Nell'ultimo episodio di The Crown 4, il principe Philip ci riassume con egregia capacità di sintesi l'intera impalcatura della serie tv di Netflix, ma anche, plausibilmente, la dinamica famigliare alla quale lo show è ispirato: "Chiunque, in questo sistema, è un outsider – perso, solo e irrilevante – tranne una persona, l'unica persona che conta. Lei è l'ossigeno che respiriamo, l'essenza di tutti i nostri doveri." Con la sua quarta stagione, The Crown si configura ancor più esplicitamente come una galassia, dove il sistema planetario della famiglia reale continua a gravitare intorno al suo unico Sole, Elizabeth.
I nuovi episodi, in arrivo il 15 novembre, ci mostrano però come questa galassia sia freneticamente in espansione, con nuovi satelliti che entrano nell'orbita dei sovrani, guadagnandosi un approfondimento e uno spazio inediti per lo show, che adesso guarda fuori dai palazzi reali come mai prima. Nel lungo periodo di tempo ritratto dalla quarta stagione, dal 1979 al 1990, The Crown ripercorre infatti alcuni dei momenti di crisi nazionale più drammatici del Regno Unito moderno, dagli scontri con l'IRA al conflitto nelle Falklands. Il mondo esterno invade (anche letteralmente) Buckingham Palace.
Tra i principali motivi per cui attendevo con fervore The Crown 4 c'è senza dubbio l'entrata in scena quasi contemporanea di due nuovi elementi, due satelliti che hanno forgiato, con strumenti molto diversi, l'intero sistema, arrivando più volte a sfiorarne il centro assoluto: Margaret Thatcher e Diana Spencer. Non trattandosi di un documentario, la corrispondenza storica con gli eventi ci interessa fino a un certo punto, anche se – come sempre – The Crown sfoggia un'accuratezza e un'attenzione al dettaglio pazzesche, nei set come nelle interpretazioni. I ritratti femminili che emergono sono infatti complessi ed emozionanti, anche grazie alla sempre incredibile Gillian Anderson e alla giovane Emma Corrin, che vanno a integrarsi alla grande con la mai abbastanza celebrata Olivia Colman.
La nuova stagione si apre sull'elezione della prima donna nel ruolo di Prime Minister del governo britannico. Margaret Thatcher, figlia di un droghiere con la passione per la politica, arrivata a capo del partito conservatore guadagandosi la fama di essere particolarmente testarda e opinionated, con qualcosa da dire su tutto. Thatcher ha un approccio molto diverso da quello dei proprio colleghi, paladini della cautela, ma è anche un perfetto prodotto del tradizionale ordine delle cose patriarcale. È spaccata in due, tra il canonico ruolo di donna sposata con figli e l'aggressività prepotente della politica, apparentemente in contrapposizione ma in realtà con precisa coerenza. A casa regna la femminilità classica, mentre la politica richiede un atteggiamento da maschi. Durante il primo incontro con Elizabeth, questo paradosso incarnato viene fuori alla svelta. Alla domanda sul perché sia convinta che le donne non siano portate per le posizioni di potere, Thatcher risponde: "Perché diventano troppo emotive."
Il suo programma, che ha preso poi il nome di Thacherismo, ha segnato il trionfo del neoliberismo, ma fu tristemente famoso per aver provocato una disoccupazione record che non si vedeva dagli anni '30. Thatcher quindi, proveniente dalla working class, finì per diventare la nemica numero uno della sua stessa classe sociale di provenienza. A disagio nel contesto delle peculiari tradizioni della famiglia reale, responsabile per la dissoluzione del senso di comunità tra lavoratori a favore del più puro individualismo, in aperto contrasto con il suo stesso partito, la Prime Minister si trova fuori posto ovunque. È isolata, ma mai capace di riflettere sui propri errori. È un essere di pura volontà, la tipica, e ferrea, "donna forte".
Il racconto dell'insediamento di Thatcher viene alternato sin dal primo episodio di The Crown 4 all'incontro tra il principe Charles e la giovanissima Diana Spencer. Un'altra outsider, sebbene di nobili origini, che in sostanza si presentò come la donna giusta al momento e nel luogo giusto. Dal punto di vista di Diana la prospettiva può tranquillamente dirsi ribaltata. La sua estraneità alla Corona derivava dalla sua naturale e abbagliante freschezza, dalla sua ingenuità di 19enne, scelta come moglie del futuro Re come si sceglierebbe un nuovo tappeto. I due si sposarono nel 1981, dopo una manciata di incontri supervisionati. Charles era più grande di dodici anni e non aveva rinunciato (come mai farà) alla sua scandalosa e proibita relazione con Camilla Parker-Bowles. La famiglia reale spinse affinché Charles si sistemasse, la famiglia Spencer spinse affinché Diana combinasse l'affare del secolo. Lei era immersa nella fantasia della fiaba, lui acconsentì senza troppo entusiasmo.
Il risultato è un matrimonio che porta infelicità a tutti i coinvolti, e che relega Diana a una solitudine senza via d'uscita. Ignorata dal marito e dai parenti acquisiti, la principessa rischia di perdere completamente la propria personalità, schiacciata dalle regole, dagli obblighi e dai compromessi di un'unione studiata a tavolino dietro porte chiuse. Su una cosa avevano avuto tutti ragione, il pubblico la ama dal primo istante per la sua vitale spontaneità. Diana è una star, e sotto i riflettori riesce finalmente a espremersi senza costrizioni, scatenando la gelosia di un Charles sempre più colpito nell'ego e nella smania di ammirazione popolare. Diana è il più isolato dei satelliti, quello che con più difficoltà accetta la propria posizione subalterna, e mentre tutti puntano sulla sua fragilità per metterla in riga, è l'unica che non si piega e non si spezza sotto al peso delle consuetudini della Corona.
Da una parte quindi la Iron Lady, dall'altra "la principessa triste", due icone diametralmente opposte che hanno però avuto in comune un'alienzazione perpetua, e che hanno trovato sollievo in dimensioni altrettanto divergenti: Thatcher nella sicurezza della propria vita privata, Lady D nel calore della vita pubblica. Tra le due, l'ex Prime Minister fu quella che ne uscì con una medaglia e con un abbozzo di empatia da parte di Elizabeth, che condivideva almeno in parte la sua testardaggine e il suo senza del dovere, mentre la principessa, stretta nella morsa dell'ipocrisia familiare, continuò a ricevere solo freddezza e incomprensione. Lo scontro generazionale fu quindi più aspro di quello politico e di classe, ma come ben sappiamo la storia non è ancora conclusa.