Data astrale 2-0-1-7, per la prima volta in vita mia incontro il cast di una serie di Star Trek. In quel di Lucca Netflix ha infatti portato Jason Isaac (Gabriel Lorca), Sonequa Martin-Green (Michael Burnam), Shazad Latif (Ash Tyler), tre personaggi chiave di Star Trek Discovery a cui si è aggiunto anche Aaron Harberts, uno degli autori e produttore esecutivo.
Il mio rapporto con la nuova serie Netflix è ambiguo: da una parte mi sta piacendo, apprezzo i personaggi, alcune delle trovate, persino i nuovi Klingon, nonostante l’odioso accento lento e nasale. Dall’altra mi mancano un po’ l’esplorazione, gli strani nuovi mondi e gli episodi autoconclusivi (solo l’episodio 7 mi ha soddisfatto sotto questo punto).
Se siete curiosi di capire meglio com’è partecipare a una delle saghe più longeve, complesse e col pubblico più rigoroso della storia, ecco a voi il resoconto della chiacchierata col magico trio.
Come vi siete preparati per entrare in un mondo complesso e sfaccettato come quello di Star Trek?
Isaacs: Mi hanno dato un pacco pieno di manuali di riferimento, guide e riferimenti, ma onestamente non l’ho neppure toccato, ho scelto di non prepararmi troppo, di non sapere. In teoria Lorca non sa niente del futuro.
Martin-Green: C'è una quantità enorme di materiale e mi ero ripromessa di vedere tutto, ma poi ho dovuto iniziare a lavorare col mio personaggio. Mi sono concentrato su Enterprise perché è una serie ricca di vulcaniani, oltre ovviamente ad aver visto Spock e un po’ di The Next Generation. Mi sono anche stampata gli schemi delle astronavi per entrare nel mood giusto.
Latif: Ho guardato la serie classica e TNG, ma alla fine ho lasciato tutto da parte perché la nostra è una storia nuova. Tuttavia ho adorato l’accento e la testa pelata di Patrick Stewart.
Harberts: Se ti basi sul passato di una saga così grande rischi di essere schiacciato. Inibisce il processo creativo. Però lo spirito, l'idealismo devono essere quelli. Oltretutto devi sempre mantenere una certa aderenza con i temi e la realtà contemporanea. Bisogna sempre mantenere un equilibrio tra passato e presente.
Se ti basi sul passato di una saga così grande rischi di essere schiacciato
Entrare a far parte di Star Trek è un po’ come far parte di una grandissima famiglia, di qualcosa di grande che dura da tantissimo tempo. Come vi fa sentire?
Isaacs: Abbiamo appena finito di girare, fammi la stessa domanda tra 10 anni e lo saprò! Scherzi a parte, è una grande emozione, ma ho già fatto parte di franchise enormi. Ho visto molto tanta gente diventare famosa in pochissimo, ciò che ti salva, che ti impedisce di fare una brutta fine sono i rapporti umani. Sotto questo punto di vista il nostro centro di gravità è Sonequa. Fa in modo che tutti si sentano accettati, organizza cene, ci tiene uniti e io la ringrazio per questo.
Martin-Green: Per ora mi godo solo il momento. Abbiamo finito di girare, viaggiamo per parlare del nostro lavoro, ma prima o poi mi fermerò na pensarci.
Latif: Anche per me è così, ci penserò fra un po'. Non ho ancora realizzato.
Quando si parla di recitazione è difficile non tirare in ballo Shakespeare. C'è qualcosa di shakespeariano nei vostri personaggi?
Isaacs: Assolutamente sì. Ci sono momenti in cui il tono shakespeariano serve perché stai parlando del futuro dell'universo, stai cercando di vincere una guerra e hai bisogno di qualcosa che si avvicini al discorso della giorno di San Crispino. Ma ogni tanto prendo anche qualcosa da Jago, Coriolano, Riccardo III.
Martin-Green: Sono una grandissima appassionata di Shakespeare, passione che condivido con mio marito. Ogni tanto ci sfidiamo l’un l’altro a chi indovina la citazione. Credo che tutte le storie, quando le interpreti e ti passano attraverso, poi ti cambiano e con Shakespeare questo accade con particolare forza.
Cosa ti piace e cosa non ti piace del tuo personaggio?
Isaacs: Non saprei rispondere con chiarezza. Per quanto mi riguarda io vivo il mio personaggio senza giudicarlo. Quando vivi nei panni di un cattivo non pensi di esserlo, perché nessuno pensa mai di fare la cosa sbagliata. Non amo Trump, ma lui pensa senza dubbio di essere nel giusto, di fare la cosa giusta per il bene di tutti. Quando sono Lorca non lo giudico, faccio solo ciò che lui fa.
Martin-Green: Nella recitazione io ho un approccio molto personale. Io sono Michael Burnam, per quanto possa fare autocritica non posso giudicarla, perché bloccherebbe il flusso della mia recitazione, diventerebbe tutto più falso. Credo che senza dubbio abbiamo qualcosa in comune dal punto di vista del carattere. Anche io a volte sono irruenta come lei e fatico a fidarmi delle persone.
Latif: Sono assolutamente d’accordo con voi, è difficile giudicare le azioni del proprio personaggio, forse non è neanche giusto. Noi dobbiamo viverlo a pieno. Pregi e difetti.
Harberts: Credo che i nostri personaggi siano unici per l’universo di Star Trek, non si sono mai visti protagonisti così ricchi di contraddizioni conflitti personali.
Lavorare a Star Trek vuol dire avere a che fare con i Trekkie, gente difficile e molto esigente. Avvertite questa pressione sul vostro lavoro oppure no?
Isaacs: Quando sono concentrato sul momento non mi interessa ciò che pensa il mondo, l'autore o il regista. Io sono Lorca e devo vincere una guerra e ottenere ciò che voglio. Anche se sto provando in mutande nel camerino. Il passato non deve impedirmi di fare il mio lavoro.
Una squadra d’assalto klingon ha cercato di uccidermi, secondo voi posso preoccuparmi di un po' di gente dietro una tastiera?
Martin-Green: Bisogna essere liberi di tentare, perché la libertà porta creatività e autenticità. Il pubblico si merita questo e niente di meno. Quando stai facendo nascere una storia devi nutrirla con le tue idee e sperare che sia un cambiamento positivo. Io so che siamo una grande famiglia e siamo impegnati in un ricerca creativa che speriamo piaccia al pubblico.
Latif: Ovviamente è giusto rispettare il desiderio dei fan, ma fino a un certo punto, poi si rischia di rovinare lo sviluppo della storia e dei personaggi.
Harberts: Mio padre aveva un detto “Se sali basandosi sul plauso, cadrai alla prima critica”. alla prima critica. Oggi le critiche sono diventate parte di integrante del nostro lavoro molto più di prima, quando al massimo arrivavano le lettere dei fan. Devi capire subito che non puoi e non potrai mai piacere a tutti, cercando ovviamente di fare al meglio il tuo lavoro. Sulla mia scrivania c’è un foglietto con scritto “Scrivi per la gioia che ti porta, non per il pubblico”. Sono consapevole della pressione, ma non possiamo che andare avanti raccontando la storia nel modo migliore che conosciamo.