Dalla sua entrate in scena in Avengers 57 (di Roy Thomas e John Buscema, se i Vendicatori sono fighi lo dobbiamo a loro), Visione è stato uno dei membri più peculiari del gruppo.
Facente parte della “seconda generazione” del supergruppo Marvel, originariamente era un infiltrato di Ultron, progettato allo scopo di spiare i Vendicatori e annientarli dall’interno.
Questo setta verso l’altro il suo livello di potenza, considerando come la formazione del supergruppo annoverava quelli che erano considerati gli “eroi più potenti della Terra”.
Ma chi è Visione?
Visione è un sintezoide, una forma di vita artificiale creata mediante cellule artificiali, che formano organi artificiali alimentati da sangue artificiale. Più simile ad un replicante di Blade Runner di quanto il termine generico “androide” possa lasciar intendere.
I sui poteri vanno dalla variazione della densità delle sue molecole, al volo, l'intangibilità, all'emissione di raggi di energia dalla gemma che ha sulla fronte.
Deve il suo nome all'istintiva reazione di Janet Van Dyne (Wasp) che lo vede apparire dal nulla e che lo descriverà ai suoi soci Vendicatori come una "visione di morte".
Inizialmente doveva essere completamente bianco, come uno spettro e quindi con una scelta cromatica che più si confaceva al suo nome ma per necessità tipografiche fu scelta una paletta cromatica diversa e unica.
Ultron lo ha creato la mente di Visione a partire dal tracciato mentale di Simon Williams (alias Wonder Man, un altro eroe che ha militato nei Vendicatori) per renderlo più accettabile agli eroi ma donandogli quindi una personalità positiva che non si piega al volere di distruzione del suo creatore.
In tempi più recenti, Paul Bettany interpreta Visione sul grande schermo ma non arriva al cuore del personaggio, non regala una caratterizzazione che definiremmo serenamente come iconica.
Funziona più come macguffin che come personaggio autonomo: prima come corpo finale per Ultron in Avengers - Age of Ultron, poi come estensione corporea della Gemma della Mente in Avengers - Infinity War.
Sia lui che la sua compagna, Wanda Maximoff a.k.a. Scarlett Witch, non bucano lo schermo, relegati ad un secondo piano nel quale bazzicano un po’ tutti i personaggi del MCU che non hanno avuto modo di “esprimersi” in un film proprio o che comunque non hanno avuto, nel corso delle loro apparizioni un arco narrativo veramente rilevante.
Utile ricordare che, mentre scrivo queste parole, Visione è morto, ucciso da Thanos per impossessarsi della Gemma della Mente, alla fine di Infinity War e non è tra gli eroi resuscitati dallo Schiocco di Tony Stark alla fine di Endgame.
L’altra cosa per la quale è famoso Visione è la sua tormentata relazione con Wanda, culminata con un matrimonio avvenuto in Giant-Size Avengers 4. Inizialmente per motivazioni pratiche, Scarlett aveva “narrativamente” bisogno di un partner e Visione era disponibile nel team.
Sì, adesso è chiaro che una cosa del genere non starebbe né in cielo né in terra, ma erano gli anni ’70.
Sta di fatto che al di là delle motivazioni iniziali, la relazione tra i due potenti membri dei Vendicatori è diventata iconica, oggetto prima di miniserie a fumetti, arrivando al cinema poi, diventando una relazione che si sviluppa principalmente off-screen e finalmente approdando come serie evento su Disney+.
Ma non è di questo che voglio parlarvi adesso, che la serie è appena uscita.
Sappiamo che nei fumetti la relazione tra Visione e Wanda non è delle più idilliache, sappiamo anche che Wanda per lungo tempo della sua vita editoriale, è potenzialmente onnipotente e completamente pazza, che le due cose viaggiano a braccetto è oggetto di speculazioni.
Questa costante instabilità ha portato a diversi stravolgimenti di portata catastrofica nell’universo Marvel, come lo smantellamento degli Avengers in D.I.V.I.S.I., la linea temporale alternativa nota come Casato di M dove i mutanti dominano la Terra sotto la guida di Magneto (House of M) o il tristemente celebre No More Mutants e il conseguente depotenzialmento dei tre quarti della popolazione mutante.
Nonostante ciò, negli anni l’amore che Visione prova per Wanda è incondizionato e il superamento di questa relazione è alla base della miniserie Vision scritta da uno straordinario Tom King e disegnata da Gabriel Hernandez Walta.
La storia narra di come, dopo l’ennesima morte e resurrezione, Visione decida di farsi una famiglia (letteralmente) e vivere il sogno americano, prendendo casa alla periferia di Washington, la tipica suburbia, dove può spola tra casa e lavoro come referente degli Avengers alla Casa Bianca.
Ha una moglie Virginia e due figli gemelli Vin e Viv.
Tutto molto ordinario, tutto molto bello fino a che un vecchio nemico non fa irruzione per compromettere il sogno e dare il via ad una catena di eventi che destabilizzerà la vita della famiglia in maniera irreparabile.
Tom King negli ultimi anni si è specializzato nella narrazione di serie limitate.
Quando mette la sua firma ad una miniserie questa diventa immediatamente garanzia di altissima qualità. È diventato anche uno degli scrittori più importanti in forze alla DC ma nel 2016 bazzicava dalle parti di Marvel e non aveva ancora tutti i riflettori puntati addosso.
Questo fece apparire la sua mini su Visione come un fulmine a ciel sereno, nessuno sapeva cosa aspettarsi.
Tom King con questa storia diventa il narratore della vita privata degli eroi tra un’avventura e un’altra e dell’inusuale approfondimento emotivo e psicologico dei personaggi.
Con un tono che ricorda quello utilizzato da Truman Capote in A Sangue Freddo, Tom King racconta il progressivo disgregarsi del sogno di normalità di Visione. Non necessariamente legato ad aventi “supereroistici” quanto ad una concetto di forzata normalità che somiglia di più al conformismo che mal si adatta alla peculiare natura di questa famiglia e una serie di problemi legati all’essenza stessa della famiglia, assemblata a partire da un passato oscuro sul quale aleggiano ombre terribili, profezie e parenti difficili che tornano a bussare alla porta.
E cosa è questa se non la vera essenza della "normalità"? C'è sicuramente una componente di imprevedibilità nella realtà che nemmeno i sofisticati circuiti di Visione possono prevedere ma ai quali farà di tutto per adattarsi, a qualsiasi costo.
Sotto un certo punto di vista, la storia ricorda le complessità e le contraddizione della suburbia come le ha raccontate David Lynch nel suo Velluto Blu. Per certi altri aspetti ricorda la frustrazione del ceto borghese di Un Borghese Piccolo Piccolo di Ettore Scola, ceto al quale Visione cerca di appartenere a tutti i costi.
L’approfondimento psicologico del personaggio è centrale pur non lesinando su una componente action che esplode letteralmente nel terzo atto dell’opera che risulta appagante e conclusa nell’arco dei 12 numeri.
Se vogliamo, sembra di assistere allo svolgimento di una serie di punta della HBO più che ad una serie Marvel tradizionale, e questo indica quanto questi due media siano strettamente correlati e si guardino camminando spesso di pari passo, non solo come scansione degli eventi e serializzazione, ma anche come trattamento delle tematiche in maniera assolutamente non banale.
La storia è struggente e tra i temi trattati è possibile notare anche alcuni topoi della narrazione fantascientifica a tema “robot”, cosa qualifica un essere umano in quanto tale, la xenofobia, e la definizione stessa di normalità che arriva in certi momenti ad essere la cosa più desiderabile per un essere che "simula" la vita.
La miniserie è del 2016 ma è in sostanza un unicum fruibile indipendentemente dalla conoscenza degli eventi dei fumetti Marvel con solo alcuni appunti di continuity perfettamente integrati nella storia come elementi del background dei personaggi evitando quindi la necessità di una enciclopedica conoscenza di anni di storie per godersi la storia.
Il tutto disegnato con un tratto lineare e pulito e dai colori densi e pieni di Gabriel Hernandez Walta e Jordie Bellaire.
L’ho iniziata a leggere praticamente “vergine” del personaggio, senza alcun elemento che me la contestualizzasse proprio in vista dell’imminente Wandavision anche se, da quello che si è visto dai trailer fino ad ora, sembra affrontare temi e situazioni diverse, anche a causa di un contesto estremamente divergente da quello del Universo Marvel a fumetti.
Credo sia comunque una lettura consigliata a chiunque chieda dai comics, anche quelli americani più tradizionali, qualcosa in più che è più facile trovare nell’editoria indipendente.
Non a caso comunque Tom King è una degli sceneggiatori più importanti del contemporaneo e questa Vision uno dei fumetti più belli degli anni ’10.