Si sente spesso dire che “videogiocare non è per tutti” andando un po’ a generalizzare il concetto che c’è chi è più portato per giocare determinati titoli e chi è più portato per giocarne altri, ma se c’è una cosa che letteralmente amo all’interno del mondo dello sviluppo videoludico, questa è la sfida che certi sviluppatori si pongono nel rendere un determinato tipo di gioco il più accessibile possibile a chiunque in modo tale da poter essere un “apripista” nei confronti di un mondo che difficilmente verrebbe esplorato.
Amplitude Studio con il suo Humankind ha, secondo l’opinione di chi scrive, fatto di tutto per rendere il suo titolo una porta d’accesso per chiunque abbia la voglia e il piacere di avventurarsi in un 4x,
Certo, cosa diamine è un 4x e perché non hai mai sentito parlare di questo genere? Perché è forse uno fra quelli più di nicchia in questo mondo nonché uno fra i meno accessibili per i più nonostante negli ultimi tempi ci si sia impegnati moltissimo per renderlo più fruibile a chicchessia.
Per capirci, Civilization è un 4x, un videogioco strategico basato su 4 pilastri: eXplore, eXpand, eXploit, eXterminate. Nomino Civilization perché con il suo sesto capitolo è riuscito ad aprirsi al grande pubblico fornendo, finalmente, un’interfaccia estremamente user-friendly e un sistema di gioco più “leggero” proprio per aiutare chiunque a muovere i primi passi all’interno di un genere che, purtroppo, è incredibilmente difficile da approcciare.
Ma non è solo questo il motivo per tirare in basso in un pezzo che ha Humankind nel titolo il videogioco di Firaxis. L’altro motivo è che il nuovo arrivato in casa Amplitude vuole imporsi come il suo diretto concorrente e come uno fra i più ambiziosi titoli del genere capace di far vivere al giocatore l’intera evoluzione dell’umanità.
Incredibile ma vero… ci riesce e lo fa provando a proporre uno fra i sistemi più intelligenti e interessanti che si siano mai visti fino ad ora nonché uno fra i più profondi per la gestione delle Ai e della creazione del mondo di gioco.
Ma questa non è una recensione di Humankind, un po’ perché non ho raggiunto ancora un numero di ore utili per essere in grado di poter parlare con cognizione di causa del titolo e un po’ perché uno degli aspetti più interessanti del gioco risiede proprio nelle sue prime ore. Anzi, nel suo primo avvio.
Posto che è necessaria una discreta conoscenza della lingua inglese, Humankind accoglie i giocatori proponendo loro un tutorial che differisce in base all’abilità dichiarata dall’utente in modo tale da poterlo accompagnare nel migliore dei modi possibili nelle sue infinite meccaniche e sfaccettature.
La prima partita che si va a svolgere, quindi, è densa di messaggi di aiuto che spiegano al giocatore ogni più piccola riga di testo del gioco senza però essere eccessivamente invasivo o togliendo spazio a quello che è il modo migliore per approcciare il genere: l’errore.
Ho sempre pensato che per poter giocare un 4x è necessario provare, cliccare cose a caso, fare un sacco di azioni completamente randomiche e studiare il rapporto di causa-effetto. Non c’è niente di meglio per comprendere al meglio le meccaniche e poter pensare di imbastire una buona strategia.
I ragazzi di Amplitude lo sanno benissimo e hanno lasciato al tutorial di Humankind il solo compito di spiegare cosa si sta cliccando senza imporre mai particolari obbiettivi e fornendo un’AI incapace di nuocere in nessun modo.
Lo scopo di una partita di questo tipo è quello di indurre il giocatore a “fare cose”, letteralmente, senza doversi preoccupare delle conseguenze: costruire città in posti casuali per capirne bene i meccanismi intrinsechi? Nessun problema, l’AI si dimostrerà comprensiva all’interno del tutorial.
E così via per una, due, tre o quattro ore: si legge (molto), si provano meccaniche e si cerca di impostare una partita che senza alcun dubbio non è ottimale. Ma non è questo il punto.
Il punto è che, mentre si stanno affrontando queste ore, si ha la dannata sensazione di essere dei mostri di bravura: sembrerà tutto molto ovvio (complice un’ottima interfaccia) e il sistema di “raccolta” e produzione avrà l’aria di essere una cosa che abbiamo sempre utilizzato.
Tutto quello che abbiamo in testa può prendere vita sulla mappa senza particolari intoppi, sempre con la costante percezione di star facendo la cosa giusta per ottenere quel che si vuole.
Sapete cosa vuol dire questo? Che per tutte le numerose ore che spenderete nella primissima partita non vi stancherete di giocare, apprenderete sbagliando e sbaglierete imparando senza che il titolo vi imponga niente, nemmeno il game over.
Molto bello per il tutorial, vero. Ma poi nella prima partita reale che succede? Il tutorial è stato così bravo da non “frustrarmi” nelle mie prove, ma poi il gioco “vero” mi piazza l’evoluzione in quel posto o sarà altrettanto gentile?
Non lo sarà, sarà spietato ma di una spietatezza a cui è sempre possibile trovare come risposta “ah cacchio, è vero…” perché qualche ora prima, durante il primo avvio, siete stati voi i padroni del gioco per la durata di un’intera partita.
Quindi sì, Humakind è decisamente il miglior titolo 4x per iniziarsi al genere.