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Cyberpunk 2077 – riassunto della presentazione dell'E3 2018

Varco la soglia di una delle tante stanzette per i meeting del Los Angeles Convention Center e sono improvvisamente catapultato in un bar di Night City. Luci al neon, colletti al neon, bevande al neon, una finestra affaccia su grattacieli da più di sessanta piani che fanno da spartitraffico a mezzi volanti di ogni tipo. Sono dentro Cyberpunk 2077.

Si apre una seconda porta, prendo posto in prima fila e dopo una breve introduzione parte la demo del gioco. Per l’occasione saremo  una donna. Lo sviluppatore che commenta la scena passa brevemente in rassegna le opzioni di personalizzazione del personaggio, tra tatuaggi luminosi, innesti estetici e variabili per capelli, occhi volti e corporatura sembrano veramente tante. Subito dopo si passa alle origini del nostro alter ego, leggo brevemente che tra i nostri miti d’infanzia possono esserci Johnny Silverhand o Saburo Arasaka e capisco che sono nel posto giusto.

SI COMINCIA - La prima missione comporta il recupero di un personaggio di alto profilo cado in mano a contrabbandieri di parti cibernetiche. Siamo in compagnia di un collega mercenario, un tizio grosso con l’accento latino. L’ambientazione, che nel trailer mi aveva lasciato perplesso, c’è tutta. Corridoi angusti, luci fredde, sporcizia, un netrunner collegato in remoto ci apre le porte e offre supporto esterno.

Dopo poco inizia lo scontro a fuoco, siamo armati di una pistola automatica che non fa tantissimi danni, vediamo i numeri comparire sui corpi dei nemici per ogni colpo a segno. Dopo aver incassato qualche colpo di troppo ci curiamo con una specie di spray per l’asma, un oggetto molto simile viene usato per aumentare temporaneamente i riflessi e rallentare l’azione col bullet-time.

Dopo aver eliminato le prime resistenze ci troviamo di fronte a una porta sbarrata, dall’altra parte un tizio pesantemente armato buca il muro con una raffica di roba pesante, rispondiamo al fuoco attraverso il foro che si è creato nella parete. Non sappiamo se è un trucco di storytelling o se potremo effettivamente bucare le pareti coi proiettili. Dopo un po’ il netrunner ci apre una finestra laterale che dà sul balcone, da là possiamo aggirare il tizio e freddarlo.

Trauma Team

A questo punto è arrivato il momento del recupero. L’obiettivo si trova in una vasca piena di ghiaccio insieme a un altro corpo, è una donna e sembra in stato catatonico. La tiriamo fuori dalla vasca e tramite uno spinotto nel nostro polso ci colleghiamo alla sua interfaccia neurale. Sul nostro punto di vista si sovrappone il messaggio di errore della tizia. Nonostante abbia un abbonamento platino al Trauma Team c’è un virus che blocca il segnale di soccorso. Una volta rimosso arriva il messaggio che un’ambulanza sarà sul posto in circa un minuto. Il tutto sovraimpresso sulle nostre retine.

Aspettiamo il Trauma Team sul balcone, escono dei tizi armati che ci intimano di mettere il corpo su una barella e poi ci allontanano bruscamente, senza mai abbassare le armi. Un medico posiziona sul petto della donna un oggetto fatto a T che probabilmente è sia un defibrillatore che un dispensatore di medicine e stimolanti.

Così si chiude la prima missione.

Il bar prima della presentazione

ALLA RICERCA DEL DRONE - Nella seconda l’obiettivo è un drone della Militech, per ottenerlo possiamo andare a testa bassa nel covo di una gang col culto delle modificazioni corporee estreme (tipo il teschio mezzo scavato con dentro cinque o sei occhi luminosi tipo ragno) o se sfruttare una corporativa e la sua voglia di farla pagare alla gang.

Il colpo ci viene suggerito da un contrabbandiere con cui vogliamo fare affari e che sfoggia un braccio cibernetico dorato. Il briefing ci viene dato su una chiavetta che inseriamo in un slot dietro la nuca e ci mostra tutto in realtà aumentata.

Prima però è il momento di fare un giro in città per migliorarsi un po’. Il nostro dottore di fiducia ci fa sedere su una sedia tipo quelle del dentista, scegliamo ottiche Kiroshi nuove con zoom e scanner tattico più un grip alla mano destra che ci permetterà di sparare con maggiore precisione e usare le armi dei nemici, anche se con danno ridotto.

Per andare all’incontro usiamo la macchina del tizio con accento latino, la radio passa un pezzo di Jhonny Silverhand e durante il tragitto siamo attaccati dai contrabbandieri di prima. Un incontro casuale generato dal completamento della missione.

Le sezioni in auto sono quelle che convincono meno

Ci incontriamo con lei in un vicolo, ci minaccia un po’, tra i dialoghi c’è anche la possibilità di estrarre la pistola, ma i mercenari che l’accompagnano sembrano più tosti di noi. La convinciamo a finanziarci il recupero del drone, le acconsente dandoci un chip di credito che segnalerà alla Militech la posizione della banda.

Entriamo nel covo in modo pacifico, scegliendo opzioni di dialogo che evitino lo scontro, il capo della gang tira fuori comunque la pistola, lo facciamo anche noi e ne nasce uno stallo alla messicana. Scegliamo di nuovo di essere concilianti e diamo il chip di credito. Purtroppo, la corporativa ci ha fregato, il chip di credito è modificato, appena parte il pagamento il netrunner dei contrabbandieri viene fritto e tutti si incazzano. Ne nasce uno scontro a fuoco in cui grazie all’amplificatore di riflessi uccidiamo tutti in pochissimi secondi. Strappiamo il chip di comando del drone dalla testa di uno dei lo facciamo nostro.

Mercenari di basso livello

A questo punto inizia un lungo scontro a fuoco per uscire dal covo in cui utilizziamo fucili a pompa potenziati, armi con proiettili a ricerca, armi con proiettili che rimbalzano sul muro, scivolate, bullet time. I momenti più importanti da segnalare sono:

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