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Bandersnatch - Finalmente, dopo le ricerche, decidi di scrivere la recensione

Ok, ne hai abbastanza, è il momento di quagliare e scrivere qualcosa che abbia senso. Metti un po' di musica chiptune per ispirarti e inizi a far correre le dita sulla tastiera.

"Dopo aver guardato Bandersnatch in lungo e in largo sono andato oltre il concetto di "mi è piaciuto/non mi è piaciuto", perchè ciò che voglio scrivere va oltre il mio gusto personale. Di sicuro non sono rimasto indifferente ai rimandi estremamente intelligenti e raffinati alla scena degli sviluppatori degli anni '80 e ai vero Bandersnatch, gioco ambiziosissimo che non vide mai la luce e che contribuì al crollo della Imagine Games. Sullo stesso tono sono gli ammiccamenti a Polybius, videogioco "maledetto" degli anni '80 che si dice abbia spinto le persone verso l'insonnia e i terrori notturni. Non è sicuramente un caso che lo scrittore omicida della serie TV sia interpretato da Jeff Minter, sviluppatore che nel 2017 ha omaggiato proprio Polybius con un titolo omonimo per PS4.

Già questo basterebbe a rendere interessante lo studio Bandersnatch, che tra l'altro rappresenta fin dal titolo un rimando a Carroll, il quale usa questa parola in "Attraverso lo Specchio" per identificare sia un mostro immaginario e feroce che, successivamente, una persona anticonfomista. E anche qua possiamo notare che gli specchi da attraversare e i mostri immaginari non mancano.

Infine ci sono tutta una serie rimandi a Philip K. Dick, Ubik in testa e alla sua filosofia che mescola tecnologia, realtà parallele e stati di coscienza alterata. L'aspetto più interessante però è che dipende da che lato decidi di guardare la storia. Potrebbe essere un racconto cospirazionista, un thriller familiare alla Twilight Zone o un racconto metanarrativo in cui impersoniamo Netflix.

Tutto dipende da come decidiamo di guardare la cosa, è un po' come guardare il concetto di tempo dall'alto e scoprire che la successione cronologica delle cose perde di significato, perché tutto può essere tutto in qualunque momento. Inoltre, c'è la palese voglia di mostrarci le ruote dell'ingranaggio di darci la consapevolezza del nostro essere cavie da laboratorio. Ciò che forse sfugge ad alcuni commenti è che noi non siamo i protagonisti della storia, ma gestiamo il loro destino, abbiamo una sorta di responsabilità sul loro destino che si rivela comunwco limitato e circolare.

Ho letto molti commenti sui finali "giusti" o "completi", ma la verità è che niente è piu soggettivo (dunque non del tutto giudicabile) di Bandersnatch. Per me il finale giusto potrebbe essere vederli tutti, per altri è raggiungere un gioco perfetto, altri ancora vorranno capire cosa nasconde il passato del protagonista. Niente di tutto questo è giusto o sbagliato, fa parte di questo tipo di opere, così come è parte della nostra natura illudersi di una infinita libertà e cercare di trovarne i limiti.

Bandersnatch è secondo me un interessante esperimento. Non è niente di nuovo per una generazione nata e cresciuta con videogiochi e librogame, anzi, da quel punto di vista è quasi offensivo per il pubblico più scafato di giocatori di ruolo e per chi dà del tu a pad, mouse e tastiera, ma non è nessuna di questa due cose, non vuole esserlo e non aspira a quella complessità.

Siamo di fronte a un progetto che nasce per Netflix da Netflix e che deve promuovere l'esclusività di Netflix. Vuole stuzzicare la caccia al tesoro del pubblico accorto (e Reddit ha risposto bene) ma vuole piacere anche al maggior numero di persone possibili con qualcosa, per loro, di innovativo. La speranza è che tra queste persone ci sia qualcuno che da questo momento apprezzerà di più cose che prima ignorava o sottovalutava.

Inoltre, è un modo per raccontare qualcosa allo spettatore lasciando che sia lui a rispondere ad alcune domande. Il fulcro di tutto è un suo essere un volontario sfondamento della quarta parete all'ennesima potenza. Noi che spieghiamo Netflix a un persona del 1984, sta tutto là. Pretenzioso? Sopravvalutato? Fuffa? Forse, ma che bella fuffa su cui lambiccarsi il cervello. L'unica vera critica che posso fare è che non certo questo il Black Mirror che mette paura nel presente e nel futuro, è più un racconto dello Zio Tibia all'ennesima potenza.

Forse avrà seguito, forse no, di sicuro piacerà ad alcune persone mentre altre si arrabbieranno, ma credo che contribuisca a rendere più interessante il dibattito sul presente dell'intrattenimento. Per me c'è poi il gusto tutto personale di analizzare un raffinato collage pop che sa attingere da riferimenti più o meno cervellotici per raccontarci una, anzi due o tre, storie."

Salvi il testo e lo pubblichi sul tuo blog, continuando a goderti il dibattito e le condivisioni, intanto nel riflesso della finestra un demone ringhia senza che tu possa sentire un suono. Pensi che avresti potuto scavare di più, ma tutto sommato pensi di esserti fermato al momento giusto, mentre i capelli sulla tua nuca si drizzano improvvisamente.

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