovviamente non sono tutti sullo stesso gradino, ma mi fa piacere che abbiano optato sulla qualità più che sulla quantità. Inoltre, CyberConnect2 stessa si è resa conto del piccolo roster a disposizione, e di conseguenza ha optato per aggiungere 7 personaggi senza costi aggiuntivi. 6 di questi sono demoni, che operano diversamente dal resto degli spadaccini del cast, poiché combattono da soli, senza un compagno e possono persino curarsi.
Il combattimento è quindi fatto bene, ma soprattutto semplice, soddisfacente e molto bello anche da vedere. Su quest’ultimo a influire e la meravigliosa, quasi perfetta componente tecnica del videogioco. I personaggi, i loro volti, i dettagli del corpo e gli effetti sono incredibili da vedere, e in certi frangenti non si distingue dalla controparte animata. Ma niente di nuovo per lo studio, che è dai tempi della PlayStation 3 maestro dell’utilizzo della grafica cel-shading. Lo so, pensavate che le foto presenti in questo articolo fossero immagini dell'anime? Beh vi sbagliavate.
Ovviamente la realizzazione tecnica mostra i muscoli nel combattimento con delle assurde mosse finali, ma dà il suo meglio all’interno della modalità storia. E qui arriviamo al secondo punto dell’articolo: La modalità Storia.
E parlo solo della modalità Storia perché l’offerta ludica di Hinokami Chronicles presenta solo la modalità single player e quella dove affrontare altri giocatori, online o meno. Oltre a queste c’è una modalità chiamata ‘’Addestramento’’ dove lo scopo è di imparare i comandi basi ripetuti più volte. Niente di bello.
Parliamo quindi della Storia, e non nascondo che nutrivo molto hype per questa, poiché fra i giochi di Naruto e Kakarot, CC2 mi ha viziato con i suoi pregevoli story-mode.
La storia segue lo schema di Naruto Storm 4, quindi niente esplorazione libera, ma dei semplici capitoli in sequenza alternati a immagini e dialoghi dell’anime.
Quando si gioca, l’avventura è composta da delle mini mappe dove semplicemente si cammina e ogni tanto bazzica qualche demone da combattere. I demoni non vengono affrontati con un sistema hack n’slash dove affrontare più avversari, ma ognuno di loro è una piccola boss fight, poiché ciascuno dispone di un moveset unico. Carina l’idea di trasmettere la potenza dei demoni rendendoli tutti dei miniboss, un po’ meno il fatto che se ne combattono veramente pochissimi.
Quindi, cosa si fa mentre non si sguaina la spada vi state domandando? Proprio nulla! Nei livelli non c’è esplorazione, non c’è un minimo di platforming, non c’è nulla. Si cammina letteralmente dal punto di partenza all’obiettivo e ogni tanto si raccoglie qualche collezionabile. Nient’altro. E qui stiamo parlando di una grandissima occasione mancata, poiché con il brand di Demon Slayer avrebbero potuto dar vita a un piccolo Devil May Cry sfruttando i poteri dei vari personaggi, e invece non ci hanno neanche provato. Alcune sezioni dell’anime avrebbero potuto dare molto se rese in forma di videogioco, e io stesso infatti mi domandavo come sarebbe stata resa interattiva e labirintica la casa dei tamburi. E invece ci si cammina e basta. E questo vale per tutta la storia.
Anche i boss veri e propri sono poco ispirati. Se nei vari Naruto ogni boss aveva una sua gimmick e un proprio gameplay, qui hanno dei semplici attacchi speciali e poco più, lungi dalla spettacolarità dell’opera originale.
In sintesi, CyberConnect2 ha fatto il compitino e si è limitata a narrare la storia originale ma in 3D, ma è giusto questo?
È giusto che un gioco su licenza racconti l’opera ma non s’impegni a trasporre questa in formato videoludico?
Io penso di no, e sono anche molto deluso. Non deluso da un gioco ad anime qualunque, deluso da uno studio che prima di questo aveva dato il massimo per immaginare gli anime in versione videogioco, e questa volta che aveva per le mani un fenomeno in continua crescita, si è poggiata sugli allori e non ha fatto altro che dire ‘’compratelo, è su Demon Slayer’’.
Non definirei Hinokami Chronicles come un brutto videogioco. È un buon picchiaduro, valido e divertente, ma come gioco, e soprattutto come trasposizione, è una delusione.
Arrivederci. E stavolta vi saluta pure Tanjiro.