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Apple Vision Pro - La prova

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Ecco una prova di Apple Vision Pro che arriva direttamente da Los Angeles. Uno sguardo sul futuro, ma senza farsi travolgere dall'entusiasmo.

Articolo di Andrea Contino

Ciò che segue non vuol essere in nessun modo un trattato esaustivo sulla storia dei caschetti AR/VR, né ha la pretesa di descrivere in toto l’esperienza di chi ha effettivamente acquistato il prodotto. Anche perché non ne ho nessuna titolarità, sono solo un tizio appassionato di tecnologia. Un nerd come voi, esattamente.

Ciò che segue quindi sarà soltanto il mio personale riassunto di 30 minuti di demo prenotata all’Apple Store di Santa Monica della vera next big thing tecnologica, o così ci vogliono far credere: l’Apple Vision Pro.

È necessaria un’altra doverosa premessa. Nelle settimane appena trascorse credo di aver letto e visto tutte le recensioni dei maggiori siti di tecnologia e blogger americani. E nell’ampio spettro che va dagli apocalittici fino agli integrati sicuramente la mia posizione, anche dopo aver indossato lo spatial computer Apple, resta pressoché immutata e fedelmente vicina a quel piccolo capolavoro giornalistico che è la video-recensione fatta da The Verge.

Ovvero, Apple Vision Pro nonostante una meravigliosa visione su quale direzione la tecnologia debba prendere nei prossimi anni, ad oggi ancora non dispone dell’hardware adeguato per renderla vera, applicabile e soprattutto di facile utilizzo per la grande massa.

In tanti si stanno prodigando a paragonare questo momento storico al 2007, anno di lancio di iPhone sul mercato, ma forse si dimenticano due cose fondamentali. iPhone nella sua prima iterazione proponeva una magica evoluzione di qualcosa che già esisteva, segretamente promettendo un futuro ancora sconosciuto a tutti noi, ma rendendolo immediatamente accessibile una volta usciti dal negozio AT&T (non c’erano gli Apple Store a quel tempo). Qui invece siamo a un passo un pelino più indietro. E non soltanto per un discorso di costo.

Non sto dicendo che Apple Vision Pro faccia schifo. Tutt’altro, è un piccolo miracolo con la tecnologia ad oggi disponibile e come sempre Apple ha mostrato come sia in grado di rivoluzionare un settore appena vi entra dentro. Però ci sono tutti i sintomi di un prodotto di prima generazione e questo sta necessariamente a significare che avrà successo nelle sue iterazioni future.

Come sempre sarà il mercato a determinarlo.

Hands On

Mi avvio all’Apple Store pieno di speranza. Cerco di cancellare dalla mente ore di filmati e pomposi recensori cercando di entrare in modalità assorbimento per lasciarmi conquistare dal futuro. Dopo qualche minuto di attesa chiamano il mio nome e attraverso l’app dell’Apple Store, quella di solito deputata agli acquisti hardware in negozio, mi chiedono di eseguire un paio di scansioni del volto tramite il mio iPhone 15 Pro Max.

Questo consente ad Apple di sapere più o meno con certezza come è fatta la mia faccia e la grandezza della mia testa. Il commesso mi fa accomodare a uno degli iconici banconi di legno e viene poco dopo raggiunto da un collega che gli porge un iPad Mini e un vassoio sul quale è appoggiato Apple Vision Pro.

Apple Vision pro

Mi spiega come afferrarlo, inserisco pollice e indice nell’insenatura tra i due occhi e con l’altra mano stringo la rotella per far aderire il volto all’ormai iconica fascia, Solo Knit Band, e sono dentro.

La prima sensazione è straniante. Dopo qualche secondo di taratura degli occhi inizio a vedere attraverso la “maschera”, o meglio, ciò che sto ammirando è una fedele riproduzione video della realtà mostrata tramite gli schermi dentro il visore.

Ma nonostante Apple Vision Pro sia in grado di mostrare soltanto il 49% dei colori che un essere umano è in grado percepire, il risultato è piuttosto accurato. Resto impressionato dalla fluidità di ciò che sto guardando. Apple dichiara un refresh rate di 12 millisecondi, questo garantisce l’assenza completa di lag. Non saprei dire se funzioni altrettanto bene in situazioni scarsamente illuminate, ma sembrerebbe di no da quanto ho letto in giro.

Procediamo con la prima porzione di demo dedicata al comparto foto e video. Mi viene chiesto di alzare la mano destra e pigiare il bottone accanto al mio occhio, il Digital Crown. Bottone molto simile a quello installato sugli Apple Watch. Davanti ai miei occhi appare la schermata principale di VisionOs, il sistema operativo proprietario Apple mutuato da iPadOs. Riconosco l'iconografia classica delle applicazioni Apple e mi viene detto di guardare l’app Foto. Nel farlo noto subito che spostando la visuale da un’icona a un’altra i miei occhi fungono da cursore e questa o quell’icona si anima a seconda se la sto guardando o meno.

Apple Vision Pro

Ma il vero sistema di esecuzione e controllo sono le vostre mani. Più specificamente le vostre dita. Mi viene impartita la prima lezione in assoluto. Il comando per cliccare come faremmo con un mouse o con lo schermo del nostro smartphone, qui è deputato al pollice e indice. Semplicemente avvicinandoli si compie l’azione equivalente al clic sinistro del mouse.
Non è immediato, ci vuole qualche secondo per ambientarsi, perché è necessario coordinare il movimento degli occhi a quello delle dita. Prima si guarda il punto che si vuole selezionare e solo dopo si procede a unire pollice e indice.

Guardo l’app Foto, alzo innaturalmente il braccio, unisco le dita ed ecco aprirsi davanti a me la finestra, mentre alla mia sinistra vedo il commesso intento a spiegarmi cose, mia moglie a farmi fotografie e il resto del negozio a proseguire i propri acquisti.

Come faremmo davanti alla stessa applicazione su Mac, guardando una foto si percepisce che si sta interagendo con essa perché viene sottolineata da un’animazione illuminata. Entro in una foto a caso e mi sembra sufficientemente nitida, ma non come la vedrei su uno schermo di un telefono o sul computer. La definizione è buona, ma c’è qualcosa che mi sfugge. È la dimensione e la distanza da essa.

Imparo che se guardo in basso a destra il bordo della finestra quest’ultimo si anima e da qui posso allargare la dimensione semplicemente tenendo uniti pollice e indice fino a coprire praticamente tutta la parete davanti a me. Allo stesso modo, alzando la sinistra e compiendo il più classico movimento di zoom con entrambe le mani, avvicino la finestra a me e riesco a vederla molto meglio.

Si scorrono gli scatti realizzati con iPhone 15 Pro e ci soffermiamo su una prima novità. Le foto 3D scattate da un Apple Vision Pro. Qui inizio a dare i primi feedback. Accidenti sembra davvero un effetto 3D coi fiocchi. E detto da me che ho sempre detestato la tecnologia 3D al cinema o sui televisori è tanta roba.

Ma ciò che mi ha impressionato maggiormente sono stati i video.

Me ne vengono mostrati due. Uno è stato ripreso da un Apple Vision Pro. Il secondo da un iPhone 15 Pro. Il primo è una festa di compleanno, il nostro POV è quello del papà che guarda uno dei figli soffiare sulle candeline insieme alla mamma. Notevole davvero, anche se mi è sembrato di guardare dentro un sogno. Sì perché questo video-ricordo appare al centro del nostro campo visivo con i margini estremamente “blurrati” lasciandomi la sensazione di guardare dentro i ricordi di qualcuno. Non so dire come mai, ma mi sono trovato molto più a mio agio con il secondo video 3D girato questa volta con un iPhone. Più nitido e più vero.

Usciamo dall’app Foto e apriamo Safari. Facciamo un po’ di navigazione e noto subito un po’ di difficoltà nello scrolling. Il comando è molto piccolo e bisogna essere molto precisi. Inoltre noto immediatamente nel post di un blog che mi viene mostrato quanto i paragrafi sopra o sotto quello che sto leggendo siano molto poco nitidi. Chiedo come mai e mi viene spiegato che una sorta di trucchetto di Apple per non appesantire troppo la capacità di rendering del caschetto.

E in effetti una cosa che si nota abbastanza in quasi tutte le situazioni in cui è attivo il pass through. La massima risoluzione è dove effettivamente si sta guardando, ai margini, cerca di imitare l’occhio umano, facendo calare la nitidezza del campo visivo. Ripensandoci, è una soluzione smart a un problema non da poco.

Ora mi viene detto di girare la corona del Digital Crown. Si attiva una modalità immersiva dove la finta trasparenza con il mondo circostante sparisce e vengo trasportato su una spiaggia di un lago circondato da una foresta. È un’immersività sensoriale completa, vedo lo specchio d’acqua incresparsi, percepisco degli uccelli in lontananza e le fronde degli alberi. Un attimo dopo sono sulla Luna. Quello dopo ancora nel parco nazionale Joshua Tree.

Inizio a sentire fastidio nella parte alta del naso, dove il visore poggia con tutto il suo peso… Quasi 650 gr. Come avere addosso un iPad Pro praticamente.

Da qui mi viene chiesto di attivare la parte di intrattenimento video. Entro nell’app TV e apro Super Mario Movie. Appositamente modificato in 3D. È incredibile. Sono dentro il film e qui le mie più fervide convinzioni iniziano a vacillare. Dico tra me e me, allora è possibile fare qualcosa di veramente figo con il 3D…Non avevo ancora visto abbastanza.

Ora mi viene chiesto di aprire il filmato Immersive Experience. È un filmato costruito ad hoc per Apple Vision Pro. È un filmato in 3D e 8K di risoluzione.

E non so come spiegarlo bene a parole… Ho visto il futuro dell’intrattenimento.

Vengo rapidamente trasportato in Cappadocia e sono su un pallone aerostatico, un attimo dopo assisto a uno squalo a pochi centimetri dal mio volto oppure sono lì, in riva a un fiume accanto a un orso bruno intento ad andare a caccia, sono a non so quanti migliaia di metri sopra il livello del mare intento ad arrampicarmi su una roccia. E infine sono dietro la porta allo stadio degli Inter Miami e vedo un giocatore fare goal e la palla arrivarmi praticamente in faccia.

Qui sì, ho visto qualcosa. Ho visto come potrebbe cambiare in meglio l’esperienza sportiva e documentaristica. Come potremmo essere facilmente trasportati all’interno di un museo o vivere esperienze naturalistiche come mai prima d’ora.

Il filmato termina. È il momento di togliere Apple Vision Pro di dosso. Mia moglie mi guarda stranita. Io sento caldo al volto e mentre mi scatta qualche foto mi mima il gesto: dopo ti spiego.
Come vedete la sua strana reazione era ben motivata. Questa fascia rossa sopra la mia fronte proprio non me l’aspettavo e forse da qui la mia sensazione di calore.

Ringrazio e mi avvio all’uscita con tante sensazioni agrodolci.

Considerazioni

Ci sono ancora tanti, troppi, trade-off per farmi dire di voler acquistare un piccolo gioiellino di tecnologia come questo. Iniziamo col dire che, nonostante Apple lo voglia spacciare come tale, Apple Vision Pro non è un’esperienza di realtà aumentata. Questo perché nonostante ce lo vogliano far credere, ciò che si vede attraverso il caschetto non è un passthrough vero e trasparente come se si indossasse una maschera da sci.

Piuttosto è una dettagliatissima ricostruzione 3D della realtà effettuata con un ritardo di soli 12 millisecondi. Sì, si tratta di VR. E va benissimo così, perché una volta indossato si riesce benissimo a vedere attraverso a percepire la realtà attorno e soprattutto avere la giusta percezione spaziale.

Già. Lo spazio. Questa cosa di essere il primo computer “spatial” e cioè a far un ampio utilizzo dello spazio intorno a noi come se la realtà fosse un’estensione interattiva di cui impadronirci per poter fare cose oltre un tradizionalissimo schermo lascia parecchio interdetti.

Ma non perché non si fosse già visto qualcosa di simile in precedenza, leggasi alla voce Meta Quest (per il quale voglio anche sfatare qualche mito in positivo Budget vs. Luxury: Can the Meta Quest 3 do Apple Vision Pro things?) , ma perché eleva questa interattività sdoganando gli occhi come strumento di controllo su quest’ultima, facendoli diventare parte necessaria per far funzionare questa nuova icona fashion-tecnologica.

Nonostante abbia assaggiato ciò che potrà essere il mondo dell’intrattenimento da qui ai prossimi anni, torno a casa con praticamente nessuna voglia di sborsare 4.000 dollari per un oggetto che, seppur fantastico e di sicuro sollazzo personale, immagino già come soprammobile a prendere polvere qualche mese dopo il suo acquisto.

Sì perché ad oggi, se davvero volessi acquistarlo, mi ritroverei senza dubbio ad utilizzare maggiormente il computer per la mia produttività e il mio LG C2 da 55’’ per l’intrattenimento personale, videogiochi inclusi che ad oggi mi paiono una grave mancanza. Relegando Apple Vision Pro a un angolo della casa per tirarlo fuori solo per farmi bello con qualche amico, facendogli provare un assaggio di ciò che forse ci aspetterà.

Come detto, siamo forse ai nastri di partenza di qualcosa che probabilmente diventerà la normalità tra 10 anni.

E nonostante tutti i miei se, ma e forse siamo senz’altro di fronte a un incredibile gioello tecnologico.

Per i materiali usati, per la familiarità con cui ci si riesce ad interagire, per l’audio eccellente nonostante fossi circondato da centinaia di persone e tante altre cose che forse non ho nemmeno sfiorato con questa breve mezz’ora. Senza contare gli scenari competitivi che la messa sul mercato di un prodotto come questo possa aprire. Maggiore attenzione da parte degli sviluppatori, accelerazione di tecnologia da applicare a futuri prodotti e tutto quello che ne consegue.

È tutto molto bello come direbbe un famoso commentatore sportivo, ma da qui a farmi dire che potrebbe sostituire il mio Mac per essere più produttivo, la mia TV per godermi intrattenimento e sport o la mia console per videogiocare, beh, ci penserei molto più che attentamente.

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