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Suggestioni da Steam Next Fest 2023

L’ascesa degli eventi digitali, specie post COVID, ha avuto una rilevanza non da poco nello scenario videoludico e a giovarne maggiormente sono stati i videogiochi indipendenti. Non più fagocitati nei pochi spazi di centralità annuale, le produzioni “minori” (se così possiamo ancora definirli) hanno assunto il controllo di quello che potevano accaparrarsi e l’hanno fatto con abbastanza maestria.

 

Tra i tanti eventi, lo Steam Next Fest è forse lo spazio più “aperto” dove il consumatore ha la possibilità di trovare una marea di esperienze semplicemente accedendo alla piattaforma di Valve.

La possibilità di arrivare a fornire centinaia di demo tra vecchi e nuovi titoli è sicuramente ghiotta, ma allo stesso tempo è segno dell’inevitabile affollamento che i mezzi di comunicazione hanno ormai subito da diversi anni a questa parte. Vi sfido a navigare nello store dello Steam Next Fest e avvicinarvi a prodotti che siano tarati secondo metri che vadano oltre la popolarità: è quasi impossibile e se ci si riesce è comunque un mare estremamente bravo a nascondere le sue perle più preziose.

 

Ed è qui che entra in gioco la curatela, l’informazione videoludica nel senso più positivo che ci possa essere. È facile parlare tutti di Hogwarts Legacy (anche se è necessario farlo, quando si è nella posizione per parlarne con coscienza) o del gioco del momento, ma è ancora più difficile veder coperti (in prima pagina) eventi come lo Steam Next Fest per demo che non siano Darkest Dungeon 2 o Planet of Lana.

 

Per fortuna il trend però sembra invertirsi grazie a progetti più o meno grandi e sono rimasto contento di vedere lo Steam Next Fest coperto ampiamente, con suggerimenti molto azzeccati.

Perciò ho deciso di unirmi al coro con alcuni suggerimenti che troverete qui in forma testuale e altri che potrete assaporare nell’episodio a tema del nostro podcast Indie Comune. Sebbene il festival sia finito dal 13 febbraio, molte delle demo sono ancora disponibili o lo erano già da prima dello Steam Next Fest, perciò non preoccupatevi della data di pubblicazione di questo pezzo.

Lakeburg Legacies

Parto subito da uno dei miei generi preferiti: i Dating Sim. Oltre alla componente romantica, credo siano un dei movimenti che recentemente stanno mostrano più intraprendenza e qualità, soprattutto per via della duttilità con cui la componente “dating” può essere incasellata in più tipi d’esperienza. In questo caso, Lakeburg Legacies di Ishtar Games è una gemma come poche, almeno dalla mia prova. Come ho già detto in puntata, prendete Crusader Kings 3 e riempitelo di rosa con una grafica cartoonesca, un po’ più di accento sulle relazioni romantiche ed ecco qua che vi ritroverete davanti un accessibilissimo Lakeburg Legacies. Il vostro compito, molto più facile di CK3, è costruire un prospero regno attraverso le generazioni e gli amori a esse collegati. Scelte, decisioni e drama di coppie infrante sono vitali nell’economia generale, il che da una parte favorisce un approccio meno statistico e più “romantico”, dall’altra però tende a incasellare meccanismi vitali nella casualità delle spire dell’amore.

Ciò che ho apprezzato di più è il bilanciamento perfetto tra armonia artistica, intenti del gioco e profondità dell’aspetto di gestione. Come premettevo, i Dating Sim sono in grado di regalare sorprese e qui ce ne sono molte da scartare. Senza contare l’attenzione al design estetico dei personaggi, ormai sempre più attento a rappresentare ogni tipo di utente senza alcuna esclusione. E sì, questo è un altro grande vantaggio guadagnato dai recenti dating sim occidentali, che fanno dell'immedesimazione del giocatore il loro più grande vanto.

God of Rock

Altro genere super di nicchia ma dalle grandi gioie è quello dei Rhythm Game e anche qui arrivare a esperimenti particolari è una conquista non da poco. God of Rock è un gioiellino che mi sento di consigliare ancora, poiché non avrei mai immaginato di vedere un picchiaduro a suon di musica alla Guitar Hero. Ma è successo ed è spettacolare, rispettoso delle correnti musicali da cui i pittoreschi personaggi provengono. Dai chi si aspetta di vedere un Elvis combattere con la rappresentazione Queen della musica inglese? Certo per ora ho avuto modo di toccare solo le corde di una demo da armonizzare, ma già così è più che soddisfacente e un potenziale passatempo per tanti amanti delle sfide con gli amici.

Il problema dei picchiaduro indipendenti è la difficoltà di sfondare il muro di settorialità dei veri appassionati, difficilmente scalfiti da qualsiasi cosa che non sia parte dei brand maggiori (giustamente, per via della scena competitiva per lo più.) Ma sono comunque fiducioso che God of Rock possa far presa grazie al suo bilanciamento più che corretto e a una curva d’apprendimento accessibile per quanto apparentemente alta.

Fabledom

Ritornando sui gestionali, io sono della scuola che vede l’accessibilità al primo posto. Tanti miei conoscenti, per quanto amanti magari della complessità, hanno lasciato perdere grandi titoli come Stellaris o la serie Endless per le tante tecnicalità richieste per giocare partite memorabili. Nulla di insuperabile, ci mancherebbe, e alla fine la fatica viene premiata in storie geopolitiche tra le più interessanti mai viste (adoro Humankind, per dire), tuttavia alle volte vorremo solamente vedere prosperare la nostra città senza troppi sbattimenti. I “gestionali rilassanti” come li chiamano molti e a giusto onore.

Fabledom è il terreno di mezzo tra un gestionale serio e uno meno serio, dove c’è abbastanza da manovrare ma nulla che possa sembrare soverchiante neanche per un secondo. Come nel più bel libro di favole, vi ritroverete a far crescere il vostro avamposto in una città degna di questo nome, muovendo abitanti e progetti in un’ambientazione tridimensionale dal gusto squisitamente tenero.

Sons of Valhalla

Uno dei mei giochi preferiti, e che consiglio a mani basse, è Kingdom in ogni su forma e versione. Per via delle sue peculiarità è stato un successo che difficilmente si è ripetuto ma questo sta per cambiare con Sons of Valhalla. Chiaramente omaggio a Kingdom, questo titolo di Pixel Chest prende quella formula ed estetica per modificare tratti specifici e trasporre l’avventura medievale di “tower defense” in un’epopea vichinga dove difendersi non è la sola opzione.

Sons of Valhalla mi ha colpito perché permette al giocatore di avere un ruolo più attivo di Kingdom e già questo lo distacca molto dal suo fratello, per quanto possa sembrare “irrilevante”. I combattimenti vengono svolti anche dal giocatore, c’è una scia di sangue da percorrere e nulla di tutto questo fa comunque perdere la centralità dell’elemento di difesa, il quale viene invece convertito in assalto quando il gioco lo richiede. E poi ha una grafica in pixel art tremendamente curata, mio punto debole per eccellenza.

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