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Marvel What if…? e l’ansia della continuità

Piccola premessa: quanto scritto si basa solo sui primi tre episodi di Marvel What if…?, quelli messi a disposizione in anteprima da Disney. La prima stagione, che inizia l’11 agosto, è composta da 9 episodi distribuiti settimanalmente. C’è già una seconda stagione in sviluppo.

Nel mondo del fumetto i What If…? Sono occasioni per giocare con trame e personaggi, mescolando tra di loro elementi normalmente intoccabili che definiscono la struttura stessa degli archetipi di riferimento. Quindi puoi far diventare Hulk lo Stregone Supremo, Magneto il buono e Xavier il cattivo, Thanos un commercialista che non ha alcuna intenzione di spazzare via metà dell’universo e così via. In alcuni casi i What If…? possono diventare qualcosa di più strutturato, come Marvel Zombie o le varie saghe “Old Man…” o evolvere in progetti tipo Spider-Gwen, in cui non solo Gwen Stacy non muore nello scontro con Goblin ma viene morsa dallo stesso ragno che ha donato i poteri a Spider-Man.

L’operazione Marvel What if…? punta a fare la stessa cosa per il Marvel Cinematic Universe rimescolando un po’ le carte e offrendoci uno scorcio degli infiniti mondi possibili del multiverso. La serie si posiziona in modo intelligente ad agosto, sia perché la questione dei multiversi è stata ampiamente trattata un mese fa da Loki, sia per non perdere la presa sulle menti dei fan in un mese di solito più scarico di contenuti usando un prodotto sperimentale e non “di prima fascia” che sarebbe stato sprecato in questi giorni.

Strategicamente non c’è niente da eccepire in questa scelta, anche perché l’animazione di permette di giocare molto di più con i multiversi, i costumi e le facce, sulla realizzazione invece ho qualche riserva.

Non fraintendetemi, siamo comunque di fronte a una serie curata, dagli alti valori produttivi, con un cast vocale che spesso, ma non sempre, è lo stesso dei film (doppiare T’Challa è stato l’ultimo lavoro di Boseman prima della scomparsa) ma filosoficamente c’è qualcosa che non gira in questa produzione.

Sì, ci sono le storie che deviano dal racconto che abbiamo visto in questi anni, c’è l’Agente Carter che riceve il siero del supersoldato, T’Challa che veste i panni di Star Lord e altri intrecci che non vi rivelo ma sono deviazioni che, anche quando si distaccano palesemente dal materiale originale o tentano strade alternative (il racconto di Star Lord è una specie di piccolo heist movie farcito di buoni sentimenti) cercano costantemente di creare un legame con ciò che già conosciamo, riprendendo le medesime battute e, in alcuni casi, persino le inquadrature.

Ci troviamo dunque di fronte storielle carine (per ora), ma forse poco incisive, che tutto sommato, proprio per la loro natura, lasciano il tempo che trovano e non possono godere del vero potere dell’MCU: il disegno generale, gli intrecci, il gigantesco arazzo di una narrazione incrociata che si dipana di fronte ai nostri occhi. Eppure, allo stesso tempo la continuità col filone originale viene cercata disperatamente e anche se avrei potuto serenamente accettare dei racconti leggeri (che cavolo, è agosto, sono racconti di supereroi e la leggerezza è una cosa bellissima) è lo stile visivo secondo me a tradire di più quest’ansia da distacco.

Marvel What if…? Sfrutta una tecnica in cel shading dai colori molto brillanti, è uno stile che viene utilizzato spesso nel mondo dei videogiochi proprio per ottenere l’effetto di un fumetto in movimento che punta molto al verosimile.

Questo permette a ogni racconto di mostrare personaggi col volto molto simile alle loro controparti in carne e ossa perché sia mai che il pubblico veda il suo personaggio preferito con una faccia differente!

Questo secondo me è il più grandi difetto di tutto il progetto, il vulnus che lo rende un’operazione poco coraggiosa e in parte mancata: questo era il momento perfetto per sperimentare, esagerare, affidare ogni racconto a uno studio differente per spiazzare lo spettatore con idee nuove e fare qualcosa che fosse nel solco di Into the Spiderverse, invece anche nel mondo dell’animazione Feige e soci scelgono il prodotto omogeneizzato, privo di veri scossoni, che forse ci mostrerà anche storie divertenti e interessanti ma in cui, parer mio, manca il vero spirito delle operazioni What if…? manca, pur con tutti i soldi del mondo e alcune idee narrative piacevoli, la voglia di una sperimentazione vera e si percepisce l’ansia di allontanarsi troppo da ciò che finora ha funzionato e dai volti riconoscibili, come se non esistesse altro valore che la continuità.

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