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Piranesi e la possente grazia del world-building

Fresco vincitore del Women’s Prize for Fiction, il romanzo di Susanna Clarke è una vera sopresa. Scorrevole, visionario e insolito.

In Piranesi seguiamo un uomo che vaga per infiniti saloni disabitati cinti dalle maree, osservato dallo sguardo immobile di misteriose statue. Difficile raccontare di più senza privare il lettore della gioia della scoperta, dell’ardente curiosità che ogni pagina sa scatenare. Neil Gaiman ha lodato l'autrice “per come utilizza gli strumenti fantasy per parlarci di noi stessi".

Perché dopo pochi istanti si viene trasportati esattamente in quella stessa ambientazione, una splendida e misteriosa Casa fuori dal Tempo e dello Spazio.

La Casa è il mondo, il mondo è la Casa

Limitiamoci al protagonista, chiamato Piranesi. Forse. Di lui sappiamo solo che vive all’interno di una meravigliosa struttura nota come Casa, composta da infiniti saloni che sembrano non avere confine. Stanze enormi e splendenti, decorate da migliaia di bellissime statue di marmo, collegate da lunghi corridoi ed eleganti vestiboli. Scale maestose portano nei Saloni Inferiori, affacciati su specchi d’acqua da cui si può pescare, ma le cui maree talvolta invadono con furia gli spazi superiori, coperti dalle nuvole. Qualche scheletro, forse i resti degli abitanti precedenti, e nulla più. 

Sono deciso ad esplorare tutto il Mondo che mi sarà possibile finché sono in vita.

La Casa è l’unico mondo che Piranesi conosce. Ne annota minuziosamente ogni scoperta, documenta ogni dettaglio e cataloga ogni statua, con metodo scientifico. Il suo è uno sguardo grato, devoto e ammirato, verso “l’incommensurabile bellezza e l’infinita gentilezza” della Casa. Tutto disabitato ad eccezione dell’Altro, un enigmatico scienziato alla ricerca dell’Antico Sapere.

Ma perchè l’Altro compare solo in giorni prestabiliti? Dove va e da dove viene? Chi è Piranesi e dove si trova realmente?

Le domande sono semplici, il mistero fitto. 

L’arte del world-building

Stanza dopo stanza, indizio dopo indizio, si esplora un possente labirinto, di cui non abbiamo alcuna mappa. Qui su N3rdcore notiamo che la progressione letteraria ricalca alcuni meccanismi videoludici. Pensiamo al gameplay di Echo, in cui la protagonista affronta gli avversari all’interno di un'enorme e intricata location simile alla Reggia di Versailles, vasta e barocca. Con un pizzico di quella frustrazione degli strategico-esplorativi, da Dungeon Keeper a Warcraft (cosa ci sarà dietro a quel bosco, nell’area oscurata? Ah, ecco, altro bosco…).

Piranesi. È così che mi chiama. Il che è strano, perché, per quanto io possa ricordare, non è il mio nome.

informazioni centellinate, ambigue, che stimolano continuamente il dubbio.

Ci si immerge completamente mentre consultiamo con perizia criptici diari alla Resident Evil, immersi in quell'inquietudine di Planescape Torment, come quando il “Nameless One” non persegue tanto un obiettivo quanto una ragione, un ricordo, un quando e un cosa.

Susanna Clarke ci serve sul piatto d’argento una narrazione lineare, un linguaggio semplice e austero, ricco ma sincero. Talmente avvincente che ci si sente davvero nei panni - anzi, nei saloni - del protagonista.

La potenza dell'immaginario di Susanna Clarke

Inglese di Nottingham, classe ‘59, laurea ad Oxford. La grandiosità narrativa di Susanna Clarke si è concretizzata nel 2004 con Jonathan Strange e il signor Norrell, ucronia ambientata in un'Inghilterra dove torna prorompente l’Arte della Magia. Oltre 4 milioni di copie vendute, numerosi premi tra cui l’Hugo, l’Oscar della narrativa Fantasy & Sci-fi. Adesso il pubblico italiano ne attende la ristampa (Longanesi? Fazi? Siamo qui!) o almeno la localizzazione dell’adattamento TV curato da BBC nel 2015. 

Sono convinto che il Mondo desideri avere un abitante perché sia testimone della Bellezza della Casa e Beneficiario delle sue Benedizioni.

Sedici anni. Tanta è la distanza tra Norrel e Piranesi, un lungo periodo in cui la scrittrice ha ammesso di soffrire di “sindrome da affaticamento cronico” in seguito al successo incredibile della sua opera prima.

Ma l’attesa è valsa la pena, con un romanzo suggestivo e ricco di rimandi, a partire dal titolo. Gianbattista Piranesi fu architetto e incisore del settecento, celebre per le sue "prigioni immaginarie”, saloni labirintici che richiamano l’arte romana e le rovine neoclassiche.

Ma anche il racconto La biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges - una sorta di “eterno ritorno” ambientato in una serie di sale esagonali che si ripetono all'infinito - così come le opere di Escher, che rendono tangibile l'impossibile.

Nella nostra mente siamo da quelle parti. E nel cuore? 

Vicino a noi più di quanto pensiamo

Uscito nel 2020, il libro non poteva che evocare il nostro quotidiano. La Casa di Piranesi rappresenta la nostra abitazione in lockdown? La sua è libertà di esplorare un mondo, ma potrebbe essere un isolamento metodico. Quel luogo è percepito come un confortevole rifugio, anche se a noi sembra una candida prigione.

Il protagonista vive un contatto sociale minimo, sviluppa una scienza attraverso i suoi diari, si affida alla fede incrollabile nella Casa. Nel corso della lettura la sua visione viene accettata e negata, sbriciolata o ricostruita, esattamente come la nostra concezione della realtà, a cui ancora cerchiamo di dare un nuovo significato dopo lo scossone pandemico. 

E Tu? Chi sei Tu? Chi è colui per il quale sto scrivendo? Sei un viaggiatore che è scampato alle Maree e ha attraversato Pavimenti Frantumati e Scale Diroccate per raggiungere questi Saloni? Oppure sei qualcuno che abiterà nei miei stessi Saloni quando io sarò già morto da molto tempo?

Fidatevi, sarete spiazzati ma non resterete delusi da Piranesi, dal suo protagonista. Dalle sua scelte, idee e speranze. Susanna Clarke ha generato un immaginario così suggestivo le cui vibrazioni, quando giungerete alla fine, echeggeranno ancora a lungo.

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Piranesi di Susanna Clarke

Tradotto da Donatella Rizzati

Fazi Editore - Collana Lainya, 2021.

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