Sei carico di informazioni e pensi che il modo migliore per mettere tutto questo nella giusta chiave di lettura sia aprire un dibattito online con qualcuno che conosci. Chiami la tua amica M e le proponi di parlarne un po'. M. Cominciamo dalla fine. T'è piaciuto? Tu. Ti direi di sì, ma onestamente potrei anche essere particolarmente ... Bandersnatch - cerchi un confronto online
Sei carico di informazioni e pensi che il modo migliore per mettere tutto questo nella giusta chiave di lettura sia aprire un dibattito online con qualcuno che conosci. Chiami la tua amica M e le proponi di parlarne un po'.
M. Cominciamo dalla fine. T'è piaciuto?
Tu. Ti direi di sì, ma onestamente potrei anche essere particolarmente sensibile a soggetto e allo svolgimento, dunque meno obiettivo. L'idea mi è piaciuta molto, ma quando mi metti di fronte a scelte multiple ne vorrei sempre di più. Quindi di base non sarò mai soddisfatto al 100%.
M. Nel complesso mi ha convinto molto l'aderenza al canone Black Mirror. Lo definiscono «film interattivo» perché Netflix sta lavorando, mi pare, alla percepita dissoluzione del confine tra contenitori (penso, per esempio a The Ballad of Buster Scruggs); per me, però, resta un episodio in piena regola. Non è la prima volta che una puntata della serie dura novanta minuti. E questo, credo, è un primo aspetto da considerare. Bandersnatch non dura novanta minuti. Dura il tempo che desideri. Potrebbe essere la seconda rivoluzione della piattaforma dai tempi della disponibilità istantanea di un'intera stagione con House of Cards.
Tu. Esatto, e ho notato come molte persone non fossero ancora sintonizzate su questa idea. Per alcuni lo scopo era ottenere tutti i finali, quando in teoria non è così. Dovresti solo cercare il finale giusto per te. Senza dubbio il tutto è molto Black Mirror, soprattutto nella sua capacità di giocare con lo spettatore, anche se manca l'inquietudine tecnologica legata alla modernità. La scena in cui dici di essere Netflix o, almeno personalmente, il bisogno di fare esattamente come il protagonista e creare una mappa sono situazioni interessanti. Però chiarirei subito che i paragoni coi videogiochi secondo me sono forzati, persino quelli col librogame.
M. Ecco, ti volevo portare proprio qui. Ricordo bene il dibattito quand'è emerso che Netflix fosse al lavoro su «episodi interattivi» (ai tempi era davvero poco chiaro cosa significasse). Come spesso accade con la comunicazione del servizio, le parole contano: il termine usato immediatamente è stato «branching narrative», ossia narrativa ramificata - traduco in modo rozzo. Tu e altre persone che considero affidabilissime su tutto ciò che è videogaming avete scritto subito che parlare di videogiochi in quella circostanza era ridicolo e fuorviante. Il paragone, mi sembra, sia suonato quasi offensivo. Era offensivo? Era sbagliato? Spiegami.
Tu. Era banalmente sbagliato, perché anche il gioco più semplice, anche il più ingessato, tipo Dragon's Lair o Detroit, ha comunque una componente ludica, qualcosa in cui l'abilità, l'esperienza del personaggio o altre componenti entrano, appunto, in gioco. Anche il paragone col librogame è forzato, perché di solito sono esperienze in cui il personaggio viene comunque plasamto, ha dei punti esperienza o delle magie che influenzano la scelta. Questo è un prodotto a sé stante che non ha bisogno né dovrebbe appoggiarsi a paragoni fuorvianti. Come hai detto giustamente te è una branching narrative, ovvero una storia con varie diramazioni, ma questo non la rende un gioco. L'unica componente ludica che posso rilevare è lo scavare, il cercare gli easter egg e crearmi la mia mappa (il che ti rende parte del gioco). La chiave di tutto, ciò che lo rende un esperimento più valido degli altri, è lo sfondamento della quarta parete.
M. Infatti. Finora le critiche negative si concentrano sul fatto che Bandersnatch non funzioni né come videogioco né come episodio televisivo. Mi pare che il punto sia proprio questo. Non si può sempre pensare il nuovo con vecchie categorie, e forse al momento non ve n'è alcuna a disposizione per definire la natura dell'episodio/film. Va bene così. Sicuramente mi ha in parte ricordato Havey Rain, Detroit, Life Is Strange o il mondo Telltale Games ma mancano le sequenze di azione (ce n'è una, ma fa più che altro ridere e non richiede combinazioni di tasti di alcun tipo). Quindi? Mi stupisce leggere osservazioni simili a: «Ma tutto è già deciso, non c'è scelta reale». Ahah. Non c'è scelta reale perché l'architrave della storia è che non c'è scelta reale. C'è il mash up, c'è lo strano Ready Player One di Black Mirror che s'è già visto in Black Museum. C'è la confusione tra piani di realtà e finzione di Playtest. C'è la gabbia di White Bear e Uss Callister. È macchinoso? Certo. È una «gimmick»? Certo. È virtuosistico? Assolutamente. Poteva essere migliorato dal punto di vista funzionale? Senza dubbio. Questo non toglie che Bandersnatch abbia una portata probabilmente epocale, proprio perché - come scrivevo in alto - cerca di generare la nuova categoria del contenuto interattivo Netflix per adulti. Si serve di Charlie Brooker per farlo; e Charlie Brooker si serve di Netflix per continuare a mangiare il suo stesso stomaco, per così dire. Ora, però, vorrei chiederti dei finali. Cosa ne dici? Credo che ci siano almeno due possibili «finali perfetti», ma molto dipende dall'obiettivo percepito.
Tu. Secondo me guardarlo con l'ottica di vedere qualcosa che ha dignità senza dover essere altro è la chiave migliore. Vogliamo parlare dei momenti più meta? Secondo me anche farcire il tutto di riferimenti a Black Mirror è una mossa furba, perché trasformi gli spettatori in ossessionati, esattamente come il protagonista. Io stesso mi sono ritrovato a fare una mappa sul foglio, come ai vecchi tempi. a margine: lo sai che il gioco è realmente una leggenda metropolitana?
M. Dimmi della leggenda metropolitana, avevo letto qualcosa. In ogni caso, su questo punto, il film mi ha fatto pensare a Stephen King. In On Writing sostiene che ogni storia sia un fossile che qualcuno trova e lucida. In effetti Stefan fa proprio questo. Trova il libro, vuole consolidarne l'eredità e portarlo a un pubblico più ampio ma è sempre cosciente della fine che ha fatto il suo autore. È un'ombra con la quale fa i conti immediatamente. Colin offre materiale ulteriore, emergono altri dettagli. La strada per scrivere un buon videogioco è la stessa, la discesa negli inferi; interessante come qui il filone sovrannaturale conviva con quello «naturale» della follia. In ogni caso la storia si ripete, e si ripete ancora in quello che io credo sia il finale perfetto se si considerano le 5 stelle su 5 della recensione l'obiettivo primario. In effetti Bandersnatch non è altro che una storia trovata e vissuta una seconda, e una terza volta. Una quarta, se si considera Brooker; una quinta se si considera lo spettatore.
Tu. Fondamentalmente Bandersnatch è un vaporware, un gioco mai uscito, se non in una versione "azzoppata" successivamente. Doveva essere sviluppato da Image Software e si dice che contribuì alla sua chiusura. Doveva essere qualcosa di estremamente ambizioso per l'epoca. Un'altro aspetto interessante è che lo scrittore pazzo è Jeff Minter, storico sviluppatore fin dagli anni 80 che ha creato Polybius, ovvero ha dato corpo alla leggenda metropolitana di un gioco misterioso che faceva impazzire le persone o che per alcuni serviva a reclutare agenti segreti. Insomma, di storie ce ne sono tantissime. Se ci pezzi impazzire per creare un videogioco è un sottotesto molto attuale, ma magari sto sovrainterpretando. Di sicuro entriamo nel filone dell'artista che si fa mangiare dalla sua opera.
M. Già: cosa vogliono dirci? Alla fine, comunque (e qui davvero concludo) credo che Bandersnatch vada anche valutato come prodotto civetta legato alle logiche di un mercato estremamente competitivo. Non riesco a pensare che non abbia un significato profondo per Netflix in un momento nel quale la sua posizione internazionale è, almeno in potenza, a rischio; sarà, suppongo, il primo film interattivo di una lunga serie. E il 2019 sarà un anno campale. Arriveranno, subito negli Usa, Disney e Apple. Hulu adesso è soprattutto di Disney, come gran parte di 21st Century Fox. Al di là delle innovazioni narrative (non ce ne sono ma il lavoro mastodontico sulla branching narrative, mai fatto per il piccolo schermo, conta) cito Laura Tonini che nel suo post sul film scrive: «Black Mirror è la prima serie tv che si è accorta di non essere in tv». Sul discorso tecnologico, lo sappiamo, Netflix punta gran parte del suo vantaggio: è facile, è fruibile, è visibile in 190 paesi e su numerosi device, costa poco. Per conservare il suo status credo sia addirittura costretta a diventare, ogni giorno di più, un marchio straordinariamente riconoscibile dotato di contenuti e contenitori unicamente riconoscibili. Ora, per quanto io creda - come dicevo - che la nascita di una nuova categoria di contenuto per un pubblico adulto sia reale e di ampia portata, Bandersnatch a ben vedere non è che un'altra delle unicità su cui Netflix poggia il suo invito all'abbonamento. C'è anche il discorso pirateria, pensiamoci: questo film/episodio non si può vedere altrove, fino a prova contraria (che potrebbe arrivare).
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