A partire dall’immediato secondo dopoguerra, il terrore insisto nella minaccia incombente di una guerra atomica, generò un po' ovunque - prevalentemente negli Stati Uniti (ex equo forse la Svizzera, e no, non sto scherzando) – la necessità, spesso estrema, di dover prevenire l’integrità fisica propria e della rispettiva famiglia.
Oggi definiamo queste prevenzioni estreme attraverso l’uso di terminologie altisonanti come: survivalismo o prepping. L’arte della sopravvivenza. Eppure le bombe non caddero mai, il governo USA come di consuetudine aveva rovesciato qualche governo in centro America e nel ’91 fu ammainata la bandiera rossa sopra il Cremlino. De facto la guerra fredda era giunta al termine; in grandi linee. Che poi in fin dei conti la prospettiva di vivere il resto dei propri giorni in un bunker 5x5, potrebbe quasi far rimpiangere la vaporizzazione.
Gli anni ’90, Guerra del Golfo a parte, Guerra nei Balcani a parte, e altri due o tre conflitti a parte, avevano in parte sopito quel sentore radioattivo che al contrario si era respirato a grandi boccate nei decenni precedenti, complice anche l'inciddente di Chernobyl; tuttavia un nuovo e incombente dramma stava per palesarsi all’orizzonte, un dramma ancora una volta pieno di iperboli catastrofiche e apocalittiche: il Millennium Bug.
Definito altresì Y2K Bug o, per noi italici, Baco del Millennio, il Millennium Bug consisteva in un collasso sistemico di tutte quelle infrastrutture, e di conseguenza dei servizi a queste annesse, gestiti da una macchina automatizzata programmabile; in altre parole da un computer. L’origine di questa eventualità era dettata dall’incapacità da parte dei pc di poter disporre di memoria sufficiente per poter riportare una data completa. Ne deduciamo quindi, che l’intero collasso sarebbe avvenuto per via dell’errata data che allo scoccare della mezzanotte, i computer di tutto il mondo avrebbero riportato; ma procediamo con ordine.
Agli albori dell’informatica il risparmio di memoria era imperativo. Fu quindi subito prassi lesinare laddove pareva opportuno; calendario in primis. Di fatto solamente le ultime due cifre decimali venivano memorizzate: 1980 diveniva ’80, 1990 – ’90 e così via. Nulla di eclatante, se non si considerava che prima o poi il XX secolo sarebbe giunto al termine. l’origine del Millennium Bug risiederebbe in un dubbio attribuito a un tale Spencer Bolles, che nel 1985 su un newsgroup dal nome “net bug”, riferì che durante un esperimento, un suo collega inserendo come data temporale il 2000, ebbe di riscontro il 1900 come data di riferimento.
A questo punto egli chiese in che modo un mondo sempre più informatizzato avrebbe accusato il problema; tuttavia il fenomeno non divenne virale sino alla seconda metà degli anni ’90, dove il Millennium Bug e tutte le sue traduzioni fecero capolino in ogni sede d’interesse, in altre parole, ovunque. Il vero dramma risedeva nel fatto che, riconoscendo il 1900 come data, i sistemi informatici avrebbero accusato un vero e proprio “tilt”, venendo quindi meno alle funzioni preposte.
Ma al di là di questo cenno storico, dov’è l’estremo apocalittico in tutto ciò? D’altra parte non si parlava di macchine che improvvisamente dichiaravano guerra all’umanità (in realtà qualcuno l’ha detto). Lo scenario catastrofico era definito in primis da un collasso generico di tutte quelle infrastrutture preposte al funzionamento di quello che comunemente chiamiamo “stato”, quindi: finanza, servizi sanitari, trasporti terrestri, aerei e marittimi; ma soprattutto, dal crollo totale della rete energetica, in alcuni casi, con epiloghi devastanti.
Si pensava infatti che il bug avrebbe causato dei meltdown negli impianti nucleari, con conseguenze stimate fra il sesto e il settimo grado della scala INES. In Italia fu istituito un comitato - Comitato Anno 2000 - con Ernesto Bettinelli a capo. Questo riguardo la questione disse: “Non so fino a che punto abbiano capito che se qualcosa va male c'è un'intera classe dirigente che se ne va a casa”. Non era infatti un mistero che Bettinelli ritenesse inadeguati gli interventi avanzati dal governo e dalle varie aziende sul territorio; non proprio in linea con le contromisure proposte dalla comunità europea.
Ho omesso gli impianti militari in quanto intendo trattarli approfonditamente. Seppur non abbiamo notificazioni certe, è risaputo che la questione venne sottoposta al vaglio di ogni vertice militare, quantomeno a quelli NATO. La ragione era semplice: da una parte si temeva la natura volontaria dell’eventualità (ossia che qualcuno la causasse; non si sa come), dall’altra la possibile vulnerabilità dei sistemi, alcuni dei quali, di carattere strategico.
Non parliamo unicamente dei sistemi di navigazione e sorveglianza, senza i quali si sarebbe tornati a un orientamento a vista, e nemmeno del corretto funzionamento delle strumentazioni a terra e di bordo, ma bensì di quei settori della difesa che regolamentavano gli armamenti non convenzionali, come quelli nucleari. Dato l’allarmismo più o meno giustificato che andò a innescarsi a partire dal ’97, fu perentorio aggiornare il totale dei software che definivano l’assetto informatico a livello statale.
Gli Stati Uniti furono i più drastici e al contempo tempestivi, Clinton arrivò persino a definire il Millennium Bug come il più ostico nemico del paese nel 1999 (a quanto pare hanno un ranking annuale). Ne consegue che, con un apparato militare di quella stazza, è logico supporre che l’interezza dei loro sistemi informatici siano stati tutelati a tempo debito. Tuttavia, numerose sono le dichiarazioni di ex operatori dell’aeronautica, che ai tempi del Baco prestavano servizio presso lo Air Force Global Strike Command.
Alcuni di questi riferirono in merito che, nelle settimane che precedettero il capodanno, alcuni dei sistemi più vetusti furono sostituiti da bypass analogici, in quanto la mancata compatibilità con i pacchetti di aggiornamento più recenti, li rendeva potenzialmente vulnerabili. Naturalmente questi costituivano l’1% del deterrente missilistico strategico, poi prontamente sostituiti e aggiornati; eppure quel semplice 1% avrebbe ugualmente rappresentato una minaccia potenzialmente incontrovertibile.
Alcune simulazioni hanno tentato di ricostruire e congetturare l’impatto del Baco su un apparato missilistico di carattere nucleare. Questi hanno dedotto che l’errata traduzione della data in questione, ossia il 2000, avrebbe potuto generare una serie di marker fantasma, ossia obiettivi fittizi generati proceduralmente dal computer. Questo sarebbe potenzialmente potuto avvenire in quanto il sistema, non trovando corrispondenza nella data 1900, avrebbe dedotto che l’impianto potesse essere stato sabotato, danneggiato o persino distrutto.
Per distrutto si intende, in questo caso, per via di un attacco nemico. A prescindere dalla ricostruzione, il problema pare fosse autentico, tant’è che fu stabilito a Colorado Springs (vicino ai complessi delle Montagne Rocciose, sti furboni) un ufficio rinominato “Center of Y2K Stability”, il cui compito consisteva unicamente nel monitorare dal 28 dicembre sino al 7 di gennaio, l’integrità degli apparati informatici dei siti strategici, il tutto con due ufficiali russi al proprio fianco; viceversa due ufficiali americani avrebbero ricoperto il medesimo ruolo in Russia.
Proprio quest’ultima faceva particolarmente paura, e non per le solite ragioni: molti analisti ritenevano la Russia a rischio criticità, in quanto a differenza degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, i loro sistemi informatici, in particolar modo quelli impiegati nella difesa, non solo non brillavano in modernità, ma erano esenti da qualsivoglia manutenzione. Quindi la paura risedeva nel fatto che, a differenza delle controparti statunitensi, i vettori balistici russi potevano realmente cadere vittima del Millennium Bug.
Naturalmente Mosca smentì. L’Indipendent riportò in un articolo datato 19/12/1999, che il Regno Unito aveva vagliato una strategia decisamente singolare. In pratica sfruttando il fuso orario, molti analisti di sua maestà avrebbero monitorato gli effetti del Bug laddove il nuovo anno scoccava in anticipo rispetto al meridiano di Greenwich, dando così in tempo reale, una panoramica degli effetti “autentici” dell’ormai celebre baco.
Veniamo al fatidico giorno. Nulla accadde, perlomeno nulla di significativo o distruttivo. Si registrarono lievi disagi un po' ovunque, in particolar modo in quei paesi ove non fu fatta una grande prevenzione. Eppure i tanto millantati vaneggiamenti catastrofici furono rimandati, in pronta risposta i più evidenti effetti del Bug furono: alcune macchine obliteratrici smisero di funzionare sopra dei bus in Australia, badge magnetici invalidati, qualche causa legale che improvvisamente fu rimandata al 2100 e poco altro.
Inezie che furono poi risolte nel giro di pochi giorni. In realtà le ragioni di questo lieve impatto andrebbero osservate nel vasto lavoro avallato nei tre anni precedenti: gli Stati Uniti superarono il miliardo di dollari in spese di aggiornamento (anche se è ritenuto probabile che diversi milioni scomparvero in circostanze misteriose), inoltre il monopolio detenuto da Microsoft al tempo contribuì notevolmente alla salvaguardia dei sistemi. Ciononostante Bill Gates in merito disse che l’eventualità di un Millennium Bug era stata soltanto sospesa e non risolta.
L’ambito civile non statale fu in egual modo interessato dal Bug, non a caso, in particolar modo nel ’99, vi furono persino delle campagne pubblicitarie atte a incentivare la prevenzione fra i possessori di computer. Una campagna pubblicitaria fu lanciata persino nel nostro paese. Nonostante ciò, va detto che l’isteria e la paranoia non furono così dilaganti entro i nostri confini; al contrario di quanto accadde negli States. Alcune imprese edili specializzate in strutture protette, registrarono fra il ‘97 e il ‘99, un aumento delle commesse lavorative pari al 80%.
Il tutto venne avvalorato da una serie di sondaggi fatti nei medesimi tre anni, che vedevano un americano su tre seriamente preoccupato per il Millennium Bug. Inoltre, un cittadino su otto, riteneva indispensabile dotarsi di una propria struttura protetta, e beni di prima necessita per almeno un anno. In alcuni casi è stato persino notato come, in alcune località, siano state proprio le istituzioni del posto a ricordare ai propri cittadini di tutelarsi in caso di eventi drastici della portata del Millennium Bug.
Andrebbe in tutto ciò ricordato quanto ho detto nell’introduzione: la fenomenologia del prepping è legata a doppio filo con la contemporanea cultura americana. Il retaggio della guerra atomica, oltre alla promulgazione di un certo tipo di cultura pop (una contea americana nel 2014 tenne un’esercitazione anti-zombie), hanno diffuso capillarmente la cultura del prepping che, seppur affascinante sotto numerosi aspetti, può essere il principio di una vita paranoide, spesso infestata da atteggiamenti isolazionisti e violenti; perché un conto essere preparati per una calamità naturale (che possa essere un uragano, un terremoto o un tornado), un conto è declinare la propria esistenza all’eventualità di una catastrofe dagli estremi apocalittici, alla quale, fino a prova contraria, non è abituato nessuno.
Ah, è previsto un nuovo Millennium Bug per il 2038.
Questo articolo fa parte della Core Story dedicata all'anno 2000