Molto spesso le narrazioni distopiche evitano di farci vedere la disgrazia e la ricostruzione in sequenza cronologica. Di solito, qualcosa è successo e la società si è riorganizzata su nuove leggi, magari vediamo il passato in qualche flashback, oppure qualcosa succede e la società collassa, per una bomba, un terremoto, un'invasione aliena, e ciò che rimane è puro survival horror. Years and Years va a infilarsi nelle intercapedini di questa dicotomia e ci racconta la società – inglese, europea, mondiale – prima, durante e dopo il collasso.
Non crollano edifici, non si aprono le acque, la fine del mondo è un ritornello ormai quasi ironico da rispolverare a ogni telegiornale, perché dopo ogni disastro l'umanità va avanti, fa spallucce, sposta un po' più avanti l'asticella della normalità e tira a campare. Se vivi abbastanza a lungo, puoi arrivare a mettere in dubbio qualsiasi catastrofe sia mai accaduta. Nel primo episodio di Years and Years, Donald Trump (alla fine del suo secondo mandato) lancia un missile nucleare su un'isola artificiale cinese, causando la morte di circa 45.000 persone. Nel quinto episodio, c'è già chi sostiene che non è mai successo, che è stata una montatura come l'11 settembre. Fa paura perché è già successo, e sappiamo bene che è estremamente probabile che succeda di nuovo.
Il filtro attraverso cui viviamo il futuro di Years and Years è la famiglia Lyons di Manchester, uno splendore di diversità un tantino forzato ma anche ideale per far convergere in un unico luogo i punti di vista di diverse generazioni, diversi contesti economici, sociali, etnici e personali. Muriel è l'anziana matriarca che vive fuori città nella vecchia casa di famiglia ereditata dai genitori. La magione è chiaramente troppo grande per lei (il marito fedifrago è esiliato fuori scena) e i danni strutturali sono ormai lasciati liberi di consumare la struttura. Occasionalmente l'intero clan Lyons si riunisce qui per festeggiare compleanni, Natali e nuovi anni.
I giovani Lyons sono quattro, due fratelli e due sorelle, con partner e figli ad ampliare il numero dei personaggi. Attraverso la famiglia, si riproduce un microcosmo di esperienze e punti di vista che funge da parallelo fondamentale al veloce scorrere del tempo nella serie, che si espande dal 2019 fino al 2034. Nei quindici anni immaginati da Russell T Davies (esperto di viaggi nel tempo anche grazie a Doctor Who) ne succedono di tutti i colori: missili nucleari, totale scomparsa dei ghiacciai, crisi finanziaria, occupazioni militari, nascita di regimi, instabilità politica dilagante ed emergenze umanitarie continue. Vi sembra che in questo elenco non ci sia niente di nuovo? È proprio così, perché a farci fuori non sarà un grande boom, ma una lenta e a tratti noiosa reiterazione di errori già commessi in passato.
Nel Regno Unito post-Brexit, Years and Years immagina la scalata al potere di Vivienne Rook, che all'inizio della serie si guadagna l'attenzione del paese sostenendo che della questione Israele-Palestina semplicemente non le importa un cazzo. Viv si fa largo nella politica britannica a suon di "dico solo quello che tutti pensano" e dopo lo shock iniziale si prende almeno un paio di episodi nei quali ci chiediamo costantemente se sia un genio o un mostro terrificante. Il suo personaggio si muove tra l'arroganza cieca di Trump e l'anarchia organizzativa dei movimenti populisti europei, con un'inquietante scelta per il nome del suo personale partito, chiamato Quattro Stelle (LOL). È sotto la sua leadership che il Regno Unito immaginato dalla serie si allinea con i rigurgiti fascisti e xenofobi che stanno appestando mezzo mondo, con conseguenze tanto orrende quanto niente affatto fantascientifiche.
Ciò che rende la distopia di Years and Years così spaventosa è infatti la sua evidente plausibilità. Niente di quello che è rappresentato è al 100% mai visto e anche i progressi tecnologici ipotizzati sono coraggiosi ma anche piuttosto realistici. Il senso di vicinanza che si prova guardando lo show è dato dalla sua collocazione nell'immediato futuro, ma anche dal suo senso della misura, che paradossalmente fa più paura di qualsiasi cataclisma.
In un contesto di assoluta deriva etica, morale, politica e sociale, Years and Years ci lascia comunque con la volontà di tenere in vita la speranza, perché le persone fanno schifo, ma a volte no. Certo, cambiare in peggio è sempre una camminata in discesa, basta anche rimanere fermi, ma il percorso verso un futuro più gentile è ancora possibile, e guarda caso nella serie è capitanato dalle protagoniste femminili: un'attivista con avvelenamento da radiazioni, una madre single con la spina bifida e una giovanissima trans-umana che sogna di diventare un cyborg. Alla fine di una giostra distopica tanto realistica da far male, Years and Years ci ricorda che esiste una piccola utopia altrettanto plausibile. Saremo in grado di cogliere il suggerimento prima di sorbirci tutta la regressione che cova nell'ombra?