Come cambia un parco divertimenti quando deve piacere anche ai geek e non solo ai più piccoli
Quando sono andato per la prima volta agli Universal Studios di Hollywood avevo circa nove anni ed era il 1990. Lo so, ho avuto la fortuna di avere genitori giramondo, non odiatemi per questo.
Non ricordo moltissime cose, se non un grandissimo senso di meraviglia, l’emozione di trovarmi di fronte a K.I.T.T., la paura del simulatore di terremoto, il terrore puro di vedere lo squalo di Spielberg che passava a pochi centimetri, per non parlare di King Kong, alieni, cowboy, il cibo spazzatura, le code e il senso di stare in un posto fuori dal tempo, lontano da infelicità, tristezza e qualunque altra cosa brutta il mondo abbia da offrire.
Tornarci a 35 è un’esperienza decisamente molto particolare, sono cambiato io, è cambiato il parco ed è cambiato anche il modo in cui il pubblico si rapporta con i film. Ciò che non è cambiato è quel senso di magia e di sospensione dell’incredulità che ti fa dire “Sto realmente bevendo nel bar di Boe”.
Negli anni ’90 le uniche cose ad avere un “fandom”, una base di appassionati che tocca il fanatismo, erano sostanzialmente solo Star Wars e Star Trek. Non c’era internet, quindi mancava quella capillare organizzazione di blog, social network e collegamenti necessari per alimentare la passione e renderla ancora più universale e totalizzante. Mancava anche quasi del tutto l’idea di un divertimento “trasversale”, pochissime passioni riuscivano realmente a legare tra di loro più generazioni, la divisione tra divertimento per ragazzi e per persone adulte era molto più netta.
Questo perché probabilmente la figura del geek era ancora in divenire e sarebbe esplosa proprio grazie alle generazioni che a cavallo tra gli ’80 e i ’90 si nutrirono di fumetti, serie TV, libri e film che diventarono veri e proprio “cult” da preservare fino all’età adulta.
Chi gestisce i parchi questo lo sa benissimo ed è attento ad offrire un ventaglio di attrazioni completo in grado di soddisfare tutti i tipi di pubblico. Non stupisce quindi che oggi visitare gli Universal Studios rappresenti un’esperienza esaltante per tutta la famiglia.
Già da un semplice sguardo della mappa degli Universal Studios di Hollywood si nota subito la transizione in atto tra il vecchio e il nuovo, tra gli spettacoli di un tempo e nuovi modi di concepire le attrazioni, tra i rigidi animatroni e gli schermi 3D.
Appena varcato il cancello e superati i fotografi ufficiali, ci si trova di fronte a un vero e proprio cimelio degli anni ’90: Waterworld. Ebbene sì, nonostante il film di Kevin Costner sia stato un grande flop, lo spettacolo ispirato al mondo di Waterworld è uno degli show più amati e longevi del parco, con un cast di stuntman professionisti che si lanciano nel fuoco, si arrampicano e fanno acrobazie con i jet ski. L’effetto è abbastanza trash, ma senza dubbio divertente e non si possono non apprezzare gli attori e la splendida scenografia. Restano poi sempre esilaranti le secchiate che coinvolgono i malcapitati del pubblico in wetzone. Certo è un’attrazione vecchio stile, quello degli show con attori in carne ed ossa, ma il suo tasso di spettacolarità le ha consentito di sopravvivere per vent’anni, mentre altre giostre venivano smantellate.
Altra istituzione storica del parco è il Tour degli Studios, presente fin dalla sua apertura che, pur con alcuni cambiamenti, è rimasto sostanzialmente lo stesso. Sì, avete capito bene, lo squalo, il terremoto e il set di Psycho che mi avevano terrorizzato da piccolo ci sono ancora!
Fondamentalmente funziona così: a bordo di un pulmino si attraversano i teatri di ripresa della Universal e alcuni set completi di effetti speciali. Una guida accompagna i visitatori in questo viaggio nel mondo del cinema spiegando via via cosa sta succedendo, tipo “Ora ci troviamo sul set di Ritorno al Futuro” oppure “Benvenuti a Wisteria Lane, la celebre strada di Desperate Housewives” e così via.
Ogni tanto ci si ferma per attrazioni speciali, come l’enorme schermo 4D a 360° che mostra il King Kong di Peter Jackson combattere contro due tirannosauri o l’attrazione dedicata a Fast & Furious, in cui il pulmino viene coinvolto in una delle tante acrobazie di Toretto e soci. È incredibile come, pur basandosi solo su sussulti e piccole accelerazioni, riescano a simulare l’azione che si svolge attorno allo spettatore e coinvolgerlo emotivamente. Sono davvero impressionanti, ma nulla in confronto al set de La Guerra dei Mondi, il film con Tom Cruise.
Vi ricordate la sequenza in cui l’aereo cade e il protagonista vaga in mezzo ai rottami? Il pulmino fa lo stesso percorso e, credetemi, quello è l’unico momento in cui tutti stanno zitti, forse perché sanno che presto dovranno prendere un aereo!
Gli altri show dal vivo del parco sono quello degli animali ammaestrati (molto carino!) e quello sugli effetti speciali (niente di particolare). Le restanti attrazioni sono invece o giostre “virtuali” in cui si è seduti di fronte a uno schermo 3D che dà l’illusione del movimento, come The Simpsons Ride, o le cosiddette “dark ride” cioè versioni estremamente high tech del classico tunnel dell’orrore, in cui gli spettatori vengono trasportati all’interno di un ambiente chiuso popolato di animatroni, oggetti e schermi 3D. A quest’ultima categoria appartiene Harry Potter and the Forbidden Journey, ovvero l’ultima arrivata negli Universal Studios di Hollywood.
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Quello però che mi ha esaltato di più visitando il parco non è tanto il tasso tecnologico delle attrazioni, quanto l’incredibile attenzione nel creare un vero e proprio mondo parallelo. Se prima la magia cominciava una volta varcati i cancelli del teatro, come in Waterwold, adesso ci sono attrazioni come quelle dedicate ai Transformers o alla Mummia, in cui l’illusione inizia già mentre sei in coda grazie alla scenografia che riprende in tutto e per tutto il film di riferimento con misteriose tombe egizie o fantascientifici avamposti militari. E poi ci sono le attrazioni che si sono rinnovate nel tempo, come quella di Jurassic Park. Con l’uscita di Jurassic World oltre all’ambientazione che ricorda Isla Nublar è stato aggiunto un impressionante velociraptor, con tanto di addestratore, al cui interno c’è una persona che replica i movimenti del dinosauro in maniera davvero convincente. Ovviamente è possibile mettersi in coda per un selfie.
Infine ci sono spazi in cui l’investimento di denaro è stato considerevolmente più elevato e dove la “magia” si fa più forte. Ambienti in cui non ci si limitata a una giostra a tema, ma si cerca di ricreare con cura maniacale il mondo della saga di riferimento offrendo al visitatore la sensazione di camminare per le stesse strade viste a schermo. Un esempio di questo nuovo modo di progettare i parchi di divertimento è l’attrazione dei Simpson: tutto nasce nel 2007 con la giostra virtuale, The Simpson Ride, un po’ di tempo dopo viene aperta la riproduzione del Jet Market che diventa il gift shop, poi si aggiungono le bancarelle che vendono le stesse bevande della serie TV, birra Duff compresa, infine nel 2014 l’area diventa una riproduzione di Springfield, con tanto di cartello della città, bar di Boe, centrale nucleare, bancarella dell’Uomo Ape e negozio di fumetti.
Non è dunque un caso che lo spazio dedicato a Harry Potter sia oggi una vera e propria riproduzione di Hogsmeade e del castello di Hogwarts in cui bambini e fan di vecchia data possono emozionarsi, passeggiare in quei luoghi incantati, sorseggiare burrobirra e interagire con le vetrine dei negozi grazie alle bacchette acquistabili nel parco. Questo è il nuovo modo con cui verranno costruiti i parchi del futuro, non più solo una collezione di giostre e ottovolanti, ma esperienze evocative e realistiche da vivere in prima persona e da condividere sui social network in cui la differenza tra il ragazzino e il fan di vecchia data è solo la taglia della t-shirt ricordo.
Pezzo originariamente pubblicato su ScreenWeek