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È bello essere il re - il fumetto che ci racconta Mel Brooks

Mel Brooks è una di quelle personalità che non ha bisogno di presentazioni, è facile che se in un treno affolato dici Lupo Ululà qualcuno ti risponda Castello Ululì come nel famoso adattamento italiano di Frankenstein Junior.
Non è strano quindi che il regista abbia ispirato milioni di artisti con il suo stile, ed un' artista ispirata da quei film è Isabella Di Leo, fumettista milanese che ha deciso di raccontare Mel Brooks sulle pagine del suo ultimo libro È bello essere il Re, edito da Beccogiallo.

Per Di Leo non si tratta solo di un semplice lavoro biografico, perché la filmografia e lo stile del regista sono per lei una passione vera e propria che l'hanno spinta a mettere su carta la vita dell'uomo dietro la maschera comica.
Non è la prima volta che lo fa, tra l'altro, perché per Beccogiallo aveva già pubblicato Si può Fare, ovvero la storia dell'amicizia fra Gene Wilder e Mel Brooks e della creazione del capolavoro comico Frankenstein Junior (mi dicono che si pronunci Frankenstin).
A questo poi ha aggiunto un'appendice autoprodotta A Playboy's Love Story e varie storie postate su Instagram del periodo di Brooks sotto le armi.
Ho avuto l'occasione di intervistare l'autrice a Lucca e posso serenamente dire che ne sa a pacchi.

È bello essere il re però parte da presupposti meno consolidati nella cultura popolare di Igor e Frau Blücher, perché si addentra nella TV americana degli anni 50 seguendo le gesta di Brooks e della ingombrante e carismatica figura di Sid Caesar.
Chi? direte voi. Appunto, dico io.

Caesar era un artista poliedrico che dominò il varietà americano con i suoi show settimanali, sempre in diretta, con contenuti che passavano dal puro slapstick, alla stand up comedy e persino il musical.
Sid era circondato dalle migliori menti che il network potesse permettersi, sia dal lato di chi ogni settimana calcava il palco con lui, sia dal lato di chi stava dietro le quinte (basti pensare che nel suo team ha militato Woody Allen)

Il libro parte da un momento chiave nella carriera di Mel Brooks: la notte insonne passata con Gene Wilder a montare Frankenstein Junior, e da qui, fra una sigaretta, un caffè ed uno scherzo, il regista comincia a raccontarsi all'amico, ripercorrendo gli inizi della sua carriera e i momenti che lo hanno portato a camminare in parallelo a Sid Caesar.

L'aspetto che per primo suscita interesse nel libro. è quello storico e biografico.
Certo, conosciamo bene la filmografia di Brooks e le gag memorabili che si sono sedimentate nella memoria collettiva, ma non tutti conoscono i primi passi della sua carriera o la persona che gli ha permesso di muoverli.
La possibilità che ci offre l'autrice è quella di vedere nei fumosi uffici in cui un branco di gente si urla in faccia per proprorre una gag, uno sketch o una battuta per costruire uno show in diretta, con materiale sempre nuovo. Dopo averlo letto ho avuto quella sensazione di wow ho scoperto cose nuove che si prova leggendo un saggio su un argomento che ci interessa, scoprire Sid Caesar e il suo team e ritrovarsi a guardare suoi sketch su Youtube perché si è attivata la curiosità.

Però, È bello essere il re, non è un racconto asettico che cerca di raccogliere i fatti nella maniera più storicamente accurata, ma è anche una storia di persone devastate, piene di fratture, che tengono sul viso la propria maschera comica mentre affrontano demoni come l'alcolismo o la sindrome da stress post traumatico.
Per quanto Mel Brooks sia un personaggio che si muove e parla in modo cartoonesco, sposandosi perfettamente con lo stile grafico dell'autrice, è una persona complessa, a volte persino sgradevole nel suo modo di rapportarsi con i colleghi o con i suoi affetti.
Così come Sid è un uomo brillante, in grado di trainare uno show col suo magnetismo sull'onda di ascolti record, ma deve fare i conti con il peso e le difficoltà che questo comporta, andando via via a consumarsi e a consumare chi gli sta attorno.

Questo racconto di maschere, di un ambiente competitivo, di personaggi devastati nel privato ma devastanti in scena, è incorniciato nel disegno dell'autrice che ne crea un delizioso contrasto. Non si ha uno stile realistico, ma così facendo, Di Leo, gioca un gioco che le è più congeniale, riuscendo a donarci un ritratto divertente, ma comunque molto umano.

Isabella Di Leo, durante la nostra chiacchierata, mi ha detto che in Si Può Fare racconta di un'amicizia sana, mentre È bello essere il re è il racconto di un'amicizia tossica, perché in quegli anni Mel e Sid erano due uomini rotti. Se si pensa a cosa ha riservato il futuro a questi personaggi, viene da fare un sorriso amaro. Quel sodalizio così sano ha portato a Frankenstein Junior, a delle figure che sono rimaste impresse nella storia del cinema, mentre dall'altro lato, cosa è rimasto di Sid Caesar?
È bello essere il re è un fumetto necessario per chi ha già letto gli altri lavori di Isabella Di Leo, e una bella scoperta per chi cerca un racconto onesto e affettuoso che segue una delle figure cinematografiche più esplosive del secolo scorso.

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