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Tenet - Non cercare di capirlo, provalo sulla tua pelle

Dopo mesi e mesi senza tornare al cinema, non vi nascondo che l'anteprima stampa di Tenet ha avuto un gusto tutto suo, lo stesso che mi auguro possiate ritrovare tutti voi quando ritornerete tra le poltrone del vostro cinema preferito. Non è certo un periodo in cui possiamo sentirci al sicuro al 100% in luoghi affollati come un multisala, ma ci tengo particolarmente ad aprire questa mia recensione con un invito: andate a vedere Tenet al cinema, sostenete il grande schermo e amatelo. Ha bisogno di voi e vi grida aiuto con uno dei film più interessanti che potessero esserci, giusto per convincerci a mettere piede in quel luogo che sembra quasi la vostra seconda casa.

Lo sapete anche voi del resto, non vi serve che ve lo dica io post visione: Tenet è uno dei lavori di Nolan più "Nolaniani" che esistono, una di quelle pellicole che in un futuro farà innamorare chiunque non abbia ancora conosciuto tale nome. Vi aspetterete sicuramente di entrare in sala e seguire queste due ore e mezza come un antiquario che osserva un antico orologio con una lente d'ingrandimento enorme, pronri a cogliere ogni dettaglio per esordire alla fine del film e dire: "L'ho capito!"

Ebbene, Tenet è un film che potranno capire tutti. Vi spaeserà, richiederà delle sinapsi funzionanti per tutto il suo corso, ma non ne uscirete confusi. Magari meravigliati, concettualmente sballottati, tuttavia sarete soddisfatti. Soddisfatti di aver visto un'opera contemporanea in grado di unire una spy story al "paranormale", o weird qualcuno direbbe. Certo, non è quel weird di Annientamento o Control, non è neanche quella cupa fantascienza di Death Stranding, nonostante le palette cromatiche siano simili, e non è nemmeno la fantascienza onirica di Inception. Tenet è un qualcosa di molto diverso, straniante come le opere appena descritte ma quasi plausibile, logico abbastanza da sembrare tutto troppo dannatamente reale.

Alla base della magia di Tenet c'è un intreccio che si fa veramente fatica a descrivere senza illustrare il film per filo e per segno. Suonerà come frase fatta, ma sono sicuro che una volta visto vi renderete conto di quanto tale affermazione possa risultare vera, specialmente quando qualche amico vi chiederà "ma di che parla Tenet?" La risposta, potrebbe essere più o meno questa: il nuovo film di Nolan ci porta nel bel mezzo di un conflitto catastrofico che, in teoria, dovrebbe ancora accadere. Il protagonista (John David Washington) è un agente della CIA sopravvissuto a una pillola della morte durante un interrogatorio, un test estremo che gli permette di essere selezionato per un incarico dalla segretezza più totale.

Scoprirà che il tempo non è così lineare come si possa pensare: esso scorre in avanti, ma dal futuro hanno scoperto un modo per invertire quel flusso e permettere agli oggetti e agli esseri umani di viverlo al contrario, come quando si riavvolge una VHS, solo che la VHS è il mondo che circonda chiunque abbia invertito il senso del tempo. Per il modo in cui è costruito, è sbagliato parlare di viaggi nel tempo, infatti nessuno torna indietro di anni viaggiando su una DeLorean, piuttosto inverte la propria entropia e va contro la linea temporale come un salmone che risale la corrente.

Confusi? È normale, lo sarete per tutto il primo tempo del film, come lo è il protagonista del resto. Ma a lui tutto sommato interessa la missione e quello che deve sapere è che c'è un singolo uomo in contatto con chiunque nel futuro stia cercando di distruggere l'umanità in un punto imprecisato del passato. Un signore delle armi e del nucleare, centrale in tutta la vicenda e magistralmente interpretato da Kenneth Branagh. Come tutti i criminali ricchi provenienti dalla Russia, è un uomo inavvicinabile che si foggia di arte, yacht e numerose guardie del corpo che fanno il lavoro sporco al posto suo, una figura ignobile abbastanza classica come i cattivoni di James Bond, ma è anche per questi figuri che le spy story funzionano.

E come ogni 007 che si rispetti, anche Tenet prende la sua femme fatale per mettere in moto alcuni avvenimenti chiave del film attraverso la performance convincente di Elizabeth Debicki. Marito e moglie vivono, ma guarda un po', di contrasti evidenti che spesso sfoceranno nell'odio più puro, necessario alla pellicola per caratterizzare al meglio l'antagonista principale incasellandolo in un controllato delirio di onnipotenza dovuto al suo ruolo nel tempo. La moglie, viceversa, è invece il jolly inaspettato, l'arma a doppio taglio di cui si pensa di avere il controllo fino a quando non esplode, facendo valere i propri diritti come donna e – soprattutto- madre.

Ma ci siamo dilungati fin troppo nella parte umana di Tenet, il quale di certo non è nella caratterizzazione dei personaggi che si vuole fermare. Anzi, quasi li ignora in un certo senso, li tratta come strumenti e dei protagonisti non conosceremo mai neanche la storia di fondo. Dell'attore principale non si sa neanche il nome, non verrà mai esplicitato nelle due ore e mezza di durata, e questo già è un indicatore su quanto Tenet si distacchi moltissimo da lavori come Inception, dove con Di Caprio devi sentire un legame affettivo altrimenti tutto decade.

Qui non vi si richiede amore o comprensione: dovete semplicemente guardare, meravigliarvi e porvi delle domande etiche, morali e fisiche. In Tenet il tempo è una risorsa da piegare al proprio volere, lo si capisce anche solo dal fatto che il montaggio è serrato. Ogni piano che escogitano viene subito messo in moto da stacchi e cambi d'inquadratura improvvisi, niente chiacchiere di intermezzo e battute sapientemente dosate senza ombra di esagerazione.

Il film colpisce duro e diretto, come i bassi delle sue potenti tracce musicali da utilizzare nei momenti cruciali, ovvero quando sfodera i suoi colpi migliori: le scene d'azione a tempi alterati. Come detto, in Tenet il tempo viaggia su due binari, quello normale, in cui tutto va avanti, e quello inverso, dove tutto è al contrario secondo le leggi della fisica. Dall'inizio alla fine del film, tutte le scene d'azione possiedono entrambi gli spettri temporali nello stesso momento, creando l'effetto particolare dove due scene si sovrappongono nella loro inversione.

Vedrete pallottole rientrare nelle pistole, persone combattere battaglie per loro già avvenute e macchine che tornano in carreggiata dopo essere esplose brutalmente. Un trucco, per quanto paradossale possa sembrare, veramente semplice ma in ultima analisi appagante all'occhio dello spettatore. Non voglio dirvi quale scena dovreste attendere di più, voglio però sbilanciarmi e consigliarvi di stare davvero attenti a ogni secondo delle maggiori sequenze d'azione, guardando anche ai piccoli dettagli apparentemente insignificanti: è in quelle piccolezze che sta davvero la magia della tecnica di Tenet, che fa dell'inversione temporale un unicum incredibile.

Al calar dei titoli di coda, il lavoro di Nolan con Tenet è uno dei prodotti più identificativi del regista e, allo stesso tempo, non sembra esserlo. Una follia, eppure incarna perfettamente quello che è il fondo del film, la verità celata dietro un mistero da sbrogliare con le vostre mani. La visionaria struttura di Tenet non è un qualcosa di incredibile, nell'accezione pura del "non credere", come poteva esserlo Inception, che prendo a paragone per l'impostazione contemporanea.

Non vi fotte il cervello e, anzi, rimane saldamente ancorato alla sua anima di spia per sussurrarvi di essere ancora in una pellicola fatta di intrighi, scazzottate e scorci bellissimi in città italiane, mete gettonatissime per gli agenti invischiati con trafficanti miliardari. Ma è proprio il suo tenersi stretto la realtà che gli permette di iniettarvi nelle vene la sua assurda fantascienza, nel rendervela convincente quanto basta da credere che uscendo dal cinema possiate vedere gente muoversi come un nastro riavviato.

E, nel film, chi incarna tutto questo? Il protagonista, potreste dire. Sbagliato, è Robert Pattinson, che ancora una volta dimostra la sua caratura come attore e diventa il personaggio che fa di Tenet quel che è. Oltre all'interpretazione più che ottima, è la scrittura del suo ruolo a renderlo la somma completa del tutto, chiudendo la sua storia nello stesso momento in cui la inizierebbe, negli ultimi del film in cui la filosofia di Tenet esce fuori traboccando, facendovi anelare una seconda visione fin da subito. Non è forse questa, in fin dei conti, la dipendenza perfetta che vi dà il buon cinema?

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