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Quello che eravamo: Non è la Rai

«Ma com’è bello qui, ma com’è grande qui, ci piace troppo ma… Non è la Rai!»
Con questa sigla iniziavano molti dei miei pomeriggi di ragazzina e se non fosse stato per l’operazione nostalgia messa in atto da Mediaset Cult (di cui vi avevamo parlato QUI) me ne sarei quasi dimenticata.
I trenta-quarantenni non hanno bisogno di spiegazioni introduttive ma se siete troppo giovani dovete sapere che Non è la Rai è stato un programma andato in onda per quattro anni sulle reti Fininvest (se siete giovani probabilmente non sapete neanche che l’attuale Mediaset si chiamava Fininvest) ideato e diretto da Gianni Boncompagni e Irene Ghergo. La trasmissione ha rappresentato una tappa importante per la tv italiana perché è stato il primo programma andato in onda quotidianamente in diretta, perché ha nutrito l’immaginario di milioni di ragazze e ragazzi ed è stato il trampolino di lancio per molti futuri volti noti della tv e del cinema italiani.

Se diciamo Non è la Rai pensiamo subito a lei: Ambra Angiolini.
Negli ultimi anni di messa in onda è stata il simbolo del programma e, oltre ad averlo condotto, si è trovata spesso al centro delle polemiche per il famoso auricolare che Piero Chiambretti ha intercettato durante un geniale servizio che trovate qui.
Non è la Rai sono anche Antonella Elia e Miriana Trevisan che insieme scoprivano le caselle del Cruciverbone, Laura Freddi, Alessia Merz, Antonella Mosetti solo per citare alcuni dei volti noti che ricordiamo ancora oggi.
Ma ci sono alcune ragazze che hanno avuto brillanti carriere nel mondo della tv, del cinema e anche del giornalismo che difficilmente riconduciamo in qualche modo al programma.

Partiamo da Yvonne Sciò che in realtà è diventata famosa prima di Non è la Rai: era infatti la protagonista della pubblicità della SIP. Anche questo spot ha fatto parte del mio immaginario di bambina: passavo ore al telefono con le mie amiche e mia madre sbuffando urlava «Mi ami? Ma quanto mi ami, eh!?» per farmi capire che era ora di mettere giù.

Dopo lo spot è entrata nel programma di Boncompagni e c’è rimasta per tutta l’edizione del 1991
conducendo il Gioco dei bambini.
Da lì non si è più fermata: è stata diretta da Carlo Verdone, Pupi Avati, Neri Parenti e ha recitato in moltissime fiction.

L’edizione ’91-’92 vede la presenza di Claudia Gerini e Veronika Logan, altri due nomi che non
hanno bisogno di presentazioni ma che difficilmente ricordiamo come parte del cast della trasmissione.

Claudia Gerini qui balla scatenata The Right Thing

E Veronica Logan partecipa alla classica sfida del programma “More VS bionde”.

Da Non è la Rai sono uscite anche due ragazze che oggi sono comiche affermate: Sabrina Impacciatore e Lucia Ocone che hanno partecipato a due edizioni tra il 1992 e il 1994.
Sabrina Impacciatore conduceva L’angolo della posta e cantava lei stessa una sigla introduttiva dal taglio comico (l’unica cantata dal vivo a Non è la Rai) sulla base musicale di Tempo di Jovanotti.
Durante L’angolo della posta Sabrina leggeva dei messaggi che arrivavano dai fan e presentava una delle ragazze chiedendone pregi, difetti ma anche punzecchiandole un po’.

Dopo la trasmissione Gianni Boncompagni l’ha voluta nel ruolo di Darla all’interno del programma Macao. Poi film con Muccino, Scola, Veronese, Vanzina e tanta tv.

Anche Lucia Ocone inizia a Non è la Rai e si ritrova poi a far parte del cast di Macao.
Il grande successo arriva con la Gialappa’s Band a Mai dire domenica e Mai dire grande fratello. Da quel momento la sua carriera decolla partecipando a vari film, spettacoli teatrali e programmi televisivi.
Qui Lucia canta Domenica bestiale

Vale la pena ricordare Angela Camuso, oggi affermata giornalista e scrittrice che si occupa di cronaca nera e giudiziaria. Ha preso parte a una sola edizione del programma nel 1994.

E quindi? Cosa ha rappresentato questo show? Non è stato solo una fabbrica di talenti ma parlava con un nuovo linguaggio alla nostra generazione.

Gianni Boncompagni in un’intervista a La Repubblica del 1994 si dichiarava «Professore di antropologia urbana» facendo riferimento alle quindicimila ragazze che aveva provinato quell’estate e che «se non venissero a Non è la Rai andrebbero probabilmente a veder vetrine per
la città». E ancora quando lo accusavano di creare piccoli mostri che ammiccavano alla telecamera rispondeva stizzito che «Le mie ragazze non ammiccano. Se lo fanno vengono multate. Se mettono il rossetto subiscono quattro giorni di sospensione.»

Per i critici di allora Non è la Rai era un programma ai limiti del trash, quasi osceno. Ci sono state critiche da parte della Chiesa, del Telefono Azzurro, anche Vasco Rossi si è scomodato dedicando alle ragazze il brano Delusa (e relativa risposta nella sigla dell’anno successivo).

La società accusava Boncompagni di trasmettere un’immagine sbagliata della donna. Oggi purtroppo non è cambiato molto e anzi, riguardando quelle ragazze ballare con i jeans a vita altissima e i capelli cotonati, quasi ci scappa un sorriso pensando che, in fondo, si stava meglio quando si stava peggio.

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