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Il Lovecraft di Casa Bonelli, da Dampyr a Dylan Dog

Il recente Dampyr n.225, "Gli orrori di Red Hook", riprende in modo molto deciso la mitologia lovecraftiana, ricollegandosi in particolare - fin dalla copertina - al racconto "Il modello di Pickman", che ha spesso affascinato il fumetto per la sua componente visiva (l'artista del titolo è infatti un pittore che dipinge alcune delle mostruose creature del cosmo di H.P.Lovecraft). Si tratta di un immaginario congeniale al disegnatore dell'albo, Paolo Raffaelli, all'esordio sulla testata, in quanto gli offre il destro per figurazioni sotterranee particolarmente cupe e inquietanti, con un segno definito e preciso - come tipico di casa Bonelli - ma con una certa ruvidezza che rimanda a molta illustrazione lovecraftiana e orrorifica più in generale.

L'opera però si spinge molto più in là. Mauro Boselli, curatore della testata e qui sceneggiatore, non si limita a inserire, come suo solito, molti precisi dettagli di ambientazione storica newyorkese, ma affronta il tema ineludibile, prima o poi, per qualsiasi autore che si trovi ad affrontare da vicino Lovecraft: ovvero il suo innegabile razzismo o, per meglio dire, xenofobia. Una contraddizione centrale per un autore della grandezza di HPL, che Boselli risolve in modo brillante: non rimuovendo o negando le accuse, ma creando una giustificazione plausibile nella sua percezione della realtà, senza togliere del tutto una certa condanna per la sua rigidità conservatrice.

In qualche modo, si tratta di una riflessione che si accompagna a una sempre maggiore centralità di Lovecraft in Bonelli. In Dampyr tale elemento è sempre stato inserito, accanto al recupero del folklore vampirico condotto con una rinnovata filologia. Tuttavia, negli ultimi tempi ci pare frequente una ripresa più matura di tali temi: molto interessante è ad esempio l'inserto di Aleister Crowley nella mitologia dampyriana, dato che una diffusa leggenda del mondo iniziatico - probabilmente falsa - vedrebbe nel famoso e famigerato esoterista il vero autore del Necronomicon, poi divulgato tramite Lovecraft per la mediazione della (presunta) comune amante Sonia Greene (che appare citata nell'albo 225 in questione).

Questo immaginario lovecraftiano inserito nella continuity del personaggio appare anche - assieme a tanti,  affollati stimoli - nel numero 224, "Il santo venuto dall'Irlanda", eccezionalmente a colori, che costituisce un esperimento molto interessante sotto il profilo visuale: quattro disegnatori della testata si alternano a nove illustratori fantasy in un'opera ideale per la fruizione come "libro d'arte" fantastico (soprattutto nella versione de luxe presentata a Lucca Comics, con la cover di un artista contemporaneo del calibro di No Curves, certamente pop per vari aspetti ma lontano dal "realismo bonelliano", ormai non più così assoluto come un tempo).

Ma oltre Dampyr c'è molto amore per Lovecraft nella Bonelli, recente e non solo: è sempre stato presente in Martin Mystere fin dalle sue origini del 1982 come una delle fonti, ma di recente è stato ripreso - con il solito registro ironico - in uno speciale dove Chtulhu è fatto incontrare con i "Tre Uomini in Barca" di Jerome K. Jerome, senza limitarsi alla pura parodia. Ma, soprattutto, è centrale nel Ciclo della Meteora di Dylan Dog, il vertice del "rinascimento dylaniato" prodotto dal nuovo curatore Roberto Recchioni, che nel trionfo da lui ideato del Caos (strisciante?) ha anche recuperato molti elementi lovecrafiani, mescolati alla critica della tecnologia e della politica moderne. Elementi non assenti in precedenza sull'ammiraglia horror di Via Buonarroti, ma tutto sommato sottotono, su influsso del padre fondatore Tiziano Sclavi che, piuttosto, preferiva attingere direttamente da Edgar Allan Poe: e la citazione in "Cagliostro!" pareva più marcare una distanza dall'autore.

L'attuale clima di creazione di un Bonelliverso integrato rende interessante questo fervido lore lovecraftiano, che potrebbe porsi come punto d'incontro delle suddette testate del fantastico, e altre come la storica Zagor e la passata Magico Vento (e questo tralasciando possibili ipotesi di incontri con personaggi DC dopo la cooperazione - questa invece ormai certa - tra le due editrici: uno su tutti, un personaggio Vertigo come Constantine di "Hellblazer").

Del resto, il fascino esercitato da HPL sul fumetto è enorme: a partire dall'Arkham Asylum di Batman, che è una citazione tutto sommato isolata, passando per il lavoro di Alberto Breccia su Lovecraft (1973) che è invece un capolavoro del fumetto in bianco e nero. E certo un modello che non si può ignorare, in questi anni 2010, è quello di Alan Moore e Jacen Burrows del ciclo costituito da "Neonomicon" e "Providence".

Non ci resta che attendere i prossimi sviluppi del Lovecraft riletto in chiave fumettistica italiana: con particolare interesse, come accennato, per il folklore più apertamente esoterico, con il già detto Crowley e in generale con l'immaginario del Chaos Magick, che da lui ancora più apertamente deriva.

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