Inauguriamo con questo pezzo di Eva la rubrica 3xtra, ovvero tutto ciò che non è strettamente nerd o geek ma di cui vogliamo comunque parlare a modo nostro.
Ho perso il conto delle volte in cui ho maledetto le mie mestruazioni augurandomi con fervore di non averle mai più, o lagnandomi di non essere nata maschio. A oggi, momento storico in cui potrei effettivamente liberarmene, ho invece con loro un rapporto molto simile all’amicizia, quasi alla simbiosi. Mentre in Italia il 26% delle persone col ciclo ha scelto di sospenderlo grazie alla contraccezione ormonale, come riportato da Jennifer Guerra per The Vision su dati Istat, io mi sento invece di dedicare un fiume di parole affettuose al mio sanguinamento mensile, che con gli anni ho imparato a fare mio.
Le mestruazioni possono essere percepite come un’esperienza alienante, una perdita di controllo sul proprio corpo, un atto di auto sabotaggio interno dalle conseguenze nefaste, ma, nonostante la retorica polarizzata tra “non toccare i fiori che li fai appassire” e gli spot per gli assorbenti che ti permettono di scalare il Monte Bianco sanguinando, c’è un mondo di sfumature. Ogni corpo reagisce alle mestruazioni a modo suo, ed è sciocco pretendere di parlarne in toni di universale omogeneità. Oltretutto, le mestruazioni sono anche un fenomeno influenzato da fattori culturali, economici, medici e politici, quindi va da sé che la mia esperienza è soltanto la mia. Se da qualche parte coincide con l’esperienza di un’altrə trattasi di casualità, non di norma.
Il mio rapporto con le mestruazioni è quindi il prodotto delle mie specifiche circostanze, e soprattutto del mio massiccio privilegio.
Innanzitutto, io sono una donna cisgender, non ho conflitti con il sesso che mi è stato assegnato alla nascita, quindi le mestruazioni sono una parte della mia vita biologica che non interferisce con la mia espressione di genere. Il che non è poco.
Negli anni dell’adolescenza, ho sofferto di ciclo irregolare con occasionale amenorrea (assenza di mestruazione). Col tempo invece c’è stata una grandiosa sincronizzazione, il che mi porta a constatare un ulteriore grado di privilegio: il ciclo non mi provoca scompensi fisici debilitanti. I dolori che lo accompagnano sono sopportabili, fastidiosi ma di breve durata, non ho mai sperimentato il disagio della dismenorrea o di patologie come l’endometriosi, che secondo il Ministero della Salute affligge almeno 3 milioni di donne solo in Italia.
Detto e compreso questo, posso dire che le mie mestruazioni soft e puntuali hanno i loro risvolti positivi. Essendo una persona terribilmente incostante, che inizia dieci cose e ne conclude due, l’efficienza delle mie mestruazioni non cessa mai di meravigliarmi. Il loro riproporsi stabile nel tempo mi regala una regolarità che spesso manca in qualsiasi altro ambito, sono una certezza di cui ho imparato ad apprezzare la solidità.
Se mi fermo a pensare a come il mio corpo sia in grado di gestire in maniera autonoma l’intero processo del ciclo mestruale, mi colmo di stupore e insieme mi sento parte attiva dell’operazione, connessa ai suoi meccanismi interni, perché la carne che sanguina è proprio la mia. Ma è anche estremamente soddisfacente pensare che non sto sanguinando perché qualcuno mi ha ferita, perché perdo qualcosa.
Sto sanguinando perché ho qualcosa che non mi serve più e lo sto consapevolmente eliminando. Che sensazione di empowerment!
Come scrive saggiamente Élise Thiébaut in Questo è il mio sangue, “è un po’ come se decideste di ristrutturare il bagno una volta al mese, eliminando innanzitutto intonaco e carta da parati, e poi levigando, rifacendo l’intonaco, dando una, due o addirittura tre mani di pittura, senza dimenticare il pavimento e gli accessori. E alla fine ricominciaste tutto da capo.”
Certo, detta così suona estenuante, ma il bello è che il lavoro lo fa tutto il nostro super utero con numerosi pregevoli colleghi.
A fine ciclo, la sensazione è proprio quella di aver ripulito tutto per fare spazio al nuovo, è un rinnovamento costante che ha fasi impegnative a livello mentale, ma che ripaga con la sensazione di essere sempre proiettata in avanti. Il che non mi impedisce di dire che la sindrome pre-mestruale faccia schifo, quella sì che la prenderei a schiaffi, ma fa parte del tutto.
Ho accettato che le mestruazioni fossero una parte integrante del mio corpo, di me come persona, sebbene sia consapevole che la loro esistenza è limitata nel tempo. C’è stato un prima e ci sarà un dopo, non meno legittimo del periodo fertile, che non ha niente di sacro e intoccabile, come non ha niente di demoniaco e riprovevole. Il ciclo mestruale non è una malattia, non è un sigillo di femminilità e non è un dovere.
Qui introduco il terzo grado di privilegio di cui godo, ed è un privilegio di tipo culturale. Storicamente, usufruisco dell’evoluzione che scienza, femminismo e laicità hanno donato al paese in cui vivo. Per mia fortuna, non devo agire seguendo precetti religiosi di alcun tipo e subisco una minima frazione dell’ostracismo ottuso sperimentato da coloro che hanno vissuto nei secoli scorsi.
Non mi sorprendo quindi più di tanto del tono sprezzante che anche Simone de Beauvoir utilizzava parlando di mestruazioni in Il secondo sesso, perché il tipo di libertà che oggi mi appartiene era fantascienza soltanto poche decine di anni fa. Per le donne oppresse più direttamente dalla gabbia dei ruoli di genere tradizionali, le mestruazioni possono essere uno spaventoso promemoria di quello viene loro imposto come un destino prestabilito dalla biologia.
Nella comparsa del primo sangue mestruale, le donne possono infatti scorgere il giogo della maternità imposta, o quanto meno presupposta, del loro futuro. Quando gravidanza e maternità diventano una scelta individuale, libera dalla pressione sociale e dal condizionamento, il sangue perde l’aspetto della condanna e si riprende quello della potenzialità. Allo stesso tempo, la mancanza delle mestruazioni smette di essere un difetto di femminilità e lascia libere le donne di esistere a prescindere dalla loro capacità di generare.
Nel microcosmo della mia famiglia ho usufruito di una pari libertà di gestione delle mestruazioni.
Mia madre fu estremamente attenta nello spiegarmi la meccanica e le implicazioni del ciclo, così che potessi essere preparata al suo inizio, cosa che non mi ha comunque impedito di pensare “oh cavolo, sto morendo” alla vista delle mutande macchiate di sangue, le prime di una lunga sfilza.
Alla prima mestruazione non ci furono feste o scongiuri, fu una cosa normale e molto sobria, che non mi fu presentata né come un regalo, né come una maledizione. In casa se ne parlava con disinvoltura, senza vergogna, e anche mio padre è stato numerose volte inviato al negozio per acquistarmi assorbenti all’ultimo minuto.
Ecco, una svolta notevole nella mia percezione delle mestruazioni l’ho avuta quando ho iniziato a tenere traccia delle varie fasi del ciclo, così da sapere in anticipo i giorni del probabile sanguinamento, contestualizzandolo come parte singola di un tutto più ampio.
Oltretutto, bye bye letto macchiato (quasi).
Da un punto di vista culturale, la mia simpatia e disinvoltura nei confronti del ciclo ha certamente anche qualcosa di volutamente sfacciato. D’altro canto, cosa c’è di più divertente del padroneggiare con sicurezza un argomento considerato tabù?
A questo punto, potreste chiedervi se sarei ancora così pacifica nei confronti delle mie mestruazioni se solo provassi a non averle. Vi ho preceduto, e infatti ho dato una chance alla contraccezione ormonale per ben 3 anni, periodo di tempo talmente lungo da farmi ancora oggi chiedere “ma perché?”.
La mia esperienza con la pillola è infatti stata disastrosa.
Convinta che avrebbe aiutato con i miei naturali sbalzi d’umore, la pillola li ha invece decuplicati, regalandomi stati di agitazione e sconforto di profondità mai provate. Non so spiegarmi perché non abbia fatto 2+2 all’epoca, collegando il malessere alla contraccezione, fatto sta che nel momento in cui l’ho abbandonata mi sono sentita di nuovo me stessa, e ho guardato le ritrovate mestruazioni con gli occhi pieni di gratitudine.
Al sollievo mentale, si unì per altro il sollievo del portafogli, dato che quasi venti euro ogni mese erano una spesa che tolleravo senza grande entusiasmo. Il che ci porta a parlare dell’ennesimo privilegio di cui sono portatrice, il privilegio economico. Sospese o no, le mestruazioni hanno un costo, non solo per contraccezione o assorbenti (ancora tassati come beni di lusso), ma anche per carico mentale e capacità produttiva.
Durante i giorni del sanguinamento, per quanto lieve e sopportabile possa essere, non si opera al 100% delle possibilità, quindi chi deve recarsi in un luogo di lavoro fuori casa può trovarsi in netta difficoltà, subire richiami o essere costrettə a usufruire di congedi non specifici.
È pienamente comprensibile che molte persone con le mestruazioni sognino di eliminarle per essere più efficienti, per non dover mai rallentare o lavorare meno, ma anche il quel caso parliamo di punti di vista. Per me, rinunciare alle mestruazioni in favore della produttività lavorativa non è libertà, è costrizione. Rivendico i miei ritmi contro quelli della produzione, ma posso farlo perché ho conosciuto contesti lavorativi che mi permettevano di farlo.
Se mi permettere una divagazione dal retrogusto new age, vi dirò che le mestruazioni mi fanno sentire anche un po’ magica. Prima dell’avvento del patriarcato e del capitalismo, il ciclo mensile era visto come una sorta di superpotere, chi lo aveva incarnava la potenza della Grande Dea, colei che sola poteva replicare la vita, e che quindi custodiva anche gli oscuri segreti della morte. Il sangue mestruale era utilizzato in una serie di rituali e incantesimi, addirittura in qualche ricetta, proprio perché era associato a proprietà ultraterrene, benigne o maligne. Secondo voi non ho mai provato a muovere gli oggetti con la mente come Carrie nei primi anni dopo la comparsa delle mestruazioni? La dinamica del ciclo mestruale è inoltre smaccatamente simile a quello lunare, il che non significa che le due cose siano sovrapposte, ma senza dubbio fa pensare all’allineamento cosmico. Sarà la mia Luna in Cancro a parlare, ma anche chi non ama l’astrologia riconoscerà il fascino del sentirsi connessi con i moti dell’Universo.
Concludendo, per una lunga serie di motivi e privilegi, sono in grado di godermi con relativa serenità l’esperienza delle mestruazioni.
Il che non significa certo che invoglio chiunque le abbia a farsele andare bene. Se il vostro ciclo fa schifo e scegliete di eliminarlo avete tutto il mio appoggio.
Come ogni questione legata al corpo femminile (ma non solo) il punto essenziale è la possibilità di scelta, di controllo autonomo e informato. Io mi sento bene con il caos della Natura nel mio utero, per voi potrebbe essere il contrario, e va benissimo.