Pagherei oro, diamanti, l'intera arca perduta e molte altre reliquie naziste per essere stato presente ad un evento particolare della storia del cinema: mi riferisco alla produzione di Star Wars nel 1977, quando ancora non si parlava di episodi, di vendette Sith, di Jedi, risvegli e... Jar Jar Binks. Essere lì e avere toccato con mano la fucina dei sogni di tutti i nerd della terra è sicuramente il sogno di ogni amante di questa saga epico-tragica che, volente o nolente, da ben 43 anni ci segue nel nostro percorso personale, familiare e pure professionale (io la proiezione in anteprima de L'ascesa di Skywalker non la dimenticherò mai, anche solo per respirare quella particolare e magica atmosfera in sala). Personalmente, ciò che più mi incuriosirebbe di quel determinato giorno, sarebbe vivere diverse cose: l'ingenuità del momento, la rivoluzione della fantascienza per come la conosciamo ora e soprattutto un'aria fresca e pura, oramai oggigiorno stantia, ma ricca di spunti. La stagnazione, per come la vedo io, è arrivata quando Lucas ha deciso di impegnare tutto il potenziale del brand in un universo gigantesco: una bellissima trovata sia commerciale che comunicativa, oltre che un siero afrodisiaco per tutti i fan, ma estranea, forse, al concept iniziale, quando non era nemmeno sicuro che Una Nuova Speranza arrivasse nelle sale per tutti i problemi produttivi riscontrati.
Un'utopia naïf che purtroppo non troverà mai la luce, considerando ciò che è diventato Star Wars oggi: un contenitore di sogni, di target, di progetti fallimentari e di grandi resurrezioni. Badate bene: ciò non è necessariamente un problema anche perché ci sono tanti pregi in questo, ma pensare a come tutto è cominciato ed era privo di progettualità meramente economica, fa piangere parecchio. Malgrado i 25 anni da poco compiuti sono già nostalgico e malinconico riguardo tali visioni impossibili, nonostante io non abbia raggiunto un età considerevole, ma tranquilli, la pensione è ancora un miraggio e soprattutto non voglio parlare delle mie fisime e dei miei ragionamenti filosofici dietro il brand. Non trovo che questa sia la sede per queste lugubrazioni (almeno per ora, nel futuro chissà) ma tutto ciò era doveroso per arrivare ad un incipit specifico: Guerre Stellari è potente da decadi ed ora palpita di Forza, vivendo una nuovo corso alimentato da una serie clamorosa ovverosia The Mandalorian (qui trovate un articolo in merito alla prima stagione). L'aggettivo non è una mera attribuzione critica (d'altronde vi può pure far cagare eh) ma un semplice dato di fatto: il titolo ha fatto centro a livello progettuale anche solo perché ha di nuovo spostato i riflettori degli appassionati sul franchise, dopo la cocente delusione della nuova trilogia (anche qui non mi dilungo, potrei essere linciato).
Il resto è oramai già leggenda: Grogu e la sua insostenibile e spontanea dolcezza (il Funko Pop che ho sulla libreria parla da solo), cacciatori di taglie fighi e con poche parole in canna (ma infinite munizioni nei fucili), combattimenti al cardiopalma, personaggi iconici che tornano e tanti altri contenuti prelibati da far impazzire qualsiasi pubblico, sia consapevole che non del background stellare (altro pregio davvero sconvolgente). E in tutto questo bel discorso motivazionale di cui Palpatine sarebbe sicuramente fiero, non ho però menzionato Clone Wars che appare gigantesco nel titolo d'apertura. Vi ho ingannato? Vi ho traviato con i miei trucchi mentali o c'è dell'altro? Beh in realtà sono piuttosto sicuro che The Mandalorian, ovviamente se l'avete recuperato, vi ha risvegliato una morbosa e insistente voglia di averne di più, di esplorare riferimenti e di espandere la vostra conoscenza sull'argomento, in altri termini, la risposta è proprio Clone Wars. I due prodotti sono molto distanti ma hanno un filo comune che li lega e il passaggio successivo per il vostro cavalierato Jedi, dopo le avventure in compagnia di Djin Djarin, potrebbe proprio essere lo show televisivo animato sopracitato, ma occhio che il fantasma di Darth Sidious è sempre in agguato.
Esplorando il web, infatti, si trovato tantissimi articoli che sottolineano perché Clone Wars è perfetta, magistrale, ha due... midi-chlorian così e fa diventare Anakin un personaggio carismatico, ma mi sono detto: nessuno ne evidenzia i difetti o perlomeno non li ho visti trattati così spesso. Per tale motivo ho deciso di creare una vera e propria guida per indirizzarvi nella visione, segnalandovi i motivi per amarla o odiarla. Ci tengo a precisare, inoltre, che tutto questo è frutto della mia personale riflessione sull'opera quindi potreste non essere d'accordo con me e anzi, me lo auguro, così da perseguire un confronto elegante, puro e privo di insulti (anche se temo la fanbase di Star Wars più della fila alle poste). Detto ciò cominciamo a vedere finalmente le guerre dei cloni per quello che sono (Episodio II ed Episodio III non valgono, il loro minutaggio è mediocre in tal senso), alternando, per par condicio, aspetti che avvicinano il titolo al Lato Oscuro e altri al Lato Chiaro della Forza. Che Qui-Gon Jinn ci guidi!
Cominciata la Guerra dei Cloni è, ma non solo!
La saggia e un pochetto perentoria frase di Yoda, contenuta al termine di Episodio II - L'attacco dei cloni, sembra essere ovvia e scontata, ma se ci pensate bene, per il pubblico e, specialmente i fan più accaniti, questa benedetta affermazione non trova una realizzazione e un senso compiuto. Già, perché vedendo Episodio III - La vendetta dei Sith abbiamo modo di vedere solamente le ultime battute di uno scontro molto più complesso, lungo e significativo che si è protratto per ben 3 anni, mica spicci. Vedere quella apparizione di Grievous mi fa piangere il cuore ogni volta, soprattutto perché la maggior parte delle sue parole si tramutano in una tosse asinina che aviaria levati proprio e i piccoli sprazzi di riflessione strategica e militare vanno a farsi benedire considerando la brevità della linea narrativa riservata all'area bellica. Se siete affamati di tale conflitto e volete saperne di più, Clone Wars fa senza dubbio al caso vostro. Per certi versi l'intera opera è un gigantesco retcon (leggasi riempitivo per incastrare al meglio i buchi dell'universo lontano lontano), ciononostante il tutto è talmente fluido e ben amalgato che impazzirete dalla gioia.
E giù episodi con molta attenzione sul background dei cloni, sul significato antropologico ed etico dietro la loro esistenza, sulle tattiche militari, su Jedi violenti e razzisti e tanta altre carne al fuoco da riempire un braciere sul Monte Fato. Ma non è finita qui, perché si vanno a toccare anche tematiche filosofiche e spirituali di grande impatto visivo e contenutistico oltre a mostrare una caratterizzazione perfetta e ben congegnata di molti dei personaggi che abbiamo imparato ad amare di Guerre Stellari, uno su tutti Anakin Skywalker. Finalmente, grazie all'opera, si spiega perfettamente il suo passaggio al Lato Oscuro facendoci addirittura empatizzare con lui e non facendo sembrare tale scelta un semplice capriccio d'amore adolescenziale come nei film. D'altronde, però, anche le new entries sono davvero di spessore, così da controbilanciare l'amore cieco e malato per le figure più iconiche del franchise. Ahsoka Tano, padawan di Anakin (di recente apparsa nella seconda stagione di The Mandalorian), è forse il caso più esemplare, ma non è l'unico. Ne vedrete delle belle e sarebbe un peccato svelarvi anche poco più di quanto è stato già ampiamente sottolineato.
Il fancentrismo è la via per il Lato Oscuro. Il fancentrismo conduce alla confusione, la confusione all'odio; l'odio conduce alla sofferenza
Le fanbase, specialmente quelle più ampie, complesse e organizzate, si trovano in bilico tra il delirio e la commozione, tra l'aggregazione e la malattia. Nemmeno sto a spiegarvi quanto è immenso il seguito che ha dietro Star Wars e non è il momento di parlare del grande potere decisionale e d'influenza che sgorga dal verbo stellare di George Lucas, però due paroline tocca obbligatoriamente spenderle. Ovviamente, il tutto non poteva che prendere delle pieghe assolutamente comiche e drastiche e vi rammento, in caso non lo sapevate, che il culto della Forza (un vero e proprio movimento religioso che venera l'energia mistica del franchise) ha fatto costruire una statua di Yoda vicino una ben più standard rappresentazione di Padre Pio (somigliante in maniera impressionante ad Obi-Wan Kenobi, ribattezzato da questa setta Pio Kenobi). Se vi state chiedendo in quale versione della Terra stiamo vivendo non so rispondervi, ma sicuramente la più ironica, scanzonata e assurda che si possa mai concepire, sia con la Forza che con il semplice raziocinio.
Fatto sta che Clone Wars, dal mio punto di vista, ha come carburante proprio la fanbase ed in generale trova maggiore potenza e diffusione proprio tra gli appassionati del brand. Fermi: non sto dicendo che, se siete completamente avulsi o estranei all'universo fantascientifico di riferimento non potete assolutamente fruire il contenuto, ma potreste perdervi davvero tante ma tante cose. E questo rende Clone Wars estremamente diversa da una creatura come The Mandalorian. Quest'ultima vive di riferimenti, citazioni, personaggi e molto altro del background alla base del progetto ma, senza di essi, la visione è comunque piacevole e scorrevole visto che i collegamenti diventano un plus di pregio ma non un ostacolo. L'opera animata, al contrario, in caso non ci sia un pochino di studio preventivo, potrebbe confondere un tantino le acque dei telespettatori. Niente paura, il tutto è risolvibile molto semplicemente (la classica maratona cinematografia e seriale, ora che esiste Disney+, è ancora più semplice) però dire che è accessibile proprio a tutti è un po' una bugia. D'altronde, solamente un fan potrebbe sopportare gli episodi con i droidi.
È Filoni il prescelto, lui porterà equilibrio
Dave Filoni, insieme a Jon Favreau, è oramai parte integrante della vita ordinaria, sessuale e lavorativa di un fan tipo di Guerre Stellari. Dopo la cocente delusione provocata dalla trilogia Abrams-Johnson, i più offesi e amareggiati si sono rifugiati in The Mandalorian di Favreau, mentre i più temerari, dopo aver vissuto le sparatorie del cacciatore di taglie, sono partiti a perdifiato nel recuperare Clone Wars e Rebels di filoniana memoria. Non è difficile, quindi, immaginare come mai questi due personaggi siano così tanto importanti per un franchise che ahimè se l'era vista brutta con i nuovi lungometraggi. Non solo hanno realizzato opere in pieno canone, molto fedeli in ogni aspetto, ma sono riusciti a reinventare la ruota con sapienza, ardore e spirito creativo. Lucas sarà sicuramente fiero di loro ma pure io li venero costantemente come delle muse ispiratrici, anche se per ora le mie preghiere non sono andate a buon fine. Nello specifico, visto che parliamo di Clone Wars, Filoni ha fatto un centro perfetto.
A discapito dell'altalenante qualità delle puntate (ne parleremo nel paragrafo successivo) è indubbio il fatto che alla base del progetto ci sia una linea autoriale ben precisa e perfettamente coerente con tutti i reparti, dalla parte estetica e fotografica, fino alla regia, scrittura, colonna sonora e molto altro ancora. La parola d'ordine è fedeltà, in tutto e per tutto: si comincia con il doppiaggio che comprende gli stessi nomi del cast originale, si prosegue con le musiche, ispiratissime, e, soprattutto, si costruiscono degli archi evolutivi dei protagonisti (ma ciò avviene anche con i comprimari) che sono da applausi. Certo, si naviga in un territorio già ampiamente esplorato con un margine d'errore ridotto rispetto alla sperimentazione della nuova trilogia, ma sappiamo bene quanto è esigente e puntigliosa la fanbase, quindi Filoni può ritenersi soddisfatto e noi con lui. Attualmente abbiamo ancora notizie del simpatico artista (ha diretto un paio di episodi di The Mandalorian, oltre ad essere il produttore esecutivo) quindi sembra che sia andato tutto bene, anche perché, se fosse andata diversamente, non so se poi sarebbe stato possibile fare il riconoscimento al suo corpo. Mai mettersi contro la fanbase.
Soltanto un Sith vive di discontinuità
Clone Wars non è una serie esente da difetti ma d'altronde chi non lo è: ricercare la perfezione è un pochino noioso oltre che estremamente inutile e dannoso per la salute. Parliamo quindi di discontinuità, normale, direte voi, in presenza di ben 7 stagioni ricche di puntate e assolutamente giustificabile da molti altri fattori come artisti diversi, problemi produttivi (dalla quinta stagione, la crew ha visto l'inferno ed è un miracolo che abbiamo visionato l'ultima stagione completa), vari ed eventuali. Anche se tutto questo è spiegabile, anche razionalmente, il problema permane e in alcuni casi è evidente in maniera talmente tanto lapalissiana quanto l'inutilità di Finn nella nuova trilogia (un po' scherzo, alla fine il concept dietro la creazione del personaggio è figa, la messa in scena meno, ma facciamocelo andare bene). Basta mettere a confronto alcuni degli archi narrativi più efficaci e coinvolgenti con quelli più dimenticabili e vedrete delle diseguaglianze abissali e profonde.
Si passa da episodi in cui Yoda svela letteralmente tutti i segreti della Forza, dei midi-chlorian e della vita dopo la morte in un contesto psichedelico da funghetto di Amsterdam a roba veramente inqualificabile come il rapimento di C-3P0 e R2-D2 a caccia di decorazioni per una torta. Una cosa del genere fa quasi rimpiangere l'Holiday Special (se non conoscete questo film televisivo di Star Wars del 1978 siete insospettabilmente puri e vergini dal trash spaziale). Per fortuna, tutte le puntate sono organizzate in archi narrativi ben delineati, collegati ovviamente a livello cronologico e contenutistico alla trama orizzontale più ampia di Clone Wars, ma che si esauriscono, a livello verticale, nel corso di determinati episodi. Ciò permette al pubblico piuttosto esigente e con poco tempo da perdere, di assistere solamente o agli eventi più significativi dello show tralasciando tutti i deliri di sceneggiatura. Personalmente non consiglio tale modus operandi perché, al di là degli aborti stellari prodotti tra una stagione e un'altra, ci sono sempre delle chicche intramontabili anche nelle puntate più ignobili (croce e delizia di ogni appassionato veramente coinvolto dall'universo).
Che Guerre Stellari sia con te!
Che apprezziate o no digressioni superficiali, combattimenti con spade laser, le buffonate di Jar Jar Binks e il triangolo tra Padmé, Anakin e Clovis, il tutto, tra alti e bassi, è parte integrante di un universo ampio e ramificato, dalla complessità disarmante, ma dentro il quale è facile entrare. Mano a mano che la storia di Clone Wars prosegue ci si rende conto sempre di più del lavoro incredibile che è stato fatto a livelli di incastri narrativi non solo e soltanto con la saga principale ma anche con fumetti e altri titoli meno conosciuti ma comunque appartenenti ufficialmente al canone. Vedere la realizzazione ti fa sentire partecipe di una mitologia più grande e dettagliata, ricca di sfumature, personaggi, trame e sotto-trame, storie di Jedi e Sith ed è tutto così affascinante da mozzare il fiato, lasciandoti infine in balia di qualcosa di immenso, sia commercialmente che tematicamente. Una volta superato lo scoglio iniziale ed entrati nel meccanismo, non né uscirete più: la droga che spaccia la serie è più potente di quella contrabbandata dai quei simpaticoni dei Pyke.
Un lavoro così tanto certosino e fine che crea l'illusione perfetta: fa dimenticare a tutti che Clone Wars è venuta dopo L'attaco dei cloni e La vendetta dei Sith e nonostante il progetto, a livello di pianificazione, era probabilmente già nelle menti dell'alto Consiglio della Lucasfilm mentre sono arrivati Episodi II e III, il risultato è pregevole perché fa pensare ad un continuum perfetto. La potenza di Star Wars sta, tra le altre cose, nella forza transmediale del franchise e l'opera di Filoni, in tutta la sua struttura e composizione, è l'aggancio giusto, il granello di sabbia definitivo in un oceano di possibilità infinito. Tra l'altro, ora che l'avvento de L'Alta Repubblica, nell'ambito letterario e fumettistico, è imminente (almeno in Italia, in America c'è giù qualche assaggio) sono ancora più fomentato, con delle aspettative talmente tanto alte che nessuno riuscirà a farmi cambiare idea. Si però basta Skywalker, se me li nominate pure nel periodo d'oro della Repubblica vi denuncio per stalking e infrangimento di sogni non autorizzati.
Non accetterò una linea di condotta che ci conduca a sette intere stagioni
Arriviamo all'ultimo tasto dolente, alla nota un po' stonata della Marcia Imperiale che non fa dormire sogni tranquilli a John Williams. Clone Wars è dannatamente lunga! Sì, convengo con voi che non è un vero e proprio difetto, però, considerando la frenesia delle nostre giornate, gli impegni vari, il bucato, l'ufficio e tante altre belle cosette, non è per nulla semplice stare dietro un'opera che è composta da sette stagioni, con in media 19 episodi l'una per un totale di ben 133 puntate. Ciascuna di queste dura una ventina di minuti, aspetto molto apprezzato e che rende l'impresa un pochino più facile, ciononostante la vostra maratona televisiva durerà più di quanto possiate immaginare (io sono uscito incolume dopo alcuni mesi ma non è detto che vi andrà così bene). Torniamo però alle notizie positive: non siete effettivamente obbligati a vedere tutta la realizzazione, come tra l'altro vi anticipavo qualche paragrafo fa, e potete concentrarvi solo su alcuni archi narrativi. L'aspetto negativo di questa soluzione rapida, indolore e maggiormente permissiva è che non vi permette però di avere un quadro d'insieme efficace sull'intera produzione che vi consiglio di avere assolutamente anche per semplice curiosità analitica.
Il tutto rende l'opera meno mainstream di quello che potrebbe sembrare all'apparenza e di fatto un titolo più indicato a chi conosce maggiormente l'universo di Guerre Stellari, anche perché, parliamoci chiaro: vedere sette intere stagioni appartenenti ad un franchise che non si mastica minimamente è da folli (o geni, chissà). Se si accettano tali compromessi e scogli iniziali, la visione è più o meno tutta in discesa (tranne gli ostacoli che ho sottolineato a più riprese nel corso del pezzo) anche se avvertirete, inevitabilmente, qualche inciampo lungo la strada e in alcuni momenti avrete voglia di abbandonare quell'arco narrativo specifico perché è una palla cosmica. Resistete, andate avanti e pensate che tutto questo è per un bene superiore anche perché, come ci insegna il maestro Fabrizio De Andrè, "dal letame nascono i fiori", che nel mondo di Star Wars somiglia un po' a "sopportate la roba inutile e troppo filler, con la speranza di vedere subito dopo delle figate atomiche". Ci accingiamo, in conclusione, a parlare di un elemento che non ritengo né negativo né positivo, riesce a stare incredibilmente in mezzo come la tradizione del brand ci ha insegnato.
La cronologia, un concetto grigio
Nel mondo di Lucas, infatti, riciccia fuori più volte il concetto di Jedi Grigio, una tipologia di guerriero con la spada laser molto particolare che trova fondamento nell'universo espanso ma con alcuni esempi anche nella sezione canonica del franchise. Senza girarci troppo intorno (d'altronde il mio scopo non è parlare di questo argomento, siete molto fortunati in realtà) un Jedi di questo tipo segue solamente la Forza fregandosene bellamente dei due estremi, negativi e positivi, riuscendo ad essere, di fatto un po' l'uno un po' l'altro. Che tema nebuloso! Avete pienamente ragione, ma quello che ci interessa è fare un paragone con un elemento presente in Clone Wars che per una caratteristica che ho riscontrato ricorda molto la nostra chiacchierata: la cronologia. Per molti una follia totale, per altri una roba troppo avanti, l'organizzazione e struttura della serie ha visto gloria e disonore, accettata da alcuni, bistrattata da altri. Diciamolo subito: gli sceneggiatori dello show hanno un bel caratterino e una discreta fantasia perché pensare di costruire tutti gli episodi delle sette stagioni in maniera anarchica è davvero da irresponsabili.
Per me la cronologia di Clone Wars è grigia: riesce a stare nel mezzo, e, per certi versi, proprio perché hai suoi pro e contro, è da vedere come neutra, non dando troppo fastidio da un lato o, dall'altro, glorificando l'organizzazione episodica. Ve la faccio breve: se volete vedere l'opera rispettando la giusta cronologia degli eventi non basterà seguire le stagioni in maniera pedissequa, ma un ordine specifico che è stato ufficializzato dalla produzione. E questo porta gli spettatori di fronte a cose assurde, tipo iniziare la visione con il sedicesimo episodio della seconda stagione, virare poi sul sedicesimo della prima, poi il film e così via: la follia è servita su un piatto di beskar. Fermo restando che non siete obbligati a seguire tale direttiva (io l'ho fatto e non me ne pento), accettare questo compromesso, secondo me, vi offrirà una ricompensa finale meritevole, perché avrete maggiormente chiaro il quadro di tutto quello che è accaduto. Si tratta alla fine di sacrificare di un po' di spontaneità e immediatezza, per entrare in un'ottica un pochino più studiata e organizzata: si procede seguendo archi narrativi e non tenendo in considerazione gli episodi nella loro indipendenza. Vedrete poi voi se tutto questo vi soddisfa, d'altronde, proprio perché è un concetto grigio e neutrale come la Svizzera, potreste tranquillamente amarlo o odiarlo.
E quindi?
Clone Wars è come un'amante litigiosa ma bellissima: affascinante e dall'eterno sex appeal, ma che proprio non riesce a non coinvolgerti nelle sue discussioni. Voi, come ebeti, difficilmente riuscirete a dirle di no e accetterete di buon grado i suoi difetti, considerando che qualche piccolo ostacolo può essere tranquillamente messo da parte per un bene superiore, in questo caso l'amore sconfinato per un brand che non smette mai di stupire, sia gli appassionati più intransigenti che le nuove leve (e The Mandalorian, per tale target, ha fatto scintille, avvicinando davvero tanti spettatori al mondo di Guerre Stellari).
Perciò, se avete tempo sufficiente da dedicare ad una serie lunga ma intrigante, siete curiosi di approfondire il mondo di Star Wars o avete intenzione semplicemente di immergervi in una nuova avventura galattica, Clone Wars è proprio il titolo che fa per voi. Come detto più volte, non è uno show perfetto e privo di difetti ma probabilmente grazie ad essi la realizzazione ottiene più carattere, particolarità e fascino. E poi c'è Ahsoka Tano, che è uno dei personaggi più memorabili di Guerre Stellari: non solo perché spacca di botte tutti, ma perché ha un background stupendo. Lei da sola vale il prezzo del biglietto, quindi mi raccomando, non sprecate quest'occasione, salite in testa alla fila e marciate insieme alla 501esima legione alla volta del prossimo pianeta da liberare dalla ferraglia.