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WRC 10 - Una vita da gregario

Dopo aver passato gli ultimi anni ad incensare il lavoro svolto dai tipi di Codemasters e quasi come una prosecuzione del mio pezzo su F1 2021 arriva questo su WRC.
Che è più di una sigla, è un intero mondo, una sezione di motorsport ampia che raccoglie milioni di appassionati e che in queste tre lettere vedono tutto il loro universo competitivo sintetizzato per essere giocato su pc e console.

Per capirci, è come se FIFA invece di essere il principale titolo di calcio al mondo fosse la seconda scelta, forte di un’identità acquisita a suon di diritti ufficiali ma con l’ossatura di gioco ancora in formazione.

I diritti ufficiali del campionato mondiale di rally sono una solida base su cui costruire un’esperienza di gioco che sia differente rispetto alla concorrenza, basata su altri presupposti e per certi aspetti anche antitetica, se consideriamo come Codemasters abbia scisso le sue due anime, quella arcade e quella simulativa, in due filoni netti che, come ormai palesato da DIRT 5, camminano parallelamente e provano a non incontrarsi mai.
Filosoficamente è anche corretto ma questo comporta una segregazione per quanto riguarda il pubblico in due categorie.

A uscirne sconfitta e un po’ dimenticabile è l’esperienza di arcade che, per quanto rumorosa e colorata, viene adombrata in un mondo dove esiste Forza Horizon, serie che da un certo momento in poi hanno iniziato a guardarsi senza vergogna.

D'altra parte, Dirt Rally e il suo approccio hardcore allo sterrato latitano da un bel po’ dalla scena, nello specifico dal 2019 che nel mondo dei videogiochi è un’era fa.
Questa carenza che sa di vuoto di potere permette ad un contendente ufficiale di mangiarsi un po’ di pubblico, specie con una licenza importante e una ricchezza di contenuti come WRC.

Avviato il gioco è obbligatorio perdere tempo a settare il gioco sulle proprie esigenze, questo comporta una familiarizzazione obbligata con i menu di gioco che si rivelano essere effettivamente molto ricchi di opzioni per domare un modello di guida affatto docile, come giusto che sia, data la vocazione del titolo.
C’è da dire che il primo approccio con i menù non è proprio esaltante e il gioco tradisce subito una scarsa ottimizzazione degli stessi per le console, palesata da un cursore incatenato alle icone invece di essere libero di muoversi libero per lo schermo come quando è comandato da un mouse.

Si procede per tentativi, cercando di tarare le proprie doti di guida sulle esigenti richieste del gioco.

Una volta provato a domare il gioco tramite menù, il modo più facile per entrare in sintonia col gioco è con la modalità carriera.

La modalità carriera si presenta come la più ricca proposta dalla serie che ci vede impegnati sia come team manager che come pilota di una scuderia, questo si traduce in una sezione gestionale molto corposa dove bisogna gestire il budget in base allo staff e addirittura un albero delle abilità con caselle da sbloccare in base ai punti esperienza. Questo ultima feature è quella che un po’ mi ha fatto storcere il naso, scegliendo un meccanismo di progressione quasi rpg come finalizzazione dell’esperienza acquisita.
E qui starebbe da fare tutto un discorso legato a come si cerca di integrare un sistema di punti esperienza in un gioco di guida a vocazione simulativa ma vabè.

Tra le due opzioni consigliate di avvio carriera ho scelto quella completa, con la possibilità di partire dal junior relly con auto tutte uguali, la Ford Focus a trazione anteriore, perché ho ritenuto la scelta più razionale per iniziare a padroneggiare il sistema di guida che nella sezione introduttiva mi è apparso immediatamente come poco familiare ed, essendo stato svezzato al rally da Dirt, almeno in un primo momento poco intuitivo.

Pad alla mano le sensazioni sono contrastanti. Letteralmente.
Gli sviluppatori hanno posto grande attenzione nello sfruttare al meglio le caratteristiche del DualSense.
Il pad “scalcia”, i grilletti si pongono l’obiettivo di replicare le sensazioni dei pedali di freno e acceleratore con sensibili variazioni anche quando la macchina subisce (inevitabili) guasti, come freno più o meno duro o l'acceleratore che va a vuoto.
Il DualSense restituisce anche una vibrazione all’innesto della marcia e ha tutto un simpatico comparto sonoro fatto di schianti, ghiaia che schizza ovunque et similia a comporre un campionario sonoro automobilistico tipico.
Forse un pelo eccessivo e monotono l'effetto sonoro dello schianto che amplifica la sensazione di danno, facendo sembrare anche una strusciata alla fiancata come uno schianto frontale.

Dal punto di vista del gameplay nudo e crudo l’esperienza come accennato prima rivela non poche asperità.
Abbandonata l’idea di una guida fluida à la Dirt, il modello scelto per questa nuova incarnazione di WRC è duro e implacabile, a mio avviso molto più punitivo del titolo Codemasters.
Venendo da circa un mese di gioco su F1 è “strano” guidare vetture così diverse, specie nell’aerodinamica. Le F1 stanno inchiodate a terra cascasse il mondo, le auto da Relly invece sbandano vittime di una fisica crudele che le fa rollare in maniera incontrollabile al più leggero tocco dell'analogico sinistro. All'inizio sta tutto lì, anche prima di frenare o accelerare sta tutto nel capire come e quando muovere lo sterzo.

È proprio sui primi circuiti di prova che ho consumato i primi pneumatici per fare amicizia con la sterzata e imparare a controllare la sbandata cercando il tempismo giusto per ottenere se non un risultato coreografico, quanto meno uno ottimale sotto il profilo delle prestazioni e quindi dell'ottenimento di preziosissimi secondi.

Gli eventi della modalità carriera sono disposti su di un calendario che di volta in volta ci permette di selezionare per la settimana tra quelli disponibili. È anche possibile scegliere un evento di “risposo” per permettere al proprio team di scaricare l’affaticamento accumulato tra le gare.
Altri eventi possono avere influenze sulla gestione del team, come il team building e la formazione professionale utili quindi a migliorare il morale o le competenze del team, tutti parametri che vengono contabilizzati nelle schede che raccolgono le professionalità della nostra squadra.

Arrivati a questo punto è davvero divertente pensare che sono passate quasi 1000 parole da quando ho iniziato e non ho ancora per davvero affrontato una competizione “dritta” che sia una e il gioco sembra voler fare di tutto per tenerti quanto più lontano dal cuore della competizione, proponendo eventi “alternativi” che comunque mettono alla prova le doti dell’aspirante pilota, forse in maniera un po’ troppo repentina.
C’è da dire che è sempre frutto di una scelta quale evento affrontare ma dal momento che alcuni eventi sembrano “speciali” è veramente difficile tenere a freno la curiosità.

E quindi giù con Eventi Costruttore per avere nel futuro la possibilità che una casa automobilistica ci offra la sua auto come vettura ufficiale della scuderia.
Eventi Condizioni Estreme che ci fanno partire pesantemente svantaggiati con danni alla vettura a diversi livelli (tutti percepibili tramite il feedback aptico e i grilletti adattivi), che è un’idea interessante se messa in pratica un pelo più avanti nella modalità carriera, tanto per avere un briciolo di familiarità con la macchina anche in condizioni normali, ma non ho resistito e quando il voice over mi ha annunciato questo tipo di evento ci ho pigiato sopra perché l’alternativa era un turno di riposo. Un altro turno di riposo, davvero? Ma questi meccanici come vogliono guadagnarselo lo stipendio?

Immancabili arrivano anche gli Eventi Rally Storici e qui un primo confronto 1:1 con il mio passato in Dirt Rally. Il Rally dell’Acropoli in Grecia con una Alpine, tra le prime auto in ordine cronologico nel parco auto di Dirt su uno dei terreni dove sono più forte.
È stato strano.
Continua a non entusiasmarmi la risposta dello sterzo e non riesco a togliermi dalla testa quella fastidiosa sensazione di “pattinaggio” delle macchine ma sono quasi certo dovrebbe essere tutto più leggero.
Ovviamente non mi sono messo a smanettare con l’assetto della macchina, va veramente al di là del mio range di competenze sporcarmi di olio cercando di capire se aggiungere o sottrarre sottosterzo quindi riverso la massima fiducia nel team di meccanici che pago profumatamente per mettermi su strada in condizioni di rischiare la vita giù da una scarpata.

Il rally storico l’ho portato a casa con successo e relativa facilità, nel senso che non ho fatto grossi fuoripista, non sono rimasto impantanato, insomma tutto bene quel che finisce bene eppure manca di esaltazione e quella inspiegabile incapacità di curvare in maniera naturale.

Per abituarmi al peso e alla maneggevolezza della auto, che più gioco più trovo filosoficamente antitetica a quella di Codemasters, ci ho messo una settimana, un rally di Croazia terminato sesto (con conseguente mail di minaccia da parte di Ford di rescindere il contratto che lega il mio team ai suoi prodotti per prestazioni non all’altezza) e un secondo rally storico, questa volta a Sanremo, con una Audi Quattro, che mi ha restituito entusiasmo e curiosità per le possibilità del parco auto del gioco.

Da un lato la splendida cornice del rally italiano è resa effettivamente in maniera vivida, seppure non pulitissima, il gioco fino ad ora non ha subito nessun intervento correttivo tramite patch e quindi avanza un po' di effetto pop-up nella vegetazione e un comportamento curioso e arbitrario nella resistenza all'impatto degli ostacoli, quando vai a sbattere non saprai mai se il guardrail resterà inamovibile o verrà sbalzato via, uguale per gli alberelli che in un'occasione sono stati abbattuti e portati via senza percepibile effetto per la vettura. Il track design di WRC 10 ha questo dalla sua parte, la completa licenza e quindi la fedele riproduzioni dei veri tracciati che aggiunge quel brivido di immedesimazione ulteriore al gioco. Seppure non mi hanno pienamente convinto alcune condizioni di luce (guidare in notturna è fattibile per me solo con la visuale dal paraurti) e una leggibilità del tracciato non sempre immediata che comporta un lungo periodo di apprendistato del design dell’ambiente per capire dove inizia e finisce la pista, con conseguente piede leggero sull’acceleratore.

Non che dalle battute iniziali della carriera sia possibile andare immediatamente giù pesanti.

Il modello iniziale comune a tutti i partecipanti, la Ford Focus a trazione anteriore non fa niente per essere amata, dal punto di vista della sensazione della velocità (assente: 120 km/h che vorresti scendere e spingerla mentre dici “ma davvero?”) e quindi della gestione del freno e delle curve che più che all’istinto viene di attribuirle al caso.

Questa cosa della sensazione della velocità (assente?) è chiaramente figlia della vocazione simulativa del titolo ma si sente particolarmente se, come è capitato a me, per valutare il gioco non ho fatto altro che saltate quasi compulsivamente tra F1 2021 (spoiler: diametralmente opposto) e il primo Dirt Relly che da quando ha trovato alloggio sul HD della mia PS4 Pro non ha più sloggiato. Nei problemi legati al senso di velocità va da segnalare comunque un comportamento curioso nella fisica degli scontri che sembrano sempre eccessivi in relazione alla velocità percepita.
È chiaro che il paragone con i titoli precedentiu risulta ingeneroso ma il titolo rally di Codemasters è stato curiosamente funzionale alla mediazione (= fare le curve diversamente) nel passaggio da F1 a WRC.

Tutto questo per raccontarvi come WRC occupa una nicchia, ma non una nicchia accogliente, una nicchia sagomata in cui il gioco va incastrato e solo in quella assurda posizione che tiene in equilibrio giocatori pazienti e veramente appassionati, possibilmente con un volante e che magari masticano anche di motori, disposti a passare sopra tante cose che appesantiscono l’esperienza di gioco.
WRC richiede assoluta dedizione alla causa del rally, dedizione che comprensibilmente tutti non sono disposti a concedere, in quanto l'esperienza non è progressivamente gratificante o preciso come un Dirt o un'esperienza gioiosa come Forza Horizon.
L'approccio richiesto da WRC è prettamente ingegneristico e non perdona esaltazioni di sorta.
Gravato da un modello di guida non brillante e da una grafica un po' grossolana WRC prosegue in scia, costretto ad inseguire titoli più blasonati che ancora oggi rappresentano lo stato dell'arte della guida su sterrato.

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