I Daft Punk hanno annunciato in queste ore la fine della loro collaborazione artistica, lo hanno fatto a modo loro, senza parole, solo gesti, musica e rielaborazioni, riprendendo un loro (tristissimo) lungometraggio del 2006, Electroma. Forse non avevano più niente da dire, in ogni caso va bene così, anche se dispiace, magari avremo il doppio di belle cose nelle orecchie.
Hanno iniziato nel 1997 con Homework e per tutta la loro carriera hanno mescolato citato, inventato, recuperato e trasformato tutto ciò che li circondava, posizionandosi al centro del cosiddetto “French Touch”, la nuova ondata di musica elettronica francese che imperversò in tutto il mondo dagli anni ’90 e che ci ha dato nomi che chi si nutriva a pane MTV in quel periodo conosce bene: Laurent Garnier, Mr. Oizo, Modjo, Startdust, Jarre, Cassius, e sì, anche David Guetta e Bob Sinclair.
Ma loro erano francamente un passo avanti a tutti, lo capivo pure io che di musica non capivo niente, era una supremazia istintiva, fatta della capacità di non accomodarsi mai su qualcosa di già visto ma senza negarsi mai qualcosa di noto, piacevole, confortevole. Erano LA cultura pop, espressa in musica. Hanno anticipato i vocoder e recuperato Moroder, hanno collaborato con la Toei e Matsumoto, composto la colonna sonora di Tron 2, creato una sorta di mistica robotica della musica elettonica presa bene, hanno ispirato e si sono fatti ispirare.
E poi quel loro rifiuto di apparire, il finto mistero dei loro nomi, quel puntare a un immaginario robotico e post cyberpunk, come potevo non amarli?
Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo erano la musica, musica che adesso continueranno a fare e che sarà di sicuro bellissima, ma con quella punta di malinconia che è proprio di un qualcosa che è stato bello e non c’è più.
E questi sono i 5 video che ho recuperato dalla testa, senza alcuna pretesa di avere ragione.
Da Funk
Così all’improvviso ti trovi di fronte a un tizio che è un cane e che va in giro con una gamba rotta per una New York che non pare proprio quella da copertina. Il pezzo a un basso che ti distrae dalla storia, ma tanto la storia non c’è è soltanto il piatto su cui viene servita la musica, lo sporco del suono è quello dei marciapiedi su cui cammina questo tizio che alla fine, dovendo scegliere tra la musica e una cena con una vecchia amica, si ritrova col suo ghetto blaster. Dirige Spike Jonze.
Around the world
Ossessivo, ipnotico, affascinante, Around the World è il classico esempio di video con pochi soldi e tante idee. Un contrappunto visivo in cui ogni elemento in movimento corrisponde a una traccia musicale che si avvolge su sé stessa tra B-Boy, mummie, scheletri, nuotatrici e i primi robot. Se Da Funk ti aveva incuriosito con Around the world eri ormai conquistato. Ricordo perfettamente io e tre miei amici che rifacciamo le stesse mosse in discoteca, camminando a scatti sulla pista da ballo. Questo ovviamente voleva dire tornare a casa da soli, ma vuoi mettere.
Robot Rock
Eccoli qua i robot finalmente al centro della scena per la prima volta, con un suono che si fa sempre più sporco ma, proprio come accade con i fumetti “disegnati male” proprio per questo ancora più raffinato. Bonus del video è l’estetica VHS, anni prima che il revival anni ’80 diventasse mainstream. E già qua è una sofferenza perché per scegliere Robot Rock mi tocca togliere un’altra delle loro hit più ossessive e amate: Technologic.
Harder Better Faster Stronger
Come fai a isolare un video da Insterstella 5555? Non puoi, l’unico modo per vincere è non partecipare, perché se metti questa poi lasci fuori One More Time, che ha il calore dell’estate e la gioia di una serata dove non pensi al domani, ma sacrifichi questa e tutte la altre, come si fa. La collaborazione con Leiji Matsumoto è non solo una di quelle cose che ti pongono al di sopra di ogni discorso sul bene e sul male, ma anche un altro colpo perfetto: mescola la voglia di novità e di elettronica del loro pubblico con le influenze dell’infanzia, ai capisaldi di un mondo lontano, come gli anime, eppure a due passi sia dai ragazzi francesi che di tutto il resto del mondo. Un ponto che unisce due mondi, crea un immaginario, senza parole, senza spiegare, come sempre. Il risultato finale è una storia fatta di band, colori e sette segrete che sfruttano il loro potere, un po’ come accade sul serio.
Derezzed
Se Tron 2 fosse stato un film muto commentato solo dalle musiche del due sarebbe stato un capolavoro, invece purtroppo c’è gente che parla. Il video mescola ed esplicita influenze retrogaming che hanno sempre fatto parte del loro immaginario e adesso diventano palesi. Solo che qua c’è una tale coerenza di percorso per cui la mossa dei Daft Punk non appare come un gesto nostalgico piacione, ma come la naturale esternazione di un duo che ha sempre vissuto in un tempo fuori dal tempo dove ogni influenza è contemporanea, l’eterno presente dell’elettronica. La consacrazione, per un gruppo che dentro i computer ci ha sempre vissuto.
Bonus: Instant Crush
L’amore è due volti che si sciolgono nel fuoco che li distrugge finché ognuno si mescola nell’altro.